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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro secondo
    • [Si formano i canoni de' sacramenti]
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[Si formano i canoni de' sacramenti]

Ancora i padri deputati a formar i decreti in materia della fede, considerate le sentenzie de' teologi e le conclusioni in quali erano convenuti, tralasciati e distinti gli articoli secondo il ricordo loro, et ordinatigli anco in serie piú consequente, formarono 14 anatematismi sopra i sacramenti in universale, 10 del battesmo, e 3 della cresima, esplicati con tal forma, che non restava censurata alcuna delle opinioni cattoliche, e stando sul commune, sodisfaceva a tutte le parti. Ma nel componer i capi per esplicare la dottrina, come s'era fatto della giustificazione, non fu possibile farlo che, usando i termini d'una delle opinioni, non paresse reprobata l'altra, cosa che né a' dottori piaceva per affetto alla propria setta, né a' legati e neutrali, per non seminare cause di nuovi schismi. Ma non essendo possibile esplicare la dottrina cosí delicatamente che non si pendesse piú d'una delle parti, remisero alla congregazione generale il definire il modo come i sacramenti contengono e causano la grazia.

Nella congregazione non fu minor perplessità di quella che i deputati avevano: con tutto ciò una parte de' padri inclinava piú tosto a tralasciar afatto il capo della dottrina e passare con i soli anatematismi, come s'era fatto del peccato originale. L'altra parte voleva onninamente i capi della dottrina, allegando le raggioni usate, quando si deliberò di trattare cosí la giustificazione, e che l'essempio introdotto allora era necessario seguire; doversi usar ogni accuratezza per farlo con sodisfazzione di tutte le parti; ma finalmente esser necessario farlo, e non esservi pericolo d'alcuna divisione; perché come i teologi presenti in concilio, se ben acremente difendono la propria opinione, si rimettono nondimeno alla sinodo, il che essendo certa cosa che faranno anco gli assenti, non si debbe restar di fare cosa perfetta per convincere gli eretici. Averebbe prevalso questa sentenzia, se non se gli fosse opposto vivamente Giovanni Battista Cigala, vescovo di Albenga et auditore della camera, il qual disse che per la lezzione delle istorie non averebbe mai trovato che alcuno, se non costretto, deponesse l'opinione propria per essere condannata: e se ben tutti i catolici dicono di rimettersi al giudicio della Chiesa romana, con tutto ciò, se l'opinione sua fosse reprobata, non la rimetterebbono, ma piú pertinacemente la difenderebbono, maggiormente fortificandosi per l'opposizione; onde di sètte nascono eresie. Le quali per impedire, il vero modo esser tolerare tutte le opinioni et operare che nissuna danni l'altra, ma si viva in pace; né mai esser una tanto repugnante all'altra, che usando questa moderazione possi nascer alcun inconveniente, dove che senza questa, una differenza verbale, un apice minimo è sufficiente a dividere tutto 'l mondo. Che molte delle opinioni de' moderni innovatori s'averebbono potuto tolerare, se le avessero asserite con modestia e senza dannare la Chiesa romana e la dottrina delle scole. Questo avere costretto Leone a ritorcer contra Lutero quelle saette che egli prima tirò contra la Sede apostolica. In somma diceva e replicava il savio prelato che le solite protestazioni de' dottori di rimettersi alla Chiesa erano termini di creanza e riverenza, a' quali necessario era corrispondere con altretanto di rispetto, conservandosi neutrale tra le contrarietà; comportar cosí i termini del vivere che rispetti quello che vuol esser rispettato, e non creder mai che chi dice di rimettersi e sottoporsi abbia animo di farlo, se l'occasione venisse: di che aver dato manifesto indicio Lutero, il quale mentre ebbe da far con soli frati questori in Germania in materia delle indulgenze et anco co' dottori di Roma, sempre disse che si rimetteva al papa, e subito che Leone ricevette la promessa per reale, la qual era detta per pura apparenza, non solo Martino non attese la promessa, ma inveí maggiormente contra il pontefice che non aveva fatto contra li questori in Germania.

Di tutte le cose deliberate e delle difficoltà rimanenti, cosí nella materia di fede, come di riforma degli abusi, i legati mandarono copia a Roma, ricchie[de]ndo ordine di quello che dovevano risolversi, fra tanto non tralasciando di reessaminare le medesime materie, ma trattando però piú seriamente la materia della pluralità de' beneficii, già, come s'è detto, proposta, e parte in questo tempo medesimo ventilata; della quale, per narrarla continuamente, ho portato il tutto in questo luogo.

 

 




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