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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [È risoluto di trattar d'ambedue]
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[È risoluto di trattar d'ambedue]

Ma i prelati che volevano incomminciare dalla riforma e lasciar adietro i dogmi, aiutati da' ministri imperiali, attesero a tirare nel voto suo gli altri, cosa che fu assai facile, per essere la riforma universalmente desiderata e poco creduta, e moltiplicarono tanto in numero che i legati si trovarono confusi. Onde per loro stessi e per mezo degli aderenti fecero diversi ufficii privati, e finalmente nella congregazione de' 22 tutti tre, l'uno dopo l'altro, si posero a sbattere i fondamenti che si allegavano in favor della riforma. Fece grand'impressione una raggione tratta dalla proposta di Cesare nella dieta di Vormes, il maggio passato, quando disse che si stasse a vedere che progresso faceva il concilio nelle definizioni de' dogmi e nella riforma; che non ne facendo alcuno, intimeria un'altra dieta, dove le differenze nella religione si accommodassero e gli abusi si correggessero; arguendo di qua che, se non si trattasse de' dogmi, si canonizeria il colloquio e la dieta futura, e non si potrebbe con buona raggione impedire che in Germania non si trattasse della religione, quello che si ricusava di trattar in concilio.

Fu nella congregazione un gran prelato e ricco, il qual con orazione meditata attese a mostrare che non bisognava mirare se non alla riforma, essaggerando molto la deformazione commune d'ogni parte del clero et inculcando che sin che i vasi nostri non si mondassero, lo Spirito Santo non poteva abitarvi, e per conseguente non si poteva sperare alcun retto giudicio nelle cose della fede.

Ma il cardinale Santa Croce, preso di qua il parlare, disse che era molto ben raggione non differire niente la riformazione di quei medesimi che avevano a maneggiar il concilio; ma che quella era ben facile et ispedita, e si poteva metter subito in essecuzione, senza ritardar il capo de' dogmi, per se stesso intricato e di longa diggestione. Lodò molto quel prelato d'aver raccordato cosa cosí santa e di buon essempio; perché, incomminciando da se stessi, si poteva riformare tutto 'l resto del mondo con facilità, essortando tutti con efficaci parole a venirne alla prattica. Questa sentenza fu ben da tutti lodata, ma non fu seguita, dicendo molti che la riforma doveva esser universale e non si doveva perdere tempo in quella particolare; perilché fu concluso da tutti, eccettuati doi soli, che gli articoli della religione e della riformazione fossero trattati di pari, come di pari sono desiderati da tutto 'l mondo e giudicati necessarii et insieme proposti nelle bolle di Sua Santità. Restarono contenti i legati di questa risoluzione, se ben averebbono desiderato piú tosto trattare della sola fede, tralasciata la riforma; ma tanto era il timore che avevano d'essere costretti a trattare della riformazione sola, che riputavano total vittoria il mandarle ambidue insieme; pensando anco che finalmente la loro opinione di tralasciare la riforma era pericolosa, volendo resistere a tutti i prelati et a tutti li Stati della cristianità che la dimandavano, e non potendosi fare senza molto scandalo et infamia. Il qual partito preso da loro, costretti da mera necessità, quando a Roma non fosse piacciuto, non averebbono potuto lamentarsi d'altri che di loro stessi, tante volte solecitati a rispondere alle lettere e mandare le instruzzioni necessarie.

Fu poi deliberato di scrivere al pontefice, ringraziandolo della convocazione et apertura del concilio, supplicandolo a mantenerlo e favorirlo, et ad interporsi appresso a prencipi cristiani per il mantenimento della pace tra loro et eccitargli a mandar ambasciatori al concilio. Ordinarono anco di scrivere all'imperatore, al re di Francia, de' Romani, di Portogallo et altri re catolici per la conservazione della pace, per la missione degli ambasciatori, per l'assicurazione delle strade e perché eccitassero i loro prelati a comparire personalmente nel concilio; e la cura di scrivere queste lettere fu data al vescovo di San Marco, per essere lette e fermate nella futura congregazione.

Diedero fuori li legati doi ponti sopra quali dovessero i padri avere considerazione e dir il voto loro: il primo, se nella sessione prossima si doveva pronunciare il decreto che sempre fossero trattati insieme i capi della fede e quelli della riforma correspondenti; il secondo, in che modo si ha da proceder in eleggere i doi capi et in trattargli et essaminargli. Pensarono i legati con queste proposizioni aversi scaricato dell'importuna ricchiesta d'alcuni di stabilire in ogni congregazione qualche cosa di sustanziale et insieme d'avere mostrato di tener conto de' prelati.

 

 




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