[Si formano i canoni de' sacramenti]
Ancora i padri deputati a formar i decreti
in materia della fede, considerate le sentenzie de' teologi e le conclusioni in
quali erano convenuti, tralasciati e distinti gli articoli secondo il ricordo
loro, et ordinatigli anco in serie piú consequente, formarono 14 anatematismi
sopra i sacramenti in universale, 10 del battesmo, e 3 della cresima, esplicati
con tal forma, che non restava censurata alcuna delle opinioni cattoliche, e
stando sul commune, sodisfaceva a tutte le parti. Ma nel componer i capi per
esplicare la dottrina, come s'era fatto della giustificazione, non fu possibile
farlo che, usando i termini d'una delle opinioni, non paresse reprobata
l'altra, cosa che né a' dottori piaceva per affetto alla propria setta, né a'
legati e neutrali, per non seminare cause di nuovi schismi. Ma non essendo
possibile esplicare la dottrina cosí delicatamente che non si pendesse piú
d'una delle parti, remisero alla congregazione generale il definire il modo
come i sacramenti contengono e causano la grazia.
Nella congregazione non fu minor
perplessità di quella che i deputati avevano: con tutto ciò una parte de' padri
inclinava piú tosto a tralasciar afatto il capo della dottrina e passare con i
soli anatematismi, come s'era fatto del peccato originale. L'altra parte voleva
onninamente i capi della dottrina, allegando le raggioni usate, quando si
deliberò di trattare cosí la giustificazione, e che l'essempio introdotto
allora era necessario seguire; doversi usar ogni accuratezza per farlo con
sodisfazzione di tutte le parti; ma finalmente esser necessario farlo, e non
esservi pericolo d'alcuna divisione; perché sí come i teologi presenti in
concilio, se ben acremente difendono la propria opinione, si rimettono
nondimeno alla sinodo, il che essendo certa cosa che faranno anco gli assenti,
non si debbe restar di fare cosa perfetta per convincere gli eretici. Averebbe
prevalso questa sentenzia, se non se gli fosse opposto vivamente Giovanni
Battista Cigala, vescovo di Albenga et auditore della camera, il qual disse che
per la lezzione delle istorie non averebbe mai trovato che alcuno, se non
costretto, deponesse l'opinione propria per essere condannata: e se ben tutti i
catolici dicono di rimettersi al giudicio della Chiesa romana, con tutto ciò,
se l'opinione sua fosse reprobata, non la rimetterebbono, ma piú pertinacemente
la difenderebbono, maggiormente fortificandosi per l'opposizione; onde di sètte
nascono eresie. Le quali per impedire, il vero modo esser tolerare tutte le
opinioni et operare che nissuna danni l'altra, ma si viva in pace; né mai esser
una tanto repugnante all'altra, che usando questa moderazione possi nascer
alcun inconveniente, dove che senza questa, una differenza verbale, un apice minimo
è sufficiente a dividere tutto 'l mondo. Che molte delle opinioni de' moderni
innovatori s'averebbono potuto tolerare, se le avessero asserite con modestia e
senza dannare la Chiesa romana e la dottrina delle scole. Questo avere
costretto Leone a ritorcer contra Lutero quelle saette che egli prima tirò
contra la Sede apostolica. In somma diceva e replicava il savio prelato che le
solite protestazioni de' dottori di rimettersi alla Chiesa erano termini di
creanza e riverenza, a' quali necessario era corrispondere con altretanto di
rispetto, conservandosi neutrale tra le contrarietà; comportar cosí i termini
del vivere che rispetti quello che vuol esser rispettato, e non creder mai che
chi dice di rimettersi e sottoporsi abbia animo di farlo, se l'occasione
venisse: di che aver dato manifesto indicio Lutero, il quale mentre ebbe da far
con soli frati questori in Germania in materia delle indulgenze et anco co'
dottori di Roma, sempre disse che si rimetteva al papa, e subito che Leone
ricevette la promessa per reale, la qual era detta per pura apparenza, non solo
Martino non attese la promessa, ma inveí maggiormente contra il pontefice che
non aveva fatto contra li questori in Germania.
Di tutte le cose deliberate e delle
difficoltà rimanenti, cosí nella materia di fede, come di riforma degli abusi,
i legati mandarono copia a Roma, ricchie[de]ndo ordine di quello che dovevano
risolversi, fra tanto non tralasciando di reessaminare le medesime materie, ma
trattando però piú seriamente la materia della pluralità de' beneficii, già,
come s'è detto, proposta, e parte in questo tempo medesimo ventilata; della
quale, per narrarla continuamente, ho portato il tutto in questo luogo.
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