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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [Il canone de' libri sacri stabilito, e si tratta della traslazione latina]
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[Il canone de' libri sacri stabilito, e si tratta della traslazione latina]

Il 15, proposte le tre formule, se ben ciascuna ebbe chi la sostentò, la terza però fu approvata dalla maggior parte. Nelle seguenti congregazioni parlarono i teologi sopra gli altri articoli, e molta differenza fu nel terzo sopra la translazione latina della Scrittura tra alcuni pochi che avevano buona cognizione di latino e gusto di greco, et altri nudi di cognizione di lingue. Fra Aloisio da Catanea disse che per risoluzione di quell'articolo non si poteva portare cosa piú a proposito et accommodata a' presenti tempi et occasioni che il giudicio del cardinale Gaetano, versatissimo nella teologia, avendo studiato sino dalla fanciullezza, e per la felicità dell'ingegno e laboriosa diligenza riuscito il primo teologo di quello e molti altri secoli, al quale non era prelato, né altro soggetto in concilio che non cedesse in dottrina e non tenesse d'esser in stato d'imparare da lui. Questo cardinal, andato in Germania legato del 1523, accuratamente investigando come si potesse ridurre alla Chiesa li sviati e convincere gli eresiarchi, trovò il vero rimedio: l'intelligenza leterale del testo della Sacra Scrittura nella sua lingua originale nella quale è scritto; e tutto 'l rimanente di sua vita, che 11 anni furono, si diede solo allo studio della Scrittura, esponendo non la translazione latina, ma i fonti ebreo nel Vecchio, e greco nel Nuovo Testamento: delle qual lingue non avendo egli alcuna cognizione, adoperò persone intendenti che, di parola in parola, gli facessero costruzzione del testo, come le opere sue scritte sopra i sacri libri mostrano. Era solito dire quel buon cardinale che l'intendere il testo latino non era l'intendere la parola di Dio infallibile, ma quella del traslatore, soggetto e succombente agli errori; che ben disse Gieronimo, il profetare e scrivere sacri libri provenire dallo Spirito Santo, ma il translatargli in altra lingua esser opera della perizia umana; e dolendosi diceva: «Piacesse a Dio che i dottori de' secoli inanzi avessero cosí fatto, che le eresie luterane non averebbono trovato luogo». Soggionse non potersi approvare translazione alcuna, se non reprovando il canone Ut Veterum d. 9, che commanda d'aver il testo ebreo per essaminare la realtà de' libri del Vecchio Testamento, et il greco per norma di quei del Nuovo. L'approvar un'interpretazione per autentica essere condannare san Gieronimo e tutti quelli che hanno tradotto: se alcuna è autentica, a che potrebbono servire le altre non autentiche? Una gran vanità sarebbe produrre copie incerte avendone in forma probante; doversi tener con san Gieronimo e col Gaetano che ogni interprete abbia potuto fallare, con tutto che abbia usato ogni arte per non scostarsi dall'originale; cosí certa cosa essere che, se il santo concilio essaminasse et emendasse al testo vero un'interpretazione, lo Spirito Santo, che assiste alle sinodi nelle cose della fede, gli soprastarebbe che non facesse errore, et una tal tradozzione cosí essaminata et approvata si potrebbe dire autentica. Ma se senza tal essamine si possi approvarne una e promettersi che lo Spirito Santo assista, non ardiva dirlo, se dalla santa sinodo non fosse cosí determinato, vedendo che nel concilio de' santi apostoli precesse una grand'inquisizione. Ma essendo una tal opera di decene d'anni, né potendosi intraprendere, pareva meglio lasciare le cose come erano state 1500 anni, che le tradozzioni latine fussero verificate co' testi originali.

In contrario, dalla maggior parte de' teologi era detto essere necessario avere per divina et autentica in tutte le parti sue quella tradozzione che per li tempi passati è stata letta nelle chiese et usata nelle scuole, altrimenti sarebbe dare la causa vinta a' luterani et aprir una porta per introdur all'avvenire innumerabili eresie e turbare continuamente la quiete della cristianità. La dottrina della santa madre Chiesa romana, madre e maestra di tutte le altre, essere fondata in gran parte da' pontefici romani e da' teologi scolastici sopra qualche passo della Scrittura, che dando libertà a ciascuno d'essaminare se sia ben tradotta, ricorrendo ad altre tradozzioni o cercando come dica in greco o in ebreo, questi nuovi grammatici confonderanno ogni cosa e sarà fargli giudici et arbitri della fede, et in luogo de' teologi e canonisti converrà tener il primo conto, nell'assumer a' vescovati e cardinalati, de' pedanti. Gli inquisitori non potranno piú procedere contra i luterani se non sapranno ebreo e greco, che subito sarà risposto da' rei che il testo non dice cosí e che la tradozzione non è fedele; et ogni novità e capriccio che verrà in testa a qualonque grammatico, o per malizia o per poca perizia delle cose teologiche, purché possi con qualche apice grammaticale di quelle lingue confermarlo, troverà fondamento, che mai si venirà al fine. Vedersi adesso, dopo che Lutero ha dato principio a far una tradozzione della Scrittura, quante diverse e contrarie tra loro sono uscite in luce, che meritavano essere in perpetue tenebre occultate, quante volte esso Martino ha mutato quella che aveva prima in un modo tradotto, che mai si è ristampata la tradozzione senza qualche notabile mutazione non d'un passo o doi, ma di centenara in una fiata; dando questa libertà a tutti, presto ridurrebbe la cristianità che non si saprà che credere.

A queste raggioni, sentite con applauso della maggior parte, altri aggiongevano anco che, se la divina providenza ha dato una Scrittura autentica alla Sinagoga et un autentico Testamento Nuovo a' greci, non si poteva, senza derogargli, dire che la Chiesa romana, piú diletta, fosse stata lasciata senza tanto beneficio, e però che questo stesso Spirito Santo, qual dettò i libri sacri, abbia anco indettata questa traslazione, che dalla Chiesa romana doveva esser accettata. Ad alcuni pareva ardua cosa fare profeta overo apostolo uno, solamente per tradur un libro; però moderavano l'asserzione con dire che non ebbe spirito profetico o apostolico, ma ben uno a questo molto vicino. E se alcuno si rendesse difficile a dare l'assistenza dello spirito di Dio all'interprete, non la potrà negare al concilio, e quando sarà approvata la volgata edizione e fulminato l'anatema contra chi non la riceve, quella sarà senza errori, non per spirito di chi la scrisse, ma della sinodo che per tale l'ha ricevuta.

Don Isidoro Claro bresciano, abbate benedittino, molto versato in questo studio, con la narrazione istorica cercò di rimovere questa opinione, dicendo in sostanza che del Vecchio Testamento molte translazioni greche furono nella primitiva Chiesa, quali Origene raccolse in un volume, confrontandole in 6 colonne: di queste la principale si chiama de' 70, della quale ne furono anco tratte diverse in latino, come varie anco ne furono cavate dalle scritture del Novo Testamento greche, una de quali, la piú seguita e letta nella Chiesa, si chiama Itala, da sant'Agostino tenuta per megliore delle altre, in maniera però che si dovessero preferire senza nissun dubio i testi grechi. Ma san Gieronimo, perito, come ogni uno sa, nella cognizione delle lingue, vedendo quella del Vecchio Testamento deviare dalla verità ebraica, parte per difetto dell'interprete greco, parte del latino, ne trasse una dall'ebreo immediate et emendò quella del Nuovo Testamento alla verità del greco testo. Per il credito nel quale Gieronimo era, la tradozzione sua fu da molti ricevuta, e ripudiata da altri, piú tenaci degli errori dell'antichità et aborrenti dalle novità o, come egli si duole, per emulazione; ma dopo qualche anni, cessata l'invidia, fu ricevuta quella di san Gieronimo da tutti i latini e furono ambedue in uso, chiamandosi la vecchia e la nova. Testifica san Gregorio, scrivendo a Leandro sopra Iob, che la Sede apostolica le usava ambedue e che egli, nell'esposizione di quel libro, eleggeva di seguire la nuova, come conforme all'ebreo; però nelle allegazioni si sarebbe valuto ora dell'una, ora dell'altra, secondo che fosse tornato meglio a suo proposito. I tempi seguenti, con l'uso di queste due, ne hanno composto una, pigliando parte dalla nova e parte dalla vecchia, secondo che gli accidenti hanno portato, et a questa cosí composta fu dato nome d'edizzione vulgata. I salmi essere tutti della vecchia, perché continuandosi di cantargli quotidianamente nelle chiese, non si potero mutare. I profeti minori tutti della nuova, i maggiori misti d'ambedue. Questo essere ben certo, che tutto ciò è per divina disposizione avvenuto, senza la quale non succede cosa alcuna. Ma non si può dire però che vi sia intervenuto perizia maggiore che umana. San Gieronimo afferma apertamente che nissun interprete ha parlato per Spirito Santo. L'edizzione che abbiamo è per la maggior parte sua: sarebbe gran cosa attribuire divina assistenza a chi ha conosciuto et affermato di non averla. Laonde mai si potrà uguagliare tradozzione alcuna al sacro testo della lingua originale. Pertanto essere di parere che l'edizzione vulgata fosse anteposta a tutte et approvata, corretta però al testo originale, e fosse vietato ad ogni uno di far altra traslazione, ma solo si emendasse quella e le altre si estinguessero, e cosí cesserebbono tutti gli inconvenienti causati dalle nuove interpretazioni che con molto giudicio sono stati notati e ripresi nelle congregazioni.

Fra Andrea di Vega franciscano, caminando quasi come mediatore tra queste opinioni, approvò il parere di san Gierolamo, che le qualità dell'interprete non sono spirito profetico o altro divino speciale che gli dia infallibilità, e la sentenza del medesimo santo e di sant'Agostino d'emendare le tradozzioni co' testi della lingua originale; soggiongendo però che a questo non ripugnava il dire insieme che la Chiesa latina abbia per autentica l'edizzione vulgata, perché questo si debbe intendere: che non vi sia errore alcuno in quella che appartiene alla fede et a' costumi, ma non in ogni apice et ogni espressione propria delle voci, essendo impossibile, che tutte le voci d'una lingua siano trasportate in un'altra, senza che v'intervenga ristrizzione et ampliazione de significati o metafora o altra figura. Già la volgata edizione esser stata essaminata da tutta la Chiesa per corso di piú di 1000 anni, e conosciuto che in quella non vi è fallo alcuno nella fede o costumi; et in tal conto è stata dagli antichi concilii usata e tenuta, e però come tale si debbe tenere et approvare, e si potrà dicchiarare l'edizzione vulgata autentica, cioè che si può leggere senza pericolo, non impedendo i piú diligenti di ricorrere a' fonti ebrei e greci, ma ben proibendo tanto numero di translazioni intiere che generano confusione.

 

 




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