[Il papa scrive a' prelati di Bologna,
i quali mantengono la traslazione]
Fu opinione di molti che il pontefice
fosse autore al Ghisa di parlare in quel tenore per dar animo a cardinali suoi
dependenti e per mortificare li spiriti elevati degli imperiali, e far vedere
che non potevano pensar a sforzarlo; e per esseguire quanto a don Diego aveva
detto, scrisse a Bologna al cardinale del Monte la proposizione fattagli e la
deliberazione sua, ordinandogli che quanto prima, invocato lo Spirito Santo,
esponesse il tutto a' padri, et inteso il loro parer, rescrivesse qual fosse la
mente del concilio. Il legato, congregati i padri, espose le commissioni e fu
il primo a dire il voto suo; il quale fu dagl'altri seguito; perché lo spirito
solito a mover li legati conforme alla mente del papa e li vescovi a quella de'
legati operò come altre volte fatto aveva. Perilché raccolti i voti, il
cardinale col parer e per nome commune rispose che avendo la sinodo, quando si
fece il legitimo decreto di transferirla da Trento a Bologna, ammonito tutti di
mettersi in viaggio e, dopo gionti in Bologna, intendendo che alquanti erano
restati in Trento, di nuovo amorevolmente essortati a partirsi di là et unirsi
al corpo del concilio, del che non essendo da alcuni d'essi tenuto conto,
rimanendo ancora in quella città con sprezzo della sinodo e scandalo di molti,
quasi come pretendessero essi di esser il concilio legitimo o di non esser
tenuti d'ubedir a questo, i padri non sapevano veder come, salva la degnità e
reputazione della sinodo, si potesse trattare del ritorno a Trento, se i
rimasti in quella città non andavano prima a Bologna a congiongersi con
gl'altri e riconoscere la potestà del concilio; il che quando fosse fatto, a
contemplazione della Germania, s'averebbe potuto trattare di ritornar in
Trento, se però quella nazione avesse data una idonea sicurtà di sottomettersi
a' decreti cosí da farsi, come anco già fatti; aggiongendo esser uscita certa
fama che, quando il concilio fosse ritornato in Trento, doverà introdursi in
quello un proceder popolare e licenzioso: per la qual causa giudicavano i padri
necessaria un'altra buona sicurtà, che dovesse esser servato l'ordine
continuato nella celebrazione de' concilii, dagl'apostoli sino quella età,
desiderando anco cauzione di star securi e di poter partire e transferire
ancora il concilio, quando fosse parso alla maggior parte, e di poterlo finire
quando giudicassero aver sodisfatto alle cause per che era stato convocato;
supplicando in fine Sua Santità a non constringergli a quello che sarebbe
contra l'onor di Dio e la libertà della Chiesa.
Il pontefice, ricevute queste lettere,
finita la messa del giorno di san Giovanni Evangelista, ritornato alla camera
de' paramenti co' cardinali, communicò loro la risposta del concilio, la qual
essendo dalla maggior parte approvata, fatto chiamar il Mendozza, gli rifferí
il parer della sinodo, approvato anco da' cardinali, et aggionse non esserci
cosa la qual non facesse per causa della Germania, di che poteva Cesare esser
buon testimonio; che teneva anco certo la dimanda fattagli da esso ambasciatore
per nome di Cesare, di Ferdinando e dell'Imperio aver una condizione aggionta,
cioè quando sia con pace e commodo dell'altre nazioni e con libertà della
Chiesa; la quale, poiché congregata in un concilio generale, aveva giudicato
altrimente, e dell'istesso parer era anco il collegio de' cardinali, egli non
doveva, né poteva riputarla se non giuridica e raggionevole et approvarla, come
anco faceva. Che averebbe desiderato, per l'amor paterno verso Cesare et il re,
poter dargli risposta piú grata; ma da un pontefice, capo della Chiesa, non si
doveva aspettare se non quello che il buon governo delle cose publiche lo
constringeva deliberare; che conosceva la prudenza dell'imperatore et il filial
amor suo, onde confidava che averebbe ricevuto quello che da tanti padri era
giudicato necessario, averebbe commandato a' prelati spagnuoli che erano in
Trento di ridursi immediate a Bologna, e sarebbesi adoperato acciò la Germania
ricevesse le condizioni dal concilio proposte, e quanto prima inviasse i
prelati tedeschi, e rendesse cauta la sinodo che sarebbono osservate le
proposte condizioni. Il Mendozza, intesa la risposta, vedendo la risoluzione
del pontefice, voleva allora allora protestare che l'adunanza di Bologna non
era legitimo concilio e che, non rimettendolo la Santità Sua in Trento, sarebbe
stata essa causa de tutti i mali evenimenti che fossero occorsi alla
cristianità, e che in difetto suo Cesare, come protettore della Chiesa,
averebbe proveduto; ma interponendosi il cardinale de Trani, decano del
collegio, et alcuni altri cardinali, si contentò di referir questa risposta a
Cesare et aspettare nuovo ordine da lui.
Il pontefice, considerata l'azzione del Mendozza,
giudicò che questo negozio potesse caminar in qualche disparer tra lui e
l'imperatore, nel qual caso non gli pareva utile per sé aver i prelati di
Germania mal disposti. Alla ricevuta della loro lettera, di cui s'è parlato,
restò offeso per l'ultima particola, del pensar ad altri consegli e rimedii,
avendola per una minaccia aperta, e deliberò di non dargli risposta alcuna, e
restò in quel parere tre mesi; ora, meglio consegliato, dubitò che tenendosi
sprezzati non venissero a qualche risoluzione precipitosa, la quale Cesare
lasciasse correre per implicarlo in maggiore difficoltà: onde, risoluto di
prevenir il male con onorargli di risposta, la ordinò molto modesta et
arteficiosa, ancorché non senza risentimento conveniente alla dignità sua. Incomminciò
la lettera dalla lode della loro pietà, quale appariva nella sollecitudine
usata per rimediare alle eresie e sedizioni, affermando che d'altretanta egli
ancora, per l'ufficio suo pastorale, resta assai occupato in maniera che mai ha
lasciato, né lascia passar tempo senza pensar a qualche rimedio, e dal
principio del ponteficato ricorse a quello che da loro è menzionato, cioè al
concilio. E qui, narrate le cose successe nella convocazione, e gli
impedimenti, perché non si venne alle essecuzione immediate, soggionse che,
congregato il concilio, molti decreti sono stati deliberati, cosí condannando
gran parte delle eresie, come per riformazione della Chiesa; che la partita del
concilio da quella città fu senza sua saputa; ma avendo la sinodo potestà di farlo,
presuppone che sia stato con causa legitima, sin che gli consti in contrario. E
se ben alcuni pochi non hanno consentito, non però si può dire che il concilio
sia diviso. Soggionse che non è trasferito in città molto lontana, né poco
sicura, e l'esser suddita della Chiesa la rende piú sicura alla Germania, la
qual ha ricevuta da lei la religione cristiana e molti altri beneficii; poco
importar a lui che il concilio sia celebrato là o altrove, e non impedire che i
padri non possino elegger altro luogo, purché non siano sforzati; ma che cosa
gli ritenga dal ritornar a Trento, potranno vedere dalle lettere di Bologna,
de' quali manda copia. Che ha differito a risponder alle lettere loro, perché,
essendo andato a lui per nome di Cesare il cardinale di Trento, e dopo don
Diego Mendozza, ha voluto prima risponder all'imperatore. Che dalla copia delle
lettere de' padri di Bologna vedranno quello che convenga fare prima che
deliberar il ritorno: però gli pregava a venire, o mandar procuratori a Bologna
e proseguire il concilio. In fine aggionse non esser restato turbato per il
capo delle loro lettere dove accennano che saranno presi nuovi modi e consegli,
essendo conscio di se medesimo di non aver tralasciato alcuna parte del suo
debito e d'aver abbracciata la Germania con ogni carità; ben promettersi di
loro e di Cesare che non faranno cosa alcuna senza maturità; ma se saranno
tentati consegli contra l'autorità della Sede romana, non lo potrà proibire,
avendolo Cristo predetto quando la fondò; non però temer che i tentativi
possino succedere felicemente, essendo fondata in una fermissima rocca. Piú
volte altri aver machinato il medesimo, ma destrutti i loro tentativi, Dio aver
dato essempio in quelli di quanto possi sperare chi vorrà entrarvi: e se le
miserie passate non moveranno li presenti a desistere esser nondimeno certo che
essi resteranno costanti nella pietà e fede sempre prestata, e nelle loro
congregazioni non daranno luogo a consegli contrarii alla degnità della Chiesa.
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