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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [Altra congregazione per materia di riforma: propone la residenza]
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[Altra congregazione per materia di riforma: propone la residenza]

La congregazione seguente fu tenuta per dar ordine alle materie di riforma, dove disse il cardinale del Monte esser molti anni che il mondo si duole dell'assenza de' prelati e pastori, dimandando quotidianamente residenza; che de tutti i mali della Chiesa causa era l'assenza de' prelati et altri curati dalle chiese loro, e potersi comparare la Chiesa ad una nave, la sommersione della quale s'attribuisce al nocchiero assente, il quale la governerebbe, quando fosse presente. Considerò, che le eresie, l'ignoranza e la dissoluzione nel popolo, i mali costumi e vizii nel clero, regnano perché, essendo i pastori assenti dal grege, nissun ha curato d'instituire quelli e corregger questo. Dall'assenza de' prelati esser nato che sono stati assonti ministri ignoranti et indegni e finalmente da questo anco esser introdotto l'abuso di promover al vescovato persone atte piú ad ogni altro carico; perché, non dovendolo amministrare in persona, vanamente si ricerca che abbia attitudine per quello. Onde concludeva che il stabilire la residenza era un rimedio policresto per tutti i mali della Chiesa, altre volte adoperato anco da' concilii e pontefici. Ma, o perché allora le transgressioni fossero poche o per altra causa, non applicato con legature cosí ferme e strette, come è necessario far ora che il male è gionto al colmo, con precetto piú severo, con pene piú gravi e piú temute e con piú facil modi d'esseguire.

Questo fu approvato da' primi voti de' prelati; ma quando toccò a parlare a Giacomo Cortesi, fiorentino, vescovo di Veson, egli, lodato quello che dagli altri era detto, aggionse che come credeva che la presenza de' prelati e curati per i tempi vecchi esser stata causa di mantener la purità della fede nel popolo e disciplina nel clero, cosí poteva mostrare chiaramente che la loro assenza ne' prossimamente passati non era causa della sovversione contraria et esser stato introdotto il costume di non residere perché il resider era totalmente inutile. Che ne' prossimi tempi niente potevano far li vescovi per conservare la dottrina sana nel popolo, quando i frati et i questori hanno autorità di predicare contra il voler loro; sapersi che le innovazioni di Germania erano nate per le prediche di fra Giovanni Techel e di fra Martino Lutero; in svizzeri il male aver avuto origine per le prediche di fra Sansone da Milano, e niente averebbe potuto far un vescovo residente contra armati di privilegii, se non combatter e perdere; non poter un vescovo procurare vita onesta nel clero, poiché oltre l'essenzione generale di tutti i regolari, ogni capitolo ha l'essenzione sua e pochi preti privati sono senza questa arma. Che siano assonti ministri atti al carico, non lo può il vescovo per le licenze de promovendo e per le facoltà che hanno i vescovi titolari, da' quali non gli è stato lasciato manco il ministerio delle ponteficali, e si può in una parola dire che i vescovi non residono perché non hanno che fare, anzi di piú, per non far nascere maggiori inconvenienti, come nati sarebbono per la concorrenza e contenzione co' privilegiati.

Concluse che, come si giudicava necessaria la restituzione della residenza, cosí si trattasse di restituir l'autorità episcopale. Da' vescovi che seguirono questo prelato nel parlare, fu anco seguita l'istessa opinione che fosse necessario commandare la residenza e levare le essenzioni che la impedivano, e furono costretti i legati consentire, che d'ambedue fosse deliberato, che ciascun considerasse e dicesse il parere suo, e deputati padri che formassero il decreto per esser essaminato.

 

 




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