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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [Nella congregazione seguente si tratta di nuovo del titolo del concilio]
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[Nella congregazione seguente si tratta di nuovo del titolo del concilio]

Dopo la sessione non fu tenuta congregazione sino a' 13 genaro, perché Pietro Pacceco, vescovo di Iaen, creato cardinale nuovamente, che aspettava da Roma la berretta, senza quale la ceremonia non gli concedeva trovarsi in luoghi publici, aveva desiderio d'intervenire, dovendosi in quella metter ordine che nella sessione non avvenissero piú inconvenienti. Ridotta la congregazione, i legati si dolsero di quelli che avevano fatto opposizione al titolo nel giorno della sessione; mostrarono che non era decoro in quel luogo publico fare apparire diversità d'opinioni: le congregazioni farsi accioché ogni uno possi dire il suo parere in luogo retirato, per dover essere tutti conformi in quello che s'ha da publicare; nissuna cosa dovere piú sbigotire gli eretici e dare costanza a' catolici, quanto la fama dell'unione. Discesero alla materia del titolo, considerando che nissuno era piú conveniente di quello che gli dava il pontefice nella convocazione et in tante altre bolle dove era nominato ecumenico et universale: al che superfluamente s'aggiongerebbe rappresentazione, essendo pieni i libri di quello che sia o rappresenti un tal concilio legitimamente inditto e comminciato; che altrimente facendo, si mostrava di dubitare della sua autorità et assomigliarlo a qualche altro concilio che per ciò aveva dato quel titolo, perché conoscendo mancare d'autorità legitima, voleva supplire con le parole, accennando il basileense e constanziense; però a fine di fare stabile risoluzione, ogni uno dovesse dire sopra ciò il voto suo.

Il cardinal Pacceco entrò a dire il concilio esser ornato di molti e molti titoli, quali tutti se fossero da usare in tutte le occasioni, l'espressione di quelli sarebbe sempre maggiore che il corpo del decreto. Ma come un grand'imperatore, possessore de molti regni e stati, per ordinario nelli editti non usa se non il titolo dal quale l'editto riceva forza, e ben spesso, senza alcun titolo, prepone il nome suo proprio, cosí questo concilio, secondo le materie che si tratteranno, doverà valersi di diversi titoli per esplicare l'autorità sua; adesso che si sta ne' preparatorii, non è necessità d'usarne alcuno. Il vescovo di Feltre considerò che i protestanti avevano richiesto un concilio, dove con voto decisivo intervenissero essi ancora, e se si mettesse per titolo del concilio che egli rappresenti la Chiesa universale, caveranno di qui argomento: adonque debbono intervenirvi di tutti gli ordini della Chiesa universale, i quali essendo doi, clericale e laicale, non può esser intieramente rappresentata se l'ordine laicale è escluso. Ma del rimanente, anco quei che nella sessione assentirono al titolo semplice, furono d'openione che fosse supplito. Il vescovo di Santo Marco disse che impropriissimamente i laici si possono dire Chiesa, perché, come i canoni determinano, non hanno alcuna autorità di commandare, ma solo necessità d'ubedire, e questa essere una delle cose le quali doveva questo concilio decretare, che i secolari debbano umilmente ricevere quella dottrina della fede che gli è data dalla Chiesa, e non ne disputare, né meno pensarci piú oltre. E però aponto conviene usare il titolo che la sinodo rappresenta la Chiesa universale, per fargli sapere che essi non sono la Chiesa, ma debbono ascoltare et ubedire alla Chiesa. Molte cose furono dette e si passò inanzi senza piú ferma conclusione, con stabilire solamente che per la seguente sessione si usasse il titolo semplice come nella passata.

Questo finito, perché avevano fatto instanza certi prelati che ormai si dovesse venire alle cose sostanziali, per sodisfargli fu proposto da' legati che si pensasse sopra i tre capi contenuti nelle bolle del pontefice, cioè l'estirpazione delle eresie, riformazione della disciplina e stabilimento della pace; in che modo s'aveva d'entrare in quelle trattazioni, che via s'avesse da tenere e come s'avesse da procedere, e pregassero Dio che illuminasse tutti, e ciascuno dicesse il suo parere nella prima congregazione. In fine furono presentati alcuni mandati da vescovi assenti, e furono deputati l'arcivescovo d'Ais il vescovo di Feltre e quello d'Astorga a vedere il punto dell'escusazione e riferire in congregazione.

I legati il giorno seguente scrissero a Roma che si vedeva quella amplificazione del titolo, con aggionta del rappresentare la Chiesa universale, essere cosa tanto populare e piacere cosí a tutti, che facilmente poteva ritornar in trattazione; e però desideravano sapere la volontà di Sua Santità, se dovevano persistere in negarlo, overo compiacergli, massime in occasione che si avesse da fare qualche decreto importante, come in condannare l'eresie e simili cose. Avisarono ancora d'avere fatta la proposta per la seguente congregazione cosí in genere, per secondare il desiderio de' prelati che era d'entrare nelle cose essenziali e mettere nondimeno tempo in mezo, sin che venisse da Sua Santità l'instruzzione ricchiesta. Aggionsero appresso il cardinale Pacceco esser avisato che l'imperatore aveva dato ordine a molti vescovi spagnuoli, persone d'essemplarità e di dottrina, che andassero al concilio: perilché giudicavano essere necessario che Sua Santità mandasse 10 o 12 prelati, de' quali si potesse fidare e fossero ancora per le altre qualità atti a comparire, acciò crescendo il numero de oltramontani, massime uomini rari e d'essemplarità e dottrina, trovassero riscontro in qualche parte: perché di quelli che sino allora si trovavano in Trento, i ben intenzionati erano di poche lettere e minor prudenza; quelli di qualche sapere si scoprivano uomini di dissegno e difficili da maneggiare.

 

 




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