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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [Dottrina del vescovo di Minori intorno a' sacramenti]
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[Dottrina del vescovo di Minori intorno a' sacramenti]

In questo particolare dal vescovo di Minori fu proposto cosa degna d'esser commemorata qui, e da tutti riputata e stimata di gran considerazione. Egli disse che a' luterani, quali non danno altra virtú a' sacramenti che d'eccitare la fede, la qual però può essere destata in altra maniera, importa poco ricever il vero sacramento; onde anco dicono che non sia necessario, e pur tuttavia hanno per inconveniente che la malizia dell'empio ministro, che non avesse intenzione di conferire il vero sacramento, possi nuocere, convenendo attendere quello che il fedele riceve, non quello che gli è dato. Ma a' catolici, che, secondo la verità, danno al sacramento efficacia per donar la grazia a chi non pone impedimento, poiché rarissime volte occorre che per altro mezo s'ottenga la grazia, i fanciulli certo, e molti di poco senno non hanno la salute per altro mezo. E gl'uomini ordinarii hanno cosí tenue disposizione, che senza il sacramento non mai sarebbe bastante. E quei pochi, che, come fenici, hanno disposizione perfetta, ricevono però grazia maggiore per il sacramento; onde molto importa al cristiano esser certo se lo riceve vero et efficace. Se un sacerdote che tenga cura di 4000 overo 5000 anime, fosse un incredulo, ma solenne ipocrita, e nel assolvere i penitenti e nel battezar i putti, nel consecrare l'eucaristia avesse secreta intenzione di non far quello che la Chiesa fa, converrebbe dire che i putti fossero dannati, i penitenti non assoluti, e tutti senza il frutto della communione. Né giova dire che la fede supplisce, perché a' putti certo no: agl'altri, secondo la dottrina catolica, non può far l'effetto del sacramento, e solo può fare nel caso della malizia del ministro, che può esser anco ordinaria, perché non può farlo sempre; e l'attribuire tanta virtú alla fede sarebbe un levare la virtú a' sacramenti, e dare nell'opinione luterana.

Considerava che afflizzione averà un padre di tenero amore verso il suo figliuolino moribondo, se dubitarà dell'intenzione del prete battezante; similmente uno che si senti con imperfetta disposizione e sia per battezarsi, che ansietà doverà avere, che forse il prete non sia un finto cristiano e se ne burli, e non abbia intenzione di battezarlo, ma lavarlo o bagnarlo per irrisione; et il medesimo si consideri nella confessione e nel ricevere l'eucaristia. Soggiongeva: se alcuno dicesse che questi casi sono rari, Dio volesse che cosí fosse, et in questo corrotto secolo non vi fosse da dubitare che siano frequenti; ma siano rarissimi, e sia anco uno solo. Sia un tristo prete che finga, e non abbia intenzione di ministrare il vero battesmo ad un fanciullo, questo poi, fatto uomo, sia creato vescovo d'una gran città e vivi in quel carico molti anni, che abbia ordinato gran parte de' preti; bisogna dire che quello, come non battezato, non è ordinato, né meno sono ordinati i promossi da lui, onde in quella gran città non vi sarà il sacramento dell'eucaristia, né della confessione, che non può esser senza il vero sacramento dell'ordine, né questo senza il vero vescovo, né può ricevere l'ordine chi non è battezato; ecco per malizia d'un ministro in un solo atto milioni di nullità de' sacramenti; e chi vorrà che Dio supplisca con la sua onnipotenza in tanta frequenza e vorrà che con rimedii estraordinarii provegga alle cose quotidiane, piú tosto farà credere che Dio, per sua providenza, abbia provisto che simil accidenti non possino occorrere. Però, diceva il vescovo, ad ogni inconveniente Dio ha proveduto con aver ordinato che sia vero sacramento quello che è amministrato col rito instituito da lui, se ben interiormente il ministro portasse altra intenzione: aggionse però che ciò non repugna alla dottrina commune de' teologi et alla determinazione del concilio fiorentino, che l'intenzione si ricerca, perché ciò s'intende non dell'interna, ma di quella, che per l'opera esteriore si manifesta, se ben interiormente vi fosse una contraria; e cosí sono levati tutti gli inconvenienti che altrimenti sarebbono innumerabili. Molte altre raggioni addusse per prova, et in fine portò un essempio scritto da Sozomeno: che essendo ridotti i putti d'Alessandria al mare per giocar tra loro, si diedero ad immitare scherzando le azzioni solite farsi in chiesa, et Atanasio, creato da loro vescovo del gioco, battezò altri fanciulli non prima battezati; la qual cosa intesa da Alessandro, vescovo alessandrino di celebre memoria, si conturbò e, chiamati i putti, et interrogato quello che il finto vescovo aveva loro fatto e detto, et essi risposto, et inteso che tutto 'l rito ecclesiastico fu osservato, con conseglio d'altri sacerdoti, approvò il battesmo, la qual approbazione non si potrebbe sostenere, quando si ricercasse una intenzione tale, come gli altri dicevano, ma ben nel modo ch'egli esprimeva.

Questa dottrina non fu approvata dagli altri teologi, ma ben restarono storditi tutti dalla raggione, non sapendo risolverla, restando nondimeno nella dottrina appresa, che l'intenzione vera del ministro sia necessaria, o attuale o virtuale, e che con una intenzione interna contraria, non ostante qualonque esterna demostrazione, il sacramento non sia valido. Non debbo restar di narrare anco, se ben questo sarà un anticipar il tempo proprio, che, quantonque la sinodo dopo determinasse assolutamente che l'intenzione del ministro è necessaria, come ogni uno può vedere, questo prelato nondimeno restò nel suo parere, anzi un anno dopo scrisse un libretto di questa materia, dove afferma che la sinodo tridentina fu del suo parere e che secondo il senso suo si debbe intender la determinazione del concilio.

Dell'ultimo articolo, per le cose dette degl'altri, non vi fu difficoltà che da tutti non fosse condannato.

 

 




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