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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro terzo
    • [I prelati alemanni richiedono al papa di rimettere il concilio a Trento]
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[I prelati alemanni richiedono al papa di rimettere il concilio a Trento]

Questo giorno istesso i prelati di Germania, congregati nella dieta, cosí volendo Cesare, scrissero al papa dimandando che fosse ritornato in Trento il concilio. Era la lettera mista di preghiere e di minaccie: esponeva il cattivo stato e pericolo di Germania, al quale s'averebbe potuto proveder, se il rimedio del concilio fosse stato dato a tempo et in Germania, come era stato ricchiesto; perché avendo essi ample giurisdizzioni, non potevano longo tempo star lontani; e per quella stessa causa niuno era andato né a Mantova, né a Vicenza, e pochi a Trento, città, che essa ancora appartiene piú tosto all'Italia, specialmente al tempo della guerra. Ora, ridotte le cose in tranquillità, erano entrati in gran speranza che la nave fosse ridotta al porto, quando, fuori d'ogni espettazione, hanno inteso il concilio, nel quale era posta ogni speranza, esser trasferito altrove o piú tosto diviso; perilché, privati di questo rimedio, non gli restava altro se non il ricorso alla Chiesa apostolica, con pregar Sua Santità per la salute della Germania a restituir il concilio in Trento, il che facendo non esserci ossequio che da loro non si debbia promettere; altrimente non restar loro dove ricorrere per aiuto contra gli imminenti mali e pericoli; però si degni aver in considerazione la loro dimanda, pensando che, se gli non vi provederà, sarà possibil assai che sia pensato ad altri consegli e maniere per metter fine alle difficoltà. Pregando finalmente la Santità Sua a ricever in bene la loro lettera, essendo essi costretti a scriver cosí dall'ufficio proprio e dalla condizione de' tempi.

Fece di piú Cesare opera diligentissima accioché tutti si sottomettessero al concilio, instando, pregando e ricchiedendo che si rimettessero alla sua fede. Con l'elettor palatino le preghiere avevano specie di minaccie, rispetto alle precedenti offese, perdonate di recente. Verso Maurizio, duca di Sassonia, erano necessità, per tanti beneficii novamente avuti da Cesare e perché desiderava liberare il lantgravio, suo suocero. Perilché, promettendo loro Cesare d'adoperarsi che in concilio avessero la dovuta sodisfazzione e ricercandogli che si fidassero in lui, finalmente consentirono e furono seguiti dagl'ambasciatori dell'elettore di Brandeburg e da tutti i prencipi. Le città ricusarono, come cosa di gran pericolo il sottomettersi indifferentemente a tutti i decreti del concilio. Il Granvela negoziò con gl'ambasciatori loro assai e longamente, trattandogli anco da ostinati a ricusar quello che i prencipi avevano comprobato, aggiongendo qualche sorte di minaccie di condannargli in somma maggiore che la già pagata: perilché finalmente furono costrette di condescendere al voler di Cesare, riservata però cauzione per l'osservanza delle promesse. Onde chiamate alla presenza dell'imperatore et interrogate se si conformavano alla deliberazione de' prencipi, risposero che sarebbe stato troppo ardire il loro a voler correggere la risposta de' prencipi, e tutto insieme diedero una scrittura contenente le condizioni con che averebbono ricevuto il concilio. La scrittura fu ricevuta, ma non letta, e per nome di Cesare dal suo cancellario furono lodati che ad essempio degl'altri avessero rimesso il tutto all'imperatore e fidatisi di lui: e l'istesso imperatore fece dimostrazione d'averlo molto grato; cosí l'una e l'altra parte voleva esser ingannata.

 

 




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