[Cesare fa publicar una riforma]
Oltra di questo, a 14 di giugno publicò
Cesare una riforma dell'ordine ecclesiastico, la qual da' prelati et altre
persone dotte e religiose era stata con maturità digesta e raccolta. Quella
conteneva 22 capi: dell'ordinazione et elezzione de' ministri; dell'officio
degl'ordini ecclesiastici; dell'officio di decani e canonici; delle ore
canoniche; de' monasterii; delle scuole et università; degl'ospitali;
dell'officio del predicatore; dell'amministrazione de' sacramenti;
dell'amministrazione del battesmo; della amministrazione della confermazione;
delle ceremonie; della messa; dell'amministrazione della penitenzia;
dell'amministrazione dell'estrema unzione; dell'amministrazione del matrimonio;
delle ceremonie ecclesiastiche; della disciplina del clero e del popolo; della
pluralità de beneficii; della disciplina del popolo; della visita; de'
concilii; della scomunica. In questi capi sono da' 130 precetti cosí giusti e
pieni d'equità, che se alcuno dicesse non essere mai uscita inanzi quel tempo
una formula di riformazione piú essatta e meno interessata, senza cavilli e
trappole per pigliar gl'incauti, non potrebbe facilmente esser redarguito; se
quella fosse stata da' soli prelati constituita, non sarebbe dispiacciuta a
Roma, eccetto in doi luoghi, dove autoriza il concilio basileense, in alcuni
altri dove mette mano nelle dispense et essenzioni pontificie et in altre cose
riservate al papa. Ma perché per l'autorità imperiale fu stabilita, parve piú
insopportabile che il fatto dell'Interim, essendo una massima
fondamentale della corte romana che i secolari, di qual si voglia degnità e
bontà di vita, non possino dar legge alcuna al clero, eziandio per buon fine.
Non potendo però altro fare, sopportarono quella tirannide (cosí dicevano) alla
quale per allora non si potevano opponere.
Pochi giorni dopo ordinò anco Cesare che
le sinodi diocesane fossero tenute a san Martino e le provinciali inanzi
quaresima. E perché i prelati desideravano che il pontefice s'accommodasse a
consentire almeno a quei capi che parevano non esser in diminuzione
dell'autorità pontificia, s'offerí loro l'imperatore per scrittura data sotto
18 di luglio di usar ogni diligenza con Sua Santità acciò si contentasse di non
mancar del suo officio. Fu stampata questa riformazione in molti luoghi
catolici di Germania, et anco l'istesso anno in Milano da Innocenzio
Ciconiaria. Fu l'ultimo di giugno il fine della dieta d'Augusta e si publicò il
recesso, nel quale promise Cesare che il concilio si sarebbe continuato in
Trento e che egli averebbe operato che presto fosse reassonto; il che quando
fusse fatto, commandava che tutti gli ecclesiastici vi intervenissero, e quelli
della confessione augustana vi andassero con suo salvocondotto, dove tutto
sarebbe trattato secondo le Sacre Lettere e la dottrina de' padri, et essi
sarebbono uditi.
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