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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [Discorso delle diverse maniere di concilii e vario procedere in essi]
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[Discorso delle diverse maniere di concilii e vario procedere in essi]

Questo luogo ricerca, per le cose dette e che si diranno in varie occasioni circa il modo di dire i pareri in concilio, chiamato «dire li voti», che si dica come anticamente si faceva e come s'è pervenuto all'usato in questi tempi. L'adunanza di tutta una Chiesa per trattare in nome di Dio le occorrenze per la dottrina e disciplina è cosa utilissima, usata da' santi apostoli nell'elezzione di Mattia e degli 7 diaconi, et a questo sono assai simili i concilii diocesani; ma del convenire persone cristiane da piú luoghi e lontani per trattare insieme, vi è il celebre essempio degli Atti apostolici, quando Paolo e Barnaba con altri di Soria convennero in Gierusalem con gli apostoli et altri discepoli, che quivi si ritrovarono, sopra la questione dell'osservanzia della legge; e se ben si potrebbe dire che fosse stato un ricorso delle chiese di gentili nove ad una vecchia matrice, di onde la fede era a loro derivata, che per longo tempo fu usato in quei primi secoli, e da Ireneo e da Tertulliano spesso si commemora, e la lettera sia scritta da' soli apostoli, vecchi e fratelli gierosolimitani, nondimeno, avendo parlato non solo essi, ma ancora Paolo e Barnaba, si può con raggione chiamare concilio; con essempio del quale i vescovi che successero dopo, tenendo che tutte le chiese cristiane fossero una e che i vescovati tutti fossero parimente un solo cosí formato, del quale ciascun ne tenesse una parte, non come propria, ma che tutti dovessero reggere tutto, occupandosi però ciascuno piú in quella che gli era specialmente raccommandata, come san Cipriano nell'aureo libretto dell'unità della Chiesa piamente dimostra, occorrendo bisogno di qual si voglia particolar chiesa, con tutto che alcune volte le persecuzioni ardessero, si congregavano insieme quelli che potevano per ordinare in commune la provisione; nelle qual adunanze, presedendo Cristo e lo Spirito Santo, né avendo luogo gli affetti umani, ma la carità, senza ceremonie, né formule prescritte, consegliavano e risolvevano quanto occorreva. Ma dopo qualche progresso di tempo, con la carità meschiatisi gli affetti umani, essendo necessario regolargli con qualche ordine, il principale tra congregati in concilio, o per dottrina, o per grandezza della città o della chiesa, o per qualche altro rispetto d'eminenza, pigliava carico di proponere e guidare l'azzione e raccogliere i pareri. Ma dopo che piacque a Dio dare pace a' fedeli e che i prencipi romani ricevettero la santa fede, occorrendo piú spesso difficoltà nella dottrina e disciplina, le quali anco per l'ambizione o altri affetti cattivi di quei che avevano seguito e credito, turbavano la quiete publica, ebbe origine un'altra sorte di adunanze episcopali congregate da prencipi o prefetti loro per trovare rimedio alle turbe. In questi, l'azzione era guidata da quei prencipi o magistrati che gli congregavano, intervenendo essi nelle azzioni, proponendo, guidando la trattazione e decretando per interlocutorie le differenze occorrenti, restando al commun parere del consesso la definizione del capo principale, perché era congregata l'adunanza. Questa forma apparisce nelli concilii de' quali gli atti restano. Si può portar per essempio il colloquio de' catolici e donatisti inanzi Marcellino, et altri molti; ma per parlar solo de' concilii generali, questo si vede nel concilio efesino primo inanzi Candidiano conte, mandato per presedere dall'imperatore, e piú chiaramente nel calcedonense generale, inanzi Marziano e giudici da lui deputati, nel constantinopolitano di Trullo inanzi Constantino Pogonato, dove il prencipe e magistrato presedendo commanda che cosa si debbia trattare, che ordine tenere, chi debbia parlare, chi tacere, e nascendo differenza in queste cose, le decide et accommoda; e negli altri generali, de' quali gli atti non restano, come del primo niceno e del secondo constantinopolitano, attestano gli istorici di quei tempi che l'istesso fecero Constantino e Teodosio. In questi stessi tempi non s'intermisero però quelli altri, quando li stessi vescovi da loro medesimi s'adunavano e l'azzione era guidata, come s'è detto, da uno di loro, e la risoluzione presa secondo il commun parere. La materia trattata alle volte era di breve risoluzione, che in un consesso si espediva; alle volte, per la difficoltà o moltiplicità, aveva bisogno di reiterarsi, onde vengono le molte sessioni nel medesimo concilio. Nissuna era di ceremonia, né per solo publicare cose digeste già altrove, ma per intendere il parere di ciascuno; erano chiamati atti del concilio i colloquii, le discussioni, le dispute e tutto quello che si faceva o diceva. È nuova openione e pratticata poche volte, se ben in Trento è stabilita, che i soli decreti siano atti del concilio e soli debbiano esser dati in luce, ché negli antichi tutto si dava a tutti. Intervenivano notarii per raccogliere i voti, i quali, quando un vescovo parlava non contradicendo alcuno, non scrivevano il nome proprio di quello, ma usavano scrivere cosí: «la santa sinodo disse». E quando molti dicevano l'istesso, si scriveva: «i vescovi esclamarono» overo «affermarono», e le cose cosí dette erano prese per definizioni; se parlavano in contrario senso, erano notate le contrarie openioni et i nomi degli autori, et i giudici o presidenti decidevano. Avveniva senza dubio qualche impertinenza alle volte, per l'imperfezzione d'alcuno, ma la carità, che iscusa i difetti del fratello, la ricopriva. Interveniva numero maggiore della provincia dove il concilio si teneva e delle vicine, ma senza emulazione, desiderando ogni uno piú d'ubedire, che di prescrivere legge ad altri.

Separato l'occidentale dall'orientale Imperio, restò nondimeno qualche vestigio anco in occidente di quei concilii che da principio erano congregati; e si vedono molti sotto la posterità di Carlo Magno in Francia e Germania, e sotto i re gotti in Spagna non poco numero. In fine, esclusi affatto i prencipi d'intromettersi nelle cose ecclesiastiche, di questa sorte di concilio si perse l'uso, e restò quella sola che da' medesimi ecclesiastici è convocata: la quale anco fu quasi che tirata tutta nel solo pontefice romano col mandar suoi legati a presedere dovunque intendeva che si trattasse di far concilio; e dopo qualche tempo attribuí anco a sé quella facoltà che da' prencipi romani fu usata di convocar concilio di tutto l'Imperio e presedervi, essendo presente, e non essendo, mandarvi chi per nome suo presedesse e guidasse l'azzione. Ma ne' prelati ridotti nella sinodo, levato il timore del prencipe mondano che gli conteneva in ufficio, come i rispetti mondani, cause di tutti gli inconvenienti, crescevano in immenso, il che moltiplicava le indecenze, si diede principio a digerire et ordinare le materie in secreto e privato, per potere servare nel publico consesso il decoro; poi questo fu preso per forma e nacquero nelli concilii, oltre le sessioni, le congregazioni d'alcuni deputati ad ordinare le materie; le quali da principio, quando erano moltiplici, si ripartivano, assignando a ciascuna la propria congregazione; né bastando ancora questo a rimovere tutte le indecenze, perché gli altri non intervenuti, avendo gli interessi differenti, movevano difficoltà in publico, oltre la congregazione particolare, s'introdusse la generale, inanzi la sessione, dove tutti intervenissero; la qual chi risguarda il rito antico, essa veramente è l'azzione conciliare, perché la sessione, andando a cosa fatta, resta pura ceremonia. Poco piú d'un secolo è passato, poi che gli interessi fecero nascere tra i vescovi di diverse nazioni qualche competenza; onde le lontane, che de poco numero erano, non volendo sopportare d'essere superate dalle vicine numerose, per pareggiarle tra loro fu necessario che ciascuna si congregasse da sé e per numero de' voti facesse la sua deliberazione, e l'universale definizione fosse stabilita non per voti de' singolari, ma per pluralità de' voti delle nazioni. Cosí fu servato ne concilii di Costanza e Basilea; il che, come è uso molto proprio dove si governa in libertà, quale era allora quando il mondo era senza papa, cosí poco sarebbe stato appropriato in Trento, dove si ricercava concilio soggetto al pontefice. E questa fu la ragione perché i legati in Trento e la corte a Roma facevano cosí gran capitale della forma di procedere e della qualità et autorità della presidenza.

 

 




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