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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [In congregazione è proposta la materia della grazia divina]
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[In congregazione è proposta la materia della grazia divina]

Ma tra tanto che il pontefice e l'imperatore preparavano contra luterani altro che anatemi, il seguente la sessione, 18 giugno, si fece congregazione, dove dopo la solita orazione et invocazione dello Spirito Santo, lesse il secretario una scrittura per nome de' legati formata col parere de' principali teologi, nella quale si proponeva che, avendo per inspirazione divina dannato l'eresie concernenti il peccato originale, l'ordine delle materie ricercava che fosse essaminata la dottrina de' moderni nel capo della grazia divina, la quale è la medicina del peccato; e tanto piú conveniva seguire quell'ordine, quanto l'istesso è seguito dalla confessione augustana, quale era scopo del concilio condannare tutta. Et erano pregati i padri et i teologi di ricorrere all'aiuto divino con le orazioni et esser nelli studii assidui et essatti, risolvendosi in quel capo tutti gli errori di Martino; imperoché egli dal principio, avendo preso ad oppugnare le indulgenze, vidde di non poter ottenere l'intento suo senza distruggere le opere di penitenza, in difetto de' quali le indulgenze succedono; e gli parve buon mezo per fare questo quella sua non mai piú udita giustificazione per la sola fede; dalla quale poi ha cavato non solo che le buone opere non sono necesarie, ma anco una dissoluta libertà dell'osservazione della legge di Dio e della Chiesa: ha negato l'efficienza ne' sacramenti e l'autorità de' sacerdoti, il purgatorio, il sacrificio della messa e tutti gli altri rimedii per la rimissione de' peccati; onde per la via conversa, volendo stabilire il corpo della dottrina catolica, conveniva distruggere questa eresia della giustizia per la fede sola, condannate le biasteme di quell'inimico delle buone opere.

Letta la scrittura, li prelati imperiali dissero quanto piú era principale et importante il capo proposto, tanto dover essere con maturità et opportunamente trattato; che la missione del cardinale Madruccio al pontefice mostrava che fosse gran negoziazione in piedi, qual conveniva avvertire di non sturbare, ma in questo mentre trattare alcuna cosa della riforma. I ponteficii, dall'altra parte, inculcavano che non era degnità interromper l'ordine incomminciato di trattar insieme in ogni sessione i dogmi e la riforma, e non potersi dopo il peccato originale trattar altra materia che la proposta. I legati, uditi tutti i voti, conclusero che il discutere materie e prepararle non era definirle, ma bene senza la previa preparazione non potersi venir a determinazione, che non era se non ben avanzar il tempo e mettersi in ordine per esseguire poi quello che fosse a Roma tra 'l pontefice et il cardinale, per nome dell'imperatore, risoluto; che il digerire quella materia non impediva il trattare la riforma, poiché in quella si occuperebbono i teologi, in questa i padri e canonisti. Con questa risoluzione fu concluso che fossero scielti da libri di Martino, da' colloquii, dalle apologie et altri scritti de' luterani et altri gli articoli per proporre in discussione e censura; e furono deputati tre padri et altretanti teologi per metter insieme quello che fosse raccordato et ordinare gli articoli.

 

 




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