[Contrasto tra' domenicani e'
francescani]
Ma convenendo tutti in questo, erano
differenti, perché i dominicani asserivano che, quantonque la grazia sia una
qualità spirituale creata immediate da Dio, nondimeno ne' sacramenti è una
virtú istromentale et effettiva, la quale causa nell'anima una disposizione per
riceverla; e per tanto si dice che contengono la grazia; non che sia in loro
come in un vaso, ma come l'effetto è nella sua causa, adducendo un sottil
essempio: sí come il scalpello è attivo non solo nello scagliare la pietra, ma
anco nel dar forma alla statua. I francescani dicevano non potersi capire come
Dio, causa spirituale, per un effetto spirituale, che è la grazia, adoperi
istromento corporeo: assolutamente negavano ogni virtú effettiva o dispositiva
ne' sacramenti, dicendo che l'efficacia loro d'altro non viene, se non perché
Dio ha promesso che qualonque volta sarà ministrato il sacramento, egli donerà
la grazia; perilché si dice contenerla, come in segno efficace, non per virtú
che sia in lui, ma per la divina promissione d'un'infallibil assistenza a quel
ministerio; il quale per ciò è causa, perché quello posto, segue l'effetto, non
per virtú che in lui sia, ma per promessa divina di donar la grazia allora, sí
come il merito si dice causa del premio, non per attività alcuna. Il che non
solo provavano per l'autorità di Scoto e di san Bonaventura, loro teologi, ma
per quella anco di san Bernardo, qual dice che si riceve la grazia per i
sacramenti, sí come il canonico s'investe per il libro et il vescovo per
l'anello. La prolissità con che erano esposte le raggioni da ambe le parti era
grande, e non minore l'acrimonia. Censuravansi fra loro. I dominicani dicevano
che l'altro parer era prossimo al luterano; e gli altri che il loro, essendo
impossibile, dava materia agli eretici di calumniare la Chiesa. Non fu
possibile ad alcuni buoni prelati mettere concordia, con dire che, essendo
concordi nella conclusione che i sacramenti contengono e sono causa della
grazia, poco importasse dirlo piú in un modo che nell'altro; anzi, che meglio
fosse, non descendendo ad alcuno d'essi, stare nell'altro universale: replicando
i frati che non si trattava di parole, ma dello stabilire o dell'annichilare i
sacramenti. Non si sarebbe fatto fine, se il legato Santa Croce non avesse
ordinato che si passasse al rimanente, e che in fine si sarebbe tornato a
questo passo, et essaminato s'era necessario decider il ponto o tralasciarlo.
Da' legati furono chiamati i generali
degli ordini e pregati a far ufficio co' suoi di trattare con modestia e
carità, e non con tanto affetto alla setta propria, mostrando che non erano
chiamati se non per trattare contra l'eresie, al che era molto contrario il
farne nascere di nuove con le dispute. E fu anco da loro dato conto a Roma, e
mostrato quanto fosse pericolosa la libertà che i frati s'assumevano, e dove
potesse terminare; e posto in considerazione al pontefice che una moderazione
fosse necessaria: perché andando fama di quelle dissensioni e delle censure che
una parte prononciava contra l'altra, non poteva se non nascere scandalo e poca
riputazione del concilio.
Il quinto articolo fu stimato da
tralasciare, come deciso nella precedente sessione. Ma frate Bartolomeo Miranda
raccordò che Lutero, per quel suo paradosso che i sacramenti non danno la
grazia se non eccitando la fede, cavò anco conclusione che siano d'ugual virtú
quei della Legge vecchia e dell'evangelica, la qual opinione era da condannare
come contraria alla dottrina de' padri e della Chiesa, avendo tutti detto che i
sacramenti vecchi erano segni solamente della grazia, ma i nuovi la contengono
e la causano. Alla conclusione nissun contradisse; ma i francescani proponevano
che non si dovesse dire della Legge vecchia, ma della mosaica, atteso che la
circoncisione essa ancora causava la grazia, ma non era sacramento mosaico, la
qual da Cristo fu anco detto essere non da Moisè, ma da' padri; et anco perché
altri sacramenti inanzi Abrahamo conferivano e causavano la grazia. Replicando
i dominicani che san Paolo disse chiaro Abrahamo aver ricevuto la circoncisione
solo in segno, che essendo egli il primo a chi fu data, tanto vuol dire quanto
che in segno solamente è instituita, e sopra il modo di causar e contenere la
grazia, tornavano le questioni in campo. Fra Gregorio di Padoa in questo
proposito disse essere cosa chiara appresso i dialettici che le cose del
medesimo genere hanno identità tra loro e differenza. Se i sacramenti vecchi e
nostri avessero sola differenza, non sarebbono tutti sacramenti, se non con
equivocazione; se solo convenienza, sarebbono in tutto l'istessa cosa. Però
esser d'avvertire di non metter difficoltà in cose chiare per qualche diversità
di parole; che sant'Agostino aveva detto questi e quelli essere diversi nel
segno, ma pari nella cosa significata. Et in un altro luogo esser diversi nella
specie visibile, ma gli istessi nella intelligibile significazione; e che
altrove pose la differenza, perché quelli furono promissivi e questi
indicativi: il che un altro esprime con altro termine, dicendo quelli
prenonciativi e questi contestativi. Da che appar chiaro che molte sono le
convenienze, e molte le differenze, le quali nissun uomo sensato poteva negare;
e però con prudenza quell'articolo non esser stato posto da principio, né esser
a proposito toccarlo al decreto presente. Uscí fuori un'altra opinione, qual
sentí che senza descender a' particolari si dovesse dannare l'opinione de
luterani e zuingliani. Imperoché essi dicono nissun'altra differenza trovarsi
tra i sacramenti vecchi e nuovi se non ne' riti. Ma si è mostrato che altre ve
ne sono: adonque condannargli di questo solo, non metter altra differenza,
senza descendere a dire quale ella sia.
Ma il sesto era censurato da' dominicani,
con dire essere proprio de' sacramenti evangelici il dar la grazia, e dagli
antichi non esser stata ricevuta, se non per virtú della devozione, essendo tale
l'openione di san Tomaso. Per principal fondamento adducevano la determinazione
del concilio fiorentino, che i sacramenti della legge vecchia non causavano la
grazia, ma figuravano che doveva esser data per la passione di Cristo. Ma
perché san Bonaventura e Scoto sostennero che la circoncisione conferiva grazia
«ex opere operato», anzi, aggionse Scoto, che immediate dopo il peccato d'Adamo
fu instituito un sacramento, nel quale a' fanciulli era data una grazia per
virtú di quello, cioè «ex opere operato», i francescani dicevano l'articolo
contener il vero e non poter essere censurato; e facevano gran fondamento che,
col dire di san Tomaso i fanciulli inanzi Cristo esser salvati per la fede
paterna, non per virtú di sacramenti, si faceva lo stato de cristiani di
peggior condizione, perché non giovando adesso a' fanciulli la fede paterna
senza battesmo, e dicendo sant'Agostino che si dannò un fanciullo, essendo
morto mentre dal padre era portato per essere battezato, se in quel tempo la
sola fede bastava, la condizione de' figli de cristiani era deteriore. In
queste difficoltà da molti tu proposto che l'articolo, come probabile, fosse
ommesso.
Del tralasciar il settimo e l'ottavo fu
somma concordia. Ma nel nono, del carattere, proponeva fra Dominico Soto da dicchiarare
che ha fondamento nella Scrittura divina et è stato tenuto sempre nella Chiesa
per tradizione apostolica; ancorché da tutti i padri non sia stato usato il
nome, la cosa significata nondimeno esser antichissima. Da altri non gli fu
concessa una tanta ampiezza, perché non si vedeva che né Graziano, né il
Maestro delle sentenzie ne avessero fatto menzione; anzi, Giovanni Scoto disse
che per parole della Scrittura o de' padri non era necessario porlo, ma solo
per l'autorità della Chiesa, modo consueto a quel dottore di negare le cose con
maniera di cortesia. Degno era sentire che cosa intendevano fosse, e dove
situato, per le molte e varie openioni de' scolastici, ponendolo alcuni
qualità, fra quali erano 4 openioni, secondo le quattro specie della qualità.
Chi lo disse una potestà spirituale, altri un abito o disposizione, altri una
spiritual figura, e non era senza approbatori l'openione che fosse una qualità
sensibile metaforica. Chi la volse una real relazione, altri una fabrica della
mente, restando a questi il dicchiarare quanto fosse lontano dal niente. Del
soggetto dove stia, la stessa varietà era molesta, essendo posto da chi
nell'essenza dell'anima, da chi nell'intelletto, da altri nella volontà e non
mancò chi gli diede luogo nelle mani e nella lingua. Era parer di fra Gieronimo
portughese dominicano che si statuisse tutti i sacramenti imprimere una qualità
spirituale inanzi che sopravenga la grazia, quale essere de doi generi: una che
mai si può scancellare, l'altra che può perdersi e racquistarsi; quella
chiamarsi carattere, questa esser un certo ornamento. I sacramenti che donano
la prima, non replicarsi, poiché il suo effetto sempre dura; quelli che danno
l'ornato, replicarsi quando il loro effetto è perduto; cosa di bell'apparenza,
ma da pochi approvata, per non trovarsi altro autore di quell'ornato che san
Tomaso, qual anco, se ben lo partorí, non lo giudicò degno d'educazione. Ma
quantonque tutti concordassero in questo generale, che tre sacramenti hanno il
carattere, alcuni usarono modestia, dicendo doversi approbare come cosa piú
probabile, non però necessaria; in contrario altri, che era articolo di fede,
per averne fatto menzione Innocenzio III e per esser poi cosí definito dal
concilio fiorentino.
Che la bontà del ministro non sia necessaria,
fu l'articolo tanto ventilato da sant'Agostino in tanti libri contra i
donatisti, che ebbero i teologi materia di parlare concordemente; et oltre
quello, fu per fondamento principale allegato che l'articolo fu condannato dal
concilio di Costanza fra gli errori di Giovanni Wiglef.
L'undecimo, tutti i voti furono per
condannarlo, come contrario alla Scrittura, alla tradizione et all'uso della
Chiesa universale.
Il duodecimo, delle forme de' sacramenti,
fu distinto, come quello che doi sensi può ricevere: overo per forma intendendo
le parole essenziali, secondo che si dice ogni sacramento aver la sua materia,
l'elemento sensibile, e la forma, la parola; overo per forma intendendo tutta
la formula o rito del ministerio, che include molte cose non necessarie, ma
condecenti; e però consegliarono che se ne facessero due canoni: per il primo,
fosse dannato per eresia chi dice che la forma possi esser mutata, essendo da
Cristo instituita; ma per il secondo senso, se ben le cose accidentali possono
ricevere mutazione, però quando alcun rito è introdotto con publica autorità, o
ricevuto e confermato dall'uso commune, non debbe esser in potestà d'ogn'uno,
ma solamente del pontefice romano, come capo universale di tutta la Chiesa,
mutarlo, quando per qualche nuovo rispetto convenga.
Per il tredecimo, dell'intenzione del
ministro, non potevano dissentire dal concilio fiorentino che l'ha per
necessaria; ma che intenzione si ricerca era difficile da esplicare, per la
varietà de' sensi umani circa il valore et efficacia de' sacramenti; perilché
non può essere l'istessa intenzione di doi che abbiano diversa opinione. La
risposta commune era che basta aver l'intenzione di fare quello che fa la
Chiesa; la qual esposizione riponendo le difficoltà medesime, perché per la varia
opinione degl'uomini, qual sia la Chiesa, anco l'intenzione loro nel ministrar
il sacramento riuscirebbe varia, pareva che si potesse dire non esser
differente, quando tutti hanno l'istessa mira di fare quello che da Cristo è
stato instituito e la Chiesa osserva, se ben si avesse per vera Chiesa una
falsa, purché il rito di questa e di quella sia l'istesso.
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