[L'edizione volgata approvata in
congregazione]
Le difficoltà promosse non furono di tanta
efficacia che nella congregazione de' padri non fosse con consenso quasi
universale approvata l'edizione volgata, avendo fatto potente impressione
nell'animo de' prelati quel discorso che i maestri di grammatica si
arrogherebbono d'insegnar a' vescovi e teologi. E quantonque alcuni pochi
sostentassero che fosse ispediente, attese le raggioni da' teologi considerate,
tralasciar quel capo per allora, ma poiché fu risoluto altrimente, posero in
considerazione che, approvandola, conveniva anco commandare che sia stampata et
emendata, e dovendo questo fare, era necessario formare l'essemplare al quale
si dovesse formare l'impressione. Onde di commun concordia furono deputati sei,
che attendessero a quella correzzione con accuratezza, acciò si potesse
publicare inanzi il fine del concilio, riservandosi d'accrescer il numero,
quando, tra quei che di nuovo giongessero, vi fosse persona di buona attitudine
per quella opera.
Ma nel render i voti sopra il quarto
articolo, dopo aver detto il cardinale Pacceco che la Scrittura era stata
esposta da tanti e cosí eccellenti in bontà e dottrina, che non si poteva
sperare d'aggiongere cosa bona di piú, e che le nuove eresie erano tutte nate
per nuovi sensi dati alla Scrittura; però che era necessario imbrigliare la
petulanza degli ingegni moderni e farla star contenta di lasciarsi reggere
dagli antichi e dalla Chiesa, et a chi nascesse qualche spirito singolare, sia
costretto tenerlo in sé e non confonder il mondo col publicarlo, concorsero
quasi tutti nella medesima opinione.
La congregazione de' 29 tutta fu
consummata sopra il quinto articolo, perché avendo parlato i teologi con poca
risoluzione e col rimetter al voler della sinodo, a quale appartiene far i
statuti, i padri ancora erano ambigui. Il tralasciare afatto l'anatema era un
non fare decreto di fede e nel bel principio rompere l'ordine preso di trattar
i 2 capi insieme. Il condannar anco per eretico ogni uno che non accettasse
l'edizione volgata in qualche luogo particolare e forse non importante, e
parimente che publicasse qualche sua invenzione sopra la Scrittura per
leggierezza di mente, pareva cosa troppo ardua. Dopo longa discussione si trovò
temperamento di formar il primo decreto e comprendere in esso quel solo che
tocca il catalogo de' libri sacri e le tradizioni, e quello concludere con
anatema. Nel secondo poi, che appartiene alla riforma e dove l'anatema non ha
luogo, comprendere quello che aspetta alla tradozzione e senso della Scrittura,
come che il decreto sia un rimedio all'abuso di tante interpretazioni et
esposizioni impertinenti.
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