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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro terzo
    • [Il papa scrive a' prelati di Bologna, i quali mantengono la traslazione]
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[Il papa scrive a' prelati di Bologna, i quali mantengono la traslazione]

Fu opinione di molti che il pontefice fosse autore al Ghisa di parlare in quel tenore per dar animo a cardinali suoi dependenti e per mortificare li spiriti elevati degli imperiali, e far vedere che non potevano pensar a sforzarlo; e per esseguire quanto a don Diego aveva detto, scrisse a Bologna al cardinale del Monte la proposizione fattagli e la deliberazione sua, ordinandogli che quanto prima, invocato lo Spirito Santo, esponesse il tutto a' padri, et inteso il loro parer, rescrivesse qual fosse la mente del concilio. Il legato, congregati i padri, espose le commissioni e fu il primo a dire il voto suo; il quale fu dagl'altri seguito; perché lo spirito solito a mover li legati conforme alla mente del papa e li vescovi a quella de' legati operò come altre volte fatto aveva. Perilché raccolti i voti, il cardinale col parer e per nome commune rispose che avendo la sinodo, quando si fece il legitimo decreto di transferirla da Trento a Bologna, ammonito tutti di mettersi in viaggio e, dopo gionti in Bologna, intendendo che alquanti erano restati in Trento, di nuovo amorevolmente essortati a partirsi di et unirsi al corpo del concilio, del che non essendo da alcuni d'essi tenuto conto, rimanendo ancora in quella città con sprezzo della sinodo e scandalo di molti, quasi come pretendessero essi di esser il concilio legitimo o di non esser tenuti d'ubedir a questo, i padri non sapevano veder come, salva la degnità e reputazione della sinodo, si potesse trattare del ritorno a Trento, se i rimasti in quella città non andavano prima a Bologna a congiongersi con gl'altri e riconoscere la potestà del concilio; il che quando fosse fatto, a contemplazione della Germania, s'averebbe potuto trattare di ritornar in Trento, se però quella nazione avesse data una idonea sicurtà di sottomettersi a' decreti cosí da farsi, come anco già fatti; aggiongendo esser uscita certa fama che, quando il concilio fosse ritornato in Trento, doverà introdursi in quello un proceder popolare e licenzioso: per la qual causa giudicavano i padri necessaria un'altra buona sicurtà, che dovesse esser servato l'ordine continuato nella celebrazione de' concilii, dagl'apostoli sino quella età, desiderando anco cauzione di star securi e di poter partire e transferire ancora il concilio, quando fosse parso alla maggior parte, e di poterlo finire quando giudicassero aver sodisfatto alle cause per che era stato convocato; supplicando in fine Sua Santità a non constringergli a quello che sarebbe contra l'onor di Dio e la libertà della Chiesa.

Il pontefice, ricevute queste lettere, finita la messa del giorno di san Giovanni Evangelista, ritornato alla camera de' paramenti co' cardinali, communicò loro la risposta del concilio, la qual essendo dalla maggior parte approvata, fatto chiamar il Mendozza, gli rifferí il parer della sinodo, approvato anco da' cardinali, et aggionse non esserci cosa la qual non facesse per causa della Germania, di che poteva Cesare esser buon testimonio; che teneva anco certo la dimanda fattagli da esso ambasciatore per nome di Cesare, di Ferdinando e dell'Imperio aver una condizione aggionta, cioè quando sia con pace e commodo dell'altre nazioni e con libertà della Chiesa; la quale, poiché congregata in un concilio generale, aveva giudicato altrimente, e dell'istesso parer era anco il collegio de' cardinali, egli non doveva, né poteva riputarla se non giuridica e raggionevole et approvarla, come anco faceva. Che averebbe desiderato, per l'amor paterno verso Cesare et il re, poter dargli risposta piú grata; ma da un pontefice, capo della Chiesa, non si doveva aspettare se non quello che il buon governo delle cose publiche lo constringeva deliberare; che conosceva la prudenza dell'imperatore et il filial amor suo, onde confidava che averebbe ricevuto quello che da tanti padri era giudicato necessario, averebbe commandato a' prelati spagnuoli che erano in Trento di ridursi immediate a Bologna, e sarebbesi adoperato acciò la Germania ricevesse le condizioni dal concilio proposte, e quanto prima inviasse i prelati tedeschi, e rendesse cauta la sinodo che sarebbono osservate le proposte condizioni. Il Mendozza, intesa la risposta, vedendo la risoluzione del pontefice, voleva allora allora protestare che l'adunanza di Bologna non era legitimo concilio e che, non rimettendolo la Santità Sua in Trento, sarebbe stata essa causa de tutti i mali evenimenti che fossero occorsi alla cristianità, e che in difetto suo Cesare, come protettore della Chiesa, averebbe proveduto; ma interponendosi il cardinale de Trani, decano del collegio, et alcuni altri cardinali, si contentò di referir questa risposta a Cesare et aspettare nuovo ordine da lui.

Il pontefice, considerata l'azzione del Mendozza, giudicò che questo negozio potesse caminar in qualche disparer tra lui e l'imperatore, nel qual caso non gli pareva utile per sé aver i prelati di Germania mal disposti. Alla ricevuta della loro lettera, di cui s'è parlato, restò offeso per l'ultima particola, del pensar ad altri consegli e rimedii, avendola per una minaccia aperta, e deliberò di non dargli risposta alcuna, e restò in quel parere tre mesi; ora, meglio consegliato, dubitò che tenendosi sprezzati non venissero a qualche risoluzione precipitosa, la quale Cesare lasciasse correre per implicarlo in maggiore difficoltà: onde, risoluto di prevenir il male con onorargli di risposta, la ordinò molto modesta et arteficiosa, ancorché non senza risentimento conveniente alla dignità sua. Incomminciò la lettera dalla lode della loro pietà, quale appariva nella sollecitudine usata per rimediare alle eresie e sedizioni, affermando che d'altretanta egli ancora, per l'ufficio suo pastorale, resta assai occupato in maniera che mai ha lasciato, né lascia passar tempo senza pensar a qualche rimedio, e dal principio del ponteficato ricorse a quello che da loro è menzionato, cioè al concilio. E qui, narrate le cose successe nella convocazione, e gli impedimenti, perché non si venne alle essecuzione immediate, soggionse che, congregato il concilio, molti decreti sono stati deliberati, cosí condannando gran parte delle eresie, come per riformazione della Chiesa; che la partita del concilio da quella città fu senza sua saputa; ma avendo la sinodo potestà di farlo, presuppone che sia stato con causa legitima, sin che gli consti in contrario. E se ben alcuni pochi non hanno consentito, non però si può dire che il concilio sia diviso. Soggionse che non è trasferito in città molto lontana, né poco sicura, e l'esser suddita della Chiesa la rende piú sicura alla Germania, la qual ha ricevuta da lei la religione cristiana e molti altri beneficii; poco importar a lui che il concilio sia celebrato o altrove, e non impedire che i padri non possino elegger altro luogo, purché non siano sforzati; ma che cosa gli ritenga dal ritornar a Trento, potranno vedere dalle lettere di Bologna, de' quali manda copia. Che ha differito a risponder alle lettere loro, perché, essendo andato a lui per nome di Cesare il cardinale di Trento, e dopo don Diego Mendozza, ha voluto prima risponder all'imperatore. Che dalla copia delle lettere de' padri di Bologna vedranno quello che convenga fare prima che deliberar il ritorno: però gli pregava a venire, o mandar procuratori a Bologna e proseguire il concilio. In fine aggionse non esser restato turbato per il capo delle loro lettere dove accennano che saranno presi nuovi modi e consegli, essendo conscio di se medesimo di non aver tralasciato alcuna parte del suo debito e d'aver abbracciata la Germania con ogni carità; ben promettersi di loro e di Cesare che non faranno cosa alcuna senza maturità; ma se saranno tentati consegli contra l'autorità della Sede romana, non lo potrà proibire, avendolo Cristo predetto quando la fondò; non però temer che i tentativi possino succedere felicemente, essendo fondata in una fermissima rocca. Piú volte altri aver machinato il medesimo, ma destrutti i loro tentativi, Dio aver dato essempio in quelli di quanto possi sperare chi vorrà entrarvi: e se le miserie passate non moveranno li presenti a desistere esser nondimeno certo che essi resteranno costanti nella pietà e fede sempre prestata, e nelle loro congregazioni non daranno luogo a consegli contrarii alla degnità della Chiesa.

 

 




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