[Il canone de' libri sacri stabilito, e
si tratta della traslazione latina]
Il dí 15, proposte le tre formule, se ben
ciascuna ebbe chi la sostentò, la terza però fu approvata dalla maggior parte.
Nelle seguenti congregazioni parlarono i teologi sopra gli altri articoli, e
molta differenza fu nel terzo sopra la translazione latina della Scrittura tra
alcuni pochi che avevano buona cognizione di latino e gusto di greco, et altri
nudi di cognizione di lingue. Fra Aloisio da Catanea disse che per risoluzione
di quell'articolo non si poteva portare cosa piú a proposito et accommodata a'
presenti tempi et occasioni che il giudicio del cardinale Gaetano, versatissimo
nella teologia, avendo studiato sino dalla fanciullezza, e per la felicità
dell'ingegno e laboriosa diligenza riuscito il primo teologo di quello e molti
altri secoli, al quale non era prelato, né altro soggetto in concilio che non
cedesse in dottrina e non tenesse d'esser in stato d'imparare da lui. Questo
cardinal, andato in Germania legato del 1523, accuratamente investigando come
si potesse ridurre alla Chiesa li sviati e convincere gli eresiarchi, trovò il
vero rimedio: l'intelligenza leterale del testo della Sacra Scrittura nella sua
lingua originale nella quale è scritto; e tutto 'l rimanente di sua vita, che
11 anni furono, si diede solo allo studio della Scrittura, esponendo non la
translazione latina, ma i fonti ebreo nel Vecchio, e greco nel Nuovo
Testamento: delle qual lingue non avendo egli alcuna cognizione, adoperò
persone intendenti che, di parola in parola, gli facessero costruzzione del
testo, come le opere sue scritte sopra i sacri libri mostrano. Era solito dire
quel buon cardinale che l'intendere il testo latino non era l'intendere la
parola di Dio infallibile, ma quella del traslatore, soggetto e succombente
agli errori; che ben disse Gieronimo, il profetare e scrivere sacri libri
provenire dallo Spirito Santo, ma il translatargli in altra lingua esser opera
della perizia umana; e dolendosi diceva: «Piacesse a Dio che i dottori de'
secoli inanzi avessero cosí fatto, che le eresie luterane non averebbono
trovato luogo». Soggionse non potersi approvare translazione alcuna, se non
reprovando il canone Ut Veterum d. 9, che commanda d'aver il testo ebreo
per essaminare la realtà de' libri del Vecchio Testamento, et il greco per norma
di quei del Nuovo. L'approvar un'interpretazione per autentica essere
condannare san Gieronimo e tutti quelli che hanno tradotto: se alcuna è
autentica, a che potrebbono servire le altre non autentiche? Una gran vanità
sarebbe produrre copie incerte avendone in forma probante; doversi tener con
san Gieronimo e col Gaetano che ogni interprete abbia potuto fallare, con tutto
che abbia usato ogni arte per non scostarsi dall'originale; cosí certa cosa
essere che, se il santo concilio essaminasse et emendasse al testo vero
un'interpretazione, lo Spirito Santo, che assiste alle sinodi nelle cose della
fede, gli soprastarebbe che non facesse errore, et una tal tradozzione cosí
essaminata et approvata si potrebbe dire autentica. Ma se senza tal essamine si
possi approvarne una e promettersi che lo Spirito Santo assista, non ardiva
dirlo, se dalla santa sinodo non fosse cosí determinato, vedendo che nel
concilio de' santi apostoli precesse una grand'inquisizione. Ma essendo una tal
opera di decene d'anni, né potendosi intraprendere, pareva meglio lasciare le
cose come erano state 1500 anni, che le tradozzioni latine fussero verificate
co' testi originali.
In contrario, dalla maggior parte de'
teologi era detto essere necessario avere per divina et autentica in tutte le
parti sue quella tradozzione che per li tempi passati è stata letta nelle
chiese et usata nelle scuole, altrimenti sarebbe dare la causa vinta a'
luterani et aprir una porta per introdur all'avvenire innumerabili eresie e
turbare continuamente la quiete della cristianità. La dottrina della santa
madre Chiesa romana, madre e maestra di tutte le altre, essere fondata in gran
parte da' pontefici romani e da' teologi scolastici sopra qualche passo della
Scrittura, che dando libertà a ciascuno d'essaminare se sia ben tradotta,
ricorrendo ad altre tradozzioni o cercando come dica in greco o in ebreo,
questi nuovi grammatici confonderanno ogni cosa e sarà fargli giudici et
arbitri della fede, et in luogo de' teologi e canonisti converrà tener il primo
conto, nell'assumer a' vescovati e cardinalati, de' pedanti. Gli inquisitori
non potranno piú procedere contra i luterani se non sapranno ebreo e greco, che
subito sarà risposto da' rei che il testo non dice cosí e che la tradozzione
non è fedele; et ogni novità e capriccio che verrà in testa a qualonque
grammatico, o per malizia o per poca perizia delle cose teologiche, purché
possi con qualche apice grammaticale di quelle lingue confermarlo, troverà
fondamento, che mai si venirà al fine. Vedersi adesso, dopo che Lutero ha dato
principio a far una tradozzione della Scrittura, quante diverse e contrarie tra
loro sono uscite in luce, che meritavano essere in perpetue tenebre occultate,
quante volte esso Martino ha mutato quella che aveva prima in un modo tradotto,
che mai si è ristampata la tradozzione senza qualche notabile mutazione non
d'un passo o doi, ma di centenara in una fiata; dando questa libertà a tutti,
presto ridurrebbe la cristianità che non si saprà che credere.
A queste raggioni, sentite con applauso
della maggior parte, altri aggiongevano anco che, se la divina providenza ha
dato una Scrittura autentica alla Sinagoga et un autentico Testamento Nuovo a'
greci, non si poteva, senza derogargli, dire che la Chiesa romana, piú diletta,
fosse stata lasciata senza tanto beneficio, e però che questo stesso Spirito
Santo, qual dettò i libri sacri, abbia anco indettata questa traslazione, che
dalla Chiesa romana doveva esser accettata. Ad alcuni pareva ardua cosa fare
profeta overo apostolo uno, solamente per tradur un libro; però moderavano
l'asserzione con dire che non ebbe spirito profetico o apostolico, ma ben uno a
questo molto vicino. E se alcuno si rendesse difficile a dare l'assistenza
dello spirito di Dio all'interprete, non la potrà negare al concilio, e quando
sarà approvata la volgata edizione e fulminato l'anatema contra chi non la
riceve, quella sarà senza errori, non per spirito di chi la scrisse, ma della
sinodo che per tale l'ha ricevuta.
Don Isidoro Claro bresciano, abbate
benedittino, molto versato in questo studio, con la narrazione istorica cercò
di rimovere questa opinione, dicendo in sostanza che del Vecchio Testamento
molte translazioni greche furono nella primitiva Chiesa, quali Origene raccolse
in un volume, confrontandole in 6 colonne: di queste la principale si chiama
de' 70, della quale ne furono anco tratte diverse in latino, sí come varie anco
ne furono cavate dalle scritture del Novo Testamento greche, una de quali, la
piú seguita e letta nella Chiesa, si chiama Itala, da sant'Agostino
tenuta per megliore delle altre, in maniera però che si dovessero preferire
senza nissun dubio i testi grechi. Ma san Gieronimo, perito, come ogni uno sa,
nella cognizione delle lingue, vedendo quella del Vecchio Testamento deviare
dalla verità ebraica, parte per difetto dell'interprete greco, parte del
latino, ne trasse una dall'ebreo immediate et emendò quella del Nuovo
Testamento alla verità del greco testo. Per il credito nel quale Gieronimo era,
la tradozzione sua fu da molti ricevuta, e ripudiata da altri, piú tenaci degli
errori dell'antichità et aborrenti dalle novità o, come egli si duole, per
emulazione; ma dopo qualche anni, cessata l'invidia, fu ricevuta quella di san
Gieronimo da tutti i latini e furono ambedue in uso, chiamandosi la vecchia e
la nova. Testifica san Gregorio, scrivendo a Leandro sopra Iob, che la Sede
apostolica le usava ambedue e che egli, nell'esposizione di quel libro,
eleggeva di seguire la nuova, come conforme all'ebreo; però nelle allegazioni
si sarebbe valuto ora dell'una, ora dell'altra, secondo che fosse tornato
meglio a suo proposito. I tempi seguenti, con l'uso di queste due, ne hanno
composto una, pigliando parte dalla nova e parte dalla vecchia, secondo che gli
accidenti hanno portato, et a questa cosí composta fu dato nome d'edizzione
vulgata. I salmi essere tutti della vecchia, perché continuandosi di cantargli
quotidianamente nelle chiese, non si potero mutare. I profeti minori tutti
della nuova, i maggiori misti d'ambedue. Questo essere ben certo, che tutto ciò
è per divina disposizione avvenuto, senza la quale non succede cosa alcuna. Ma
non si può dire però che vi sia intervenuto perizia maggiore che umana. San
Gieronimo afferma apertamente che nissun interprete ha parlato per Spirito
Santo. L'edizzione che abbiamo è per la maggior parte sua: sarebbe gran cosa
attribuire divina assistenza a chi ha conosciuto et affermato di non averla.
Laonde mai si potrà uguagliare tradozzione alcuna al sacro testo della lingua
originale. Pertanto essere di parere che l'edizzione vulgata fosse anteposta a
tutte et approvata, corretta però al testo originale, e fosse vietato ad ogni
uno di far altra traslazione, ma solo si emendasse quella e le altre si
estinguessero, e cosí cesserebbono tutti gli inconvenienti causati dalle nuove
interpretazioni che con molto giudicio sono stati notati e ripresi nelle
congregazioni.
Fra Andrea di Vega franciscano, caminando
quasi come mediatore tra queste opinioni, approvò il parere di san Gierolamo,
che le qualità dell'interprete non sono spirito profetico o altro divino
speciale che gli dia infallibilità, e la sentenza del medesimo santo e di
sant'Agostino d'emendare le tradozzioni co' testi della lingua originale;
soggiongendo però che a questo non ripugnava il dire insieme che la Chiesa latina
abbia per autentica l'edizzione vulgata, perché questo si debbe intendere: che
non vi sia errore alcuno in quella che appartiene alla fede et a' costumi, ma
non in ogni apice et ogni espressione propria delle voci, essendo impossibile,
che tutte le voci d'una lingua siano trasportate in un'altra, senza che
v'intervenga ristrizzione et ampliazione de significati o metafora o altra
figura. Già la volgata edizione esser stata essaminata da tutta la Chiesa per
corso di piú di 1000 anni, e conosciuto che in quella non vi è fallo alcuno
nella fede o costumi; et in tal conto è stata dagli antichi concilii usata e
tenuta, e però come tale si debbe tenere et approvare, e si potrà dicchiarare
l'edizzione vulgata autentica, cioè che si può leggere senza pericolo, non impedendo
i piú diligenti di ricorrere a' fonti ebrei e greci, ma ben proibendo tanto
numero di translazioni intiere che generano confusione.
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