[I prelati germani richieggono
l'assistenza de' ministri pontificii. Il papa invia noncii con una bolla]
Il cardinale d'Augusta et altri prelati,
gelosi che con questi principii de confessione e riforme fatte e publicate in
diete non fusse esclusa di Germania l'autorità del papa, pregarono Cesare che
l'invitasse a mandare legato espresso, quale aiutasse l'essecuzione delle cose
decretate, allegando che ciò sarebbe un mezo di facilitare grandemente, perché
molti, in quali ancora vive il rispetto al pontefice, s'adopereranno piú
prontamente vedendo intervenire anco l'autorità sua. L'imperatore, avendo
concepito nell'animo che quietandosi i moti della religione, Germania dovesse
restar oppressa sotto il suo servizio, abbracciava ogni proposta di facilità,
sicuro che averebbe poi ridotto il tutto come gli fosse piacciuto. Fece dar
conto al pontefice di tutte le cose fatte per riformazione e l'invitò a mandar
uno o piú legati. Il papa mandò immediate il vescovo di Fano, prelato grato
all'imperatore, per noncio, con pretesto d'intender meglio la volontà di Sua
Maestà intorno la richiesta sua e per proponere la restituzione di Piacenza et
il far partire i spagnuoli da Trento: poi, ricevuta la prima risposta dal Fano
e posto il negozio in consultazione co' cardinali, presto risolvé non esser sua
degnità mandare ministro che fosse essecutore de' decreti imperiali; ma per la
raggione che mosse il cardinale d'Augusta, prese un termine medio di mandar
noncii, non per quello che l'imperatore dissegnava, ma per conceder grazie et
assoluzioni, considerando che questo dovesse far effetti mirabili per sostener
l'autorità sua, senza incorrer il pregiudicio d'assentire che altri s'avesse
assonto l'autorità che pretendeva non poter convenire salvo che a lui.
Adonque destinò appresso il Fano li
vescovi di Verona e Ferentino suoi noncii in Germania, a quali spedí con
participazione de' cardinali una bolla sotto l'ultimo agosto, dando loro
commissione di dichiarare a quelli che voranno tornar alla verità catolica che
egli è pronto ad abbraciargli senza rendersi difficile a perdonargli, purché
non voglino dar le leggi, ma riceverle; rimettendo alla conscienza de' noncii
di rilasciare qualche cosa della vecchia disciplina, se giudicheranno potersi
fare senza publico scandalo; e per questo dà loro facoltà d'assolvere in
utroque foro pienamente qualonque persone secolari, eziandio re e prencipi,
ecclesiastiche e regolari, collegii e communità, da tutte le scommuniche et
altre censure e dalle pene eziandio temporali incorse per causa d'eresia,
ancorché fossero relassi e dispensar dalle irregularità contratte per ogni
rispetto, eziandio per bigamia, e restituirgli alla fama, onore e degnità, con
autorità anco di moderar o rimetter in tutto ogni abgiurazione e penitenzia
debita, e di liberar le communità e singulari persone da tutti i patti e
convenzioni illeciti contratti con li sviati, assolvendogli da' giuramenti et
omagii prestati, e da' pergiurii che fossero sin allora incorsi per qualche
passate inosservanze, et ancora assolver i regolari dall'apostasia, dandogli
facoltà di portar l'abito regolare coperto sotto quello di prete secolare, e di
conceder licenzia ad ogni persona, eziandio ecclesiastica, di poter mangiar
carne e cibi proibiti nei giorni di quaresima e di digiuno, col conseglio del
medico corporale e spirituale, overo spirituale solo, o anco senza, se a loro
fosse paruto, e di moderar il numero delle feste, et a quelli che hanno
ricevuto la communione del calice, se la dimanderanno umilmente e confesseranno
che la Chiesa non falla negandola a' laici, concedergliela in vita o per il
tempo che a loro parerà, purché sia fatta separatamente quanto al luogo e quanto
al tempo da quella che si fa per decreto della Chiesa. Concesse anco a loro
facoltà di unir i beneficii ecclesiastici alli studii e scuole overo ospitali,
et assolvere gli occupatori de' beni ecclesiastici dopo la restituzione delli
stabili, concordando anco per i frutti usurpati e per i mobili consumati, con
autorità di poter communicare queste facoltà ad altre persone insigni.
Andò questa bolla per tutto, essendo
stampata per l'occasione che si dirà, e diede da parlare: prima per il proemio,
nel qual diceva il papa che nelle turbolenze della Chiesa si era consolato
sopra il rimedio lasciato da Cristo, che il grano della Chiesa, crivellato da
Satana, sarebbe stato conservato per la fede di Pietro, e maggiormente dopo che
egli vi ebbe applicato il rimedio del concilio generale, quasi che non avesse
la Chiesa dove fondarsi che sopra lui e 60 persone di Trento. Poi attribuivano
a gran presonzione il restituir agli onori, fama e degnità i re e prencipi. Era
anco avvertita la contradizzione d'assolvere da' giuramenti illiciti, perché
l'illiciti non hanno bisogno d'assoluzione, et i veri giuramenti nissun può
assolvergli. Era riputata similmente contradizzione il conceder il calice solo
a chi crede la Chiesa non errare proibendo il calice a laici. Imperoché come sarebbe
possibile aver tal credulità e ricercar di non esser compreso nella
proibizione? Ma non contenevano le risa, leggendo la condizione nell'assolver i
frati usciti, di portar l'abito coperto, quasi che il regno di Dio fosse in un
colore o forma di veste, che non portandola in mostra fosse necessario averla
almeno in secreto. Ma con tutto che in diligenza fosse fatta la depurazione de'
noncii, nondimeno l'espedizione si differí sino l'anno futuro, perché Cesare
non si contentò del modo nel quale non si faceva menzione d'assistere, né
autorizare le provisioni da lui fatte, né il pontefice volle mai lasciarsi
indurre che ministro alcuno v'intervenisse per suo nome.
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