[Articoli estratti da' protestanti nel
capo de' sacramenti]
De' sacramenti in universale erano 14
articoli:
1 Che i sacramenti della Chiesa non sono sette,
ma sono manco quelli che veramente possono esser chiamati sacramenti.
2 Che i sacramenti non sono necessarii e
senza loro gl'uomini possono acquistare da Dio la grazia per mezo della fede
sola.
3 Nissun sacramento esser piú dell'altro
degno.
4 Che i sacramenti della legge nuova non
danno la grazia a quelli che non vi pongono impedimento.
5 Che i sacramenti mai hanno dato la
grazia o la remissione de' peccati, ma la sola fede del sacramento.
6 Che immediate dopo il peccato d'Adamo da
Dio sono stati instituiti i sacramenti, per mezo de' quali fu donata la grazia.
7 Per i sacramenti esser data la grazia
solamente a chi crede che i peccati gli sono rimessi.
8 Che la grazia non è data ne' sacramenti
sempre, né a tutti quanto s'aspetta ad esso sacramento, ma solo quando e dove è
parso a Dio.
9 Che in nissun sacramento è impresso
carattere.
10 Che il cattivo ministro non conferisce
il sacramento.
11 Che tutti i cristiani, di qual si
voglia sesso, hanno ugual potestà nel ministerio della parola di Dio e del sacramento.
12 Che ogni pastore ha potestà d'allongar,
abbreviare, mutar a beneplacito suo le forme de' sacramenti.
13 Che l'intenzione de' ministri non è
necessaria e non opera cosa alcuna ne' sacramenti.
14 Che i sacramenti sono stati instituiti
solo per nutrir la fede.
Del battesmo erano articoli 17:
1 Che nella Chiesa romana e catolica non
vi è vero battesmo.
2 Che il battesmo è libero e non
necessario alla salute.
3 Che non è vero battesmo quello che è
dato dagli eretici.
4 Che il battesmo è penitenzia.
5 Che il battesmo è segno esteriore, come
la terra rossa nelle agnelle, e non ha parte nella giustificazione.
6 Che il battesmo si debbi rinovare.
7 Il vero battesmo esser la fede, qual
crede che i peccati sono rimessi a' penitenti.
8 Che nel battesmo non è estirpato il
peccato, ma solamente non imputato.
9 Esser la medesma virtú del battesmo di
Cristo e di Giovanni.
10 Che il battesmo di Cristo non ha
evacuato quello di Giovanni, ma gli ha aggionto la promessa.
11 Che nel battesmo la sola immersione è necessaria
e gli altri riti usati in esso esser liberi e potersi tralasciare senza
peccato.
12 Che sia meglio tralasciare il battesmo
de' putti che battezargli mentre non credono.
13 Che i putti non debbino essere
rebattezati, perché non hanno fede proprii.
14 Che i battezati in puerizia, arrivati
all'età di discrezione, debbono essere rebattezati per non aver creduto.
15 Che quando i battezati nella infanzia
sono venuti in età, si debbono interrogare se vogliono ratificare quel
battesmo, e negandolo, debbono esser lasciati in libertà.
16 Che i peccati commessi dopo il battesmo
sono rimessi per la sola memoria e fede d'essere battezato.
17 Che il voto del battesmo non ha altra
condizione che della fede, anzi annulla tutti gli altri voti.
Della confermazione erano 4 articoli:
1 Che la confermazione non è sacramento.
2 Che è instituito da' padri e non ha
promessa della grazia di Dio.
3 Che ora è una cerimonia ociosa, e già
era una catechesi quando i putti gionti all'età rendevano conto della sua fede
inanzi la Chiesa.
4 Che il ministro della confermazione non
è il solo vescovo, ma qualonque altro sacerdote.
Nelle congregazioni tutti i teologi
convennero in asserire il settenario numero e dannare per eresia la contraria
sentenzia, atteso il consenso universale delle scole, incomminciando dal
Maestro delle sentenze che prima ne parlò determinatamente, sino a questo
tempo. A questo aggiongevano il decreto del concilio fiorentino per gli armeni
che determina quel numero, e per maggior confermazione era aggionto l'uso della
Chiesa romana, dal quale concludevano che conveniva tenerlo per tradizione
apostolica et articolo di fede. Ma per la seconda parte dell'articolo non
concordavano tutti, dicendo alcuni che era assai seguire il concilio
fiorentino, qual non passò piú inanzi; poiché il decidere i sacramenti proprii
non essere né piú né meno, presuppone una decisione qual sia la vera e propria
essenza e definizione del sacramento, cosa piena di difficoltà per le molte e
varie definizioni portate non solo da' scolastici, ma anco da' padri; delle
quali attendendo una, converrà dire che sia proprio sacramento quello che,
considerando l'altra, doverà esser escluso dal numero. Essere anco questione
tra i scolastici se il sacramento si possi definire, se abbia unità, se sia cosa
reale overo intenzionale, e non esser cosa raggionevole in tanta ambiguità de'
principii, fermare con tanto legame le conclusioni. Fu raccordato che san
Bernardo e san Cipriano ebbero per sacramento il lavare de' piedi, e che
sant'Agostino fa ogni cosa sacramento, cosí chiamando tutti i riti con che si
onora Dio, et altrove, intendendo la voce piú ristrettamente che la proprietà
non comporta, fece sacramenti soli quelli di che espressamente vien parlato
nella Scrittura del Nuovo Testamento, et in questo significato pose solamente
il battesmo e l'eucaristia, se ben in un luogo dubitò se alcun altro ve n'era.
Per l'altra parte si diceva essere
necessario stabilire per articolo che i sacramenti proprii non sono né piú né
meno, per reprimere l'audacia, cosí de' luterani, che gli fanno ora 2, ora 3,
ora 4, come anco di quelli che eccedono i 7, e se ne' padri si trova alcune
volte numero maggiore et alcune volte minore, questo esser nato perché allora,
inanzi la determinazione della Chiesa, era lecito ricevere la voce ora in piú
ampio, ora in piú stretto significato. E qui per stabilire il proprio e, come i
scolastici dicono, la sufficienza di questo settenario, cioè che né piú, né
meno sono, fu usata longhezza noiosa nel racconto delle raggioni dedotte da 7
cose naturali, per quali s'acquista e conserva la vita, dalle 7 virtú, da' 7
vizii capitali, da' sette difetti venuti per il peccato originale, da' sei
giorni della creazione del mondo e settimo della requie, dalle sette piaghe
d'Egitto, et anco da' sette pianeti, dalla celebrità del numero settenario e da
altre congruità usate da' principali scolastici per prova della conclusione; e
molte raggioni, perché le consecrazioni delle chiese, de' vasi de' vescovi,
abbati et abbadesse e monache non siano sacramenti, né l'acqua benedetta, né il
lavar de' piedi di san Bernardo, né il martirio, né la creazione de' cardinali
o la coronazione del papa.
Fu raccordato che per raffrenare gli
eretici non bastava condannare l'articolo, chi non nominava anco singolarmente
ogni uno de' sacramenti, acciò qualche mal spirito non escludesse alcuno de'
veri e sostituisse de' falsi. Fu appresso raccordato un altro ponto essenziale
all'articolo, cioè il determinar l'institutore di tutti i sacramenti, che è
Cristo, per condannare l'eresie de' luterani, che ascrivono a Cristo
l'ordinazione del solo battesmo et eucaristia; e che per fede debbia essere
Cristo tenuto per l'institutore, era allegato sant'Ambrosio e sant'Agostino, e
sopra ogni altro la tradizione apostolica; dal che nissun discordava. Ma bene
altri dicevano che non conveniva passare tanto inanzi et era assai star tra i
termini del concilio fiorentino, massime atteso che il Maestro delle sentenzie
tenne che l'estrema onzione fosse da san Giacomo; e san Bonaventura, con
Alessandro, che la confermazione avesse principio dopo gli apostoli; e
l'istesso Bonaventura, con altri teologi, fanno gli apostoli autori del
sacramento della penitenzia. E del matrimonio si troverà che da molti vien
detto che da Dio nel paradiso fu instituito, e Cristo stesso quando di quello
parla, che era il luogo proprio per dirne l'autore, allora non a sé, ma al
Padre nel principio attribuisce l'instituzione. Per tanti rispetti
consegliavano che quel ponto non fosse aggionto, acciò non si condannasse
openione da' catolici tenuta. I dominicani, in contrario, con qualche acerbità
di parole affermavano che si possono esponere quei dottori e salvargli con
varie distinzioni, perché essi si sarebbono sempre rimessi alla Chiesa: ma non
era da trappassare senza condanna l'audacia luterana, che con sprezzo della
Chiesa ha introdotto quelle falsità, e non essere da tolerar a' luterani
temerarii quello che si comporta a' santi padri.
Il secondo articolo della necessità de'
sacramenti volevano altri che non fosse dannato cosí assolutamente, ma fusse
distinto, essendo certo che non tutti sono assolutamente necessarii; un'altra
opinione era che si dovesse dannare chi diceva non essere li sacramenti
necessari nella Chiesa, poiché certo è non tutti essere necessarii ad ogni
persona, anzi alcuni esser incompossibili insieme, come l'ordine et il
matrimonio. La piú commune nondimeno fu che l'articolo fosse dannato cosí
assolutamente per due raggioni: l'una, perché basta la necessità di uno a far
che l'articolo, come giace, sia falso; l'altra, perché tutti sono in qualche
modo necessarii, chi assolutamente, chi per supposizione, chi per convenienza,
chi per utilità maggiore; con maraviglia di chi giudicava non convenire con
equivocazione tanto moltiplice fermare articoli di fede; per sodisfare i quali,
quando furono i canoni composti, si aggionse, condannando chi teneva li
sacramenti non necessarii, ma superflui; con questo ultimo termine ampliando la
significazione del primo.
Dell'altra parte dell'articolo molti erano
di parere che si omettesse, poiché, per quel che tocca alla fede, già nella
sessione precedente era definito che sola non bastasse, e la distinzione del
sacramento in voto, diceva il Marinaro, è ben cosa vera, ma da' soli scolastici
usata, all'antichità incognita e piena di difficoltà; perché negli Atti
degl'apostoli, nell'instruzzione del centurione Cornelio, l'angelo disse
che le orazioni sue erano grate a Dio, prima che sapesse il sacramento del
battesmo e gli altri particolari della fede; e tutta la casa sua, intendendo la
concione di san Pietro, ricevette lo Spirito Santo, prima che fosse instrutta
della dottrina de' sacramenti, e dopo ricevuto lo Spirito Santo, fu da san
Pietro insegnata del battesmo, onde, non avendone notizia alcuna, non poté
riceverlo in voto; et il ladro in croce moribondo, illuminato allora solamente
della virtú di Cristo, non sapeva de' sacramenti per potersi in quelli votare;
e molti santi martiri nel fervore della persecuzione, convertiti nel veder la
costanza d'altri et immediate rapiti et uccisi, non si può, se non divinando,
dire che avessero cognizione de' sacramenti per votarsi. Però essere meglio
lasciare la distinzione alle scole e tralasciare di metterla negl'articoli di
fede. A questo repugnava la commune openione, con dire che, quantonque le
parole della distinzione fussero nuove e scolastiche, però si doveva credere il
significato esser insegnato da Cristo et aversi per tradizione apostolica; e
quanto agl'essempii di Cornelio, del ladro e martiri, doversi sapere che sono
due sorti di voto del sacramento: uno esplicato, l'altro implicato, e questo
secondo almeno esser necessario; cioè che attualmente non avevano il voto, ma
l'averebbono avuto, s'avessero saputo; le quali cose erano concesse dagl'altri
per vere, ma non obligatorie come articoli di fede. Ma queste difficoltà, dove
non potevano convenire, si rimettevano alla sinodo, cioè alla congregazione
generale.
Sí come avvenne anco del terzo articolo;
il quale quantonque ognuno avesse per falso, imperoché tutti accordavano che,
risguardando la necessità et utilità, il battesmo precede, ma attendendo la
significazione, il matrimonio; chi guarda la degnità del ministro, la
confermazione; chi la venerazione, l'eucaristia: ma non potendosi dire qual sia
piú degno senza distinzione, essere meglio tralasciare afatto l'articolo che
non può esser inteso senza sottilità. Un'altra openione era che si dovessero
esplicare tutti i rispetti della degnità; una media fu che all'articolo
s'aggiongesse la clausula, cioè: secondo diversi rispetti; la qual era piú
seguitata, ma con dispiacere di quelli, a chi non poteva piacere che la sinodo
s'abbassasse a queste scolasticarie inette, che cosí le chiamavano, e volesse
credere che Cristo introducesse queste tenuità d'openioni nella sua fede.
Nel quarto tutti furono di parere che
l'articolo fosse condannato; anzi aggionsero ch'era necessario amplificarlo,
condannando specificatamente la dottrina zuingliana, quale vuole che i
sacramenti non siano altro che segni, per quali i fedeli dagli infedeli si
discernono; overo atti et essercizii di professione della fede cristiana, ma
alla grazia non abbiano altra relazione, se non per essere segni d'averla
ricevuta. Appresso ancora raccordarono che si dannassero cosí quelli che negano
i sacramenti conferire la grazia a chi non pone impedimento, come ancora chi
non confessa la grazia essere contenuta ne' sacramenti e conferita, non per
virtú della fede, ma «ex opere operato». Ma venendo ad esplicare il modo di
quella continenza e causalità, ogni uno concordava che per tutte quelle azzioni
che eccitano la devozione s'acquista grazia, e ciò non nasce dalla forza
dell'opera medesima, ma dalla virtú della devozione, che è nell'operante, e
queste tali nelle scuole si dice che causano la grazia «ex opere operantis».
Altre azzioni sono che causano la grazia non per la devozione di chi opera o di
chi riceve l'opera, ma per virtú dell'opera medesima. Cosí sono i sacramenti
cristiani, per quali la grazia è ricevuta, purché nel soggetto non vi sia
impedimento di peccato mortale che l'escluda, quantonque non vi sia divozione
alcuna: e cosí per l'opera medesima del battesmo, essere data la grazia ad un
fanciullo che non ha moto alcuno d'animo verso quello, e parimente ad un nato
pazzo, perché non vi è impedimento di peccato. L'istesso fa il sacramento della
cresma e quello dell'estrem'onzione, quando ben l'infermo abbia perduta la
cognizione. Ma s'un averà peccato mortale, nel quale perseveri attualmente
overo abitualmente, per la contrarietà non riceverà grazia: non perché il
sacramento non abbia virtú di produrla «ex opere operato», ma perché il
recipiente non è capace, per esser occupato d'una qualità contraria.
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