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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [Articoli de' protestanti non bene intesi per lor novità]
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[Articoli de' protestanti non bene intesi per lor novità]

 

Dati fuori gli articoli, non fu cosí facile ordinare il modo di trattare nelle congregazioni, come mentre si disputò del peccato originale; perché in quella materia trovarono gli articoli già trattati da' scrittori scolastici, ma l'opinione di Lutero della fede giustificante, che sia fiducia e certa persuasione della promessa divina, con le consequenze che da quella seguono della distinzione tra la Legge e l'Evangelio, e della qualità delle opere dependenti dall'un' e dall'altra, non fu da alcun scrittore scolastico immaginata, perilché né meno confutata o disputata; onde i teologi avevano da travagliare assai, prima per intender il senso delle proposizioni luterane e la differenza loro dalle determinate nelle scole, e poi le raggioni con che distinguerle. Certo è che nel principio alcuni di loro, et i padri per la maggior parte, credevano che, negando i protestanti il libero arbitrio, tenessero openione che l'uomo nelle azzioni esterne fosse come una pietra, e quando attribuiscono la giustizia alla fede sola, negando concorrervi le opere, tenessero per giusto l'uomo il qual crede solamente l'istoria dell'Evangelio, del resto operando quanto si voglia perversamente, et altre tal absurdità, quanto aliene dal senso commune, tanto piú difficili da confutare, come avviene a tutte le openioni contrarie alla manifesta apparenza et alla persuasione ricevuta dall'universale.

Fra i teologi, che sin allora erano cresciuti al numero di 45, la maggior parte era molto tenace nelle openioni ricevute generalmente dalle scole, e dove i scolastici erano concordi, impazienti di sentir a parlar in contrario; dove le sette scolastiche non convengono, si formalizavano assai in difesa della propria, e piú degli altri i dominicani, soliti a gloriarsi che per 300 anni la Chiesa per loro opera aveva superate le eresie. Non mancavano con tutto ciò alcuni d'ingegno destro, atti a suspender il giudicio sin che le raggioni fossero pesate. In questo numero era fra Ambrosio Catarino senese, dominicano, che poi fu creato vescovo di Minori, un francescano spagnuolo, Andrea de Vega, un carmelitano, Antonio Marinari. Gli eremitani, per esser di quell'ordine d'onde Martino Lutero uscí, affettavano di mostrarsi piú contrarii a lui di tutti gli altri, e principalmente il generale Gierolamo Seripando.

 

 




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