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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [Contrasto tra' domenicani e' francescani]
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[Contrasto tra' domenicani e' francescani]

Ma convenendo tutti in questo, erano differenti, perché i dominicani asserivano che, quantonque la grazia sia una qualità spirituale creata immediate da Dio, nondimeno ne' sacramenti è una virtú istromentale et effettiva, la quale causa nell'anima una disposizione per riceverla; e per tanto si dice che contengono la grazia; non che sia in loro come in un vaso, ma come l'effetto è nella sua causa, adducendo un sottil essempio: come il scalpello è attivo non solo nello scagliare la pietra, ma anco nel dar forma alla statua. I francescani dicevano non potersi capire come Dio, causa spirituale, per un effetto spirituale, che è la grazia, adoperi istromento corporeo: assolutamente negavano ogni virtú effettiva o dispositiva ne' sacramenti, dicendo che l'efficacia loro d'altro non viene, se non perché Dio ha promesso che qualonque volta sarà ministrato il sacramento, egli donerà la grazia; perilché si dice contenerla, come in segno efficace, non per virtú che sia in lui, ma per la divina promissione d'un'infallibil assistenza a quel ministerio; il quale per ciò è causa, perché quello posto, segue l'effetto, non per virtú che in lui sia, ma per promessa divina di donar la grazia allora, come il merito si dice causa del premio, non per attività alcuna. Il che non solo provavano per l'autorità di Scoto e di san Bonaventura, loro teologi, ma per quella anco di san Bernardo, qual dice che si riceve la grazia per i sacramenti, come il canonico s'investe per il libro et il vescovo per l'anello. La prolissità con che erano esposte le raggioni da ambe le parti era grande, e non minore l'acrimonia. Censuravansi fra loro. I dominicani dicevano che l'altro parer era prossimo al luterano; e gli altri che il loro, essendo impossibile, dava materia agli eretici di calumniare la Chiesa. Non fu possibile ad alcuni buoni prelati mettere concordia, con dire che, essendo concordi nella conclusione che i sacramenti contengono e sono causa della grazia, poco importasse dirlo piú in un modo che nell'altro; anzi, che meglio fosse, non descendendo ad alcuno d'essi, stare nell'altro universale: replicando i frati che non si trattava di parole, ma dello stabilire o dell'annichilare i sacramenti. Non si sarebbe fatto fine, se il legato Santa Croce non avesse ordinato che si passasse al rimanente, e che in fine si sarebbe tornato a questo passo, et essaminato s'era necessario decider il ponto o tralasciarlo.

Da' legati furono chiamati i generali degli ordini e pregati a far ufficio co' suoi di trattare con modestia e carità, e non con tanto affetto alla setta propria, mostrando che non erano chiamati se non per trattare contra l'eresie, al che era molto contrario il farne nascere di nuove con le dispute. E fu anco da loro dato conto a Roma, e mostrato quanto fosse pericolosa la libertà che i frati s'assumevano, e dove potesse terminare; e posto in considerazione al pontefice che una moderazione fosse necessaria: perché andando fama di quelle dissensioni e delle censure che una parte prononciava contra l'altra, non poteva se non nascere scandalo e poca riputazione del concilio.

Il quinto articolo fu stimato da tralasciare, come deciso nella precedente sessione. Ma frate Bartolomeo Miranda raccordò che Lutero, per quel suo paradosso che i sacramenti non danno la grazia se non eccitando la fede, cavò anco conclusione che siano d'ugual virtú quei della Legge vecchia e dell'evangelica, la qual opinione era da condannare come contraria alla dottrina de' padri e della Chiesa, avendo tutti detto che i sacramenti vecchi erano segni solamente della grazia, ma i nuovi la contengono e la causano. Alla conclusione nissun contradisse; ma i francescani proponevano che non si dovesse dire della Legge vecchia, ma della mosaica, atteso che la circoncisione essa ancora causava la grazia, ma non era sacramento mosaico, la qual da Cristo fu anco detto essere non da Moisè, ma da' padri; et anco perché altri sacramenti inanzi Abrahamo conferivano e causavano la grazia. Replicando i dominicani che san Paolo disse chiaro Abrahamo aver ricevuto la circoncisione solo in segno, che essendo egli il primo a chi fu data, tanto vuol dire quanto che in segno solamente è instituita, e sopra il modo di causar e contenere la grazia, tornavano le questioni in campo. Fra Gregorio di Padoa in questo proposito disse essere cosa chiara appresso i dialettici che le cose del medesimo genere hanno identità tra loro e differenza. Se i sacramenti vecchi e nostri avessero sola differenza, non sarebbono tutti sacramenti, se non con equivocazione; se solo convenienza, sarebbono in tutto l'istessa cosa. Però esser d'avvertire di non metter difficoltà in cose chiare per qualche diversità di parole; che sant'Agostino aveva detto questi e quelli essere diversi nel segno, ma pari nella cosa significata. Et in un altro luogo esser diversi nella specie visibile, ma gli istessi nella intelligibile significazione; e che altrove pose la differenza, perché quelli furono promissivi e questi indicativi: il che un altro esprime con altro termine, dicendo quelli prenonciativi e questi contestativi. Da che appar chiaro che molte sono le convenienze, e molte le differenze, le quali nissun uomo sensato poteva negare; e però con prudenza quell'articolo non esser stato posto da principio, né esser a proposito toccarlo al decreto presente. Uscí fuori un'altra opinione, qual sentí che senza descender a' particolari si dovesse dannare l'opinione de luterani e zuingliani. Imperoché essi dicono nissun'altra differenza trovarsi tra i sacramenti vecchi e nuovi se non ne' riti. Ma si è mostrato che altre ve ne sono: adonque condannargli di questo solo, non metter altra differenza, senza descendere a dire quale ella sia.

Ma il sesto era censurato da' dominicani, con dire essere proprio de' sacramenti evangelici il dar la grazia, e dagli antichi non esser stata ricevuta, se non per virtú della devozione, essendo tale l'openione di san Tomaso. Per principal fondamento adducevano la determinazione del concilio fiorentino, che i sacramenti della legge vecchia non causavano la grazia, ma figuravano che doveva esser data per la passione di Cristo. Ma perché san Bonaventura e Scoto sostennero che la circoncisione conferiva grazia «ex opere operato», anzi, aggionse Scoto, che immediate dopo il peccato d'Adamo fu instituito un sacramento, nel quale a' fanciulli era data una grazia per virtú di quello, cioè «ex opere operato», i francescani dicevano l'articolo contener il vero e non poter essere censurato; e facevano gran fondamento che, col dire di san Tomaso i fanciulli inanzi Cristo esser salvati per la fede paterna, non per virtú di sacramenti, si faceva lo stato de cristiani di peggior condizione, perché non giovando adesso a' fanciulli la fede paterna senza battesmo, e dicendo sant'Agostino che si dannò un fanciullo, essendo morto mentre dal padre era portato per essere battezato, se in quel tempo la sola fede bastava, la condizione de' figli de cristiani era deteriore. In queste difficoltà da molti tu proposto che l'articolo, come probabile, fosse ommesso.

Del tralasciar il settimo e l'ottavo fu somma concordia. Ma nel nono, del carattere, proponeva fra Dominico Soto da dicchiarare che ha fondamento nella Scrittura divina et è stato tenuto sempre nella Chiesa per tradizione apostolica; ancorché da tutti i padri non sia stato usato il nome, la cosa significata nondimeno esser antichissima. Da altri non gli fu concessa una tanta ampiezza, perché non si vedeva che né Graziano, né il Maestro delle sentenzie ne avessero fatto menzione; anzi, Giovanni Scoto disse che per parole della Scrittura o de' padri non era necessario porlo, ma solo per l'autorità della Chiesa, modo consueto a quel dottore di negare le cose con maniera di cortesia. Degno era sentire che cosa intendevano fosse, e dove situato, per le molte e varie openioni de' scolastici, ponendolo alcuni qualità, fra quali erano 4 openioni, secondo le quattro specie della qualità. Chi lo disse una potestà spirituale, altri un abito o disposizione, altri una spiritual figura, e non era senza approbatori l'openione che fosse una qualità sensibile metaforica. Chi la volse una real relazione, altri una fabrica della mente, restando a questi il dicchiarare quanto fosse lontano dal niente. Del soggetto dove stia, la stessa varietà era molesta, essendo posto da chi nell'essenza dell'anima, da chi nell'intelletto, da altri nella volontà e non mancò chi gli diede luogo nelle mani e nella lingua. Era parer di fra Gieronimo portughese dominicano che si statuisse tutti i sacramenti imprimere una qualità spirituale inanzi che sopravenga la grazia, quale essere de doi generi: una che mai si può scancellare, l'altra che può perdersi e racquistarsi; quella chiamarsi carattere, questa esser un certo ornamento. I sacramenti che donano la prima, non replicarsi, poiché il suo effetto sempre dura; quelli che danno l'ornato, replicarsi quando il loro effetto è perduto; cosa di bell'apparenza, ma da pochi approvata, per non trovarsi altro autore di quell'ornato che san Tomaso, qual anco, se ben lo partorí, non lo giudicò degno d'educazione. Ma quantonque tutti concordassero in questo generale, che tre sacramenti hanno il carattere, alcuni usarono modestia, dicendo doversi approbare come cosa piú probabile, non però necessaria; in contrario altri, che era articolo di fede, per averne fatto menzione Innocenzio III e per esser poi cosí definito dal concilio fiorentino.

Che la bontà del ministro non sia necessaria, fu l'articolo tanto ventilato da sant'Agostino in tanti libri contra i donatisti, che ebbero i teologi materia di parlare concordemente; et oltre quello, fu per fondamento principale allegato che l'articolo fu condannato dal concilio di Costanza fra gli errori di Giovanni Wiglef.

L'undecimo, tutti i voti furono per condannarlo, come contrario alla Scrittura, alla tradizione et all'uso della Chiesa universale.

Il duodecimo, delle forme de' sacramenti, fu distinto, come quello che doi sensi può ricevere: overo per forma intendendo le parole essenziali, secondo che si dice ogni sacramento aver la sua materia, l'elemento sensibile, e la forma, la parola; overo per forma intendendo tutta la formula o rito del ministerio, che include molte cose non necessarie, ma condecenti; e però consegliarono che se ne facessero due canoni: per il primo, fosse dannato per eresia chi dice che la forma possi esser mutata, essendo da Cristo instituita; ma per il secondo senso, se ben le cose accidentali possono ricevere mutazione, però quando alcun rito è introdotto con publica autorità, o ricevuto e confermato dall'uso commune, non debbe esser in potestà d'ogn'uno, ma solamente del pontefice romano, come capo universale di tutta la Chiesa, mutarlo, quando per qualche nuovo rispetto convenga.

Per il tredecimo, dell'intenzione del ministro, non potevano dissentire dal concilio fiorentino che l'ha per necessaria; ma che intenzione si ricerca era difficile da esplicare, per la varietà de' sensi umani circa il valore et efficacia de' sacramenti; perilché non può essere l'istessa intenzione di doi che abbiano diversa opinione. La risposta commune era che basta aver l'intenzione di fare quello che fa la Chiesa; la qual esposizione riponendo le difficoltà medesime, perché per la varia opinione degl'uomini, qual sia la Chiesa, anco l'intenzione loro nel ministrar il sacramento riuscirebbe varia, pareva che si potesse dire non esser differente, quando tutti hanno l'istessa mira di fare quello che da Cristo è stato instituito e la Chiesa osserva, se ben si avesse per vera Chiesa una falsa, purché il rito di questa e di quella sia l'istesso.

 

 




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