[Cesare procaccia l'introduzzione del suo
«Interim», e vi trova grandi intoppi]
Partito Cesare d'Augusta, fece ogni
diligenza acciò l'Interim fosse ricevuto dalle città protestanti, e
trovò per tutto resistenza e difficultà, e nissun luogo vi fu dove non
succedesse travaglio, perché li protestanti detestavano l'Interim piú
che i catolici. Dicevano che fosse un stabilimento totale del papismo;
biasimavano sopra tutto la dottrina della giustificazione e che fosse posta in
dubio la communione del calice et il matrimonio de' preti. Il duca Giovanni
Frederico di Sassonia, se ben priggione, liberamente disse che Dio e la propria
conscienza, a' quali era sopra tutto tenuto, non glielo permettevano. Dove fu
ricevuto, successero infiniti casi, varietà e confusioni, sí che fu introdotto
in qualonque luogo diversamente, e con tante limitazioni e condizioni, che piú
tosto si può dire che da tutte fosse reietto, che da alcune accettato. Né li
catolici si curavano d'aiutare l'introduzzione, come quelli che non
l'approvavano essi ancora. Quello che fermò Cesare assai fu la modesta libertà
d'una picciola e debole città, la quale lo supplicò che, essendo patrone della
roba e della vita di tutti, concedesse che la conscienza fosse di Dio; che se
la dottrina proposta a loro fosse ricevuta da esso e tenuta per vera, averebbono
un grand'essempio da seguire; ma che Sua Maestà vogli constringere loro ad
accettare e credere cosa che la medesima Maestà Sua non l'ha per vera e non la
seguita, pareva a loro di non potersi accommodare. Al settembre andò
l'imperatore nell'inferiore Germania, dove ebbe maggiore difficoltà. Perché le
città di Sassonia si valsero di molte scusazioni per non riceverlo, e la città
di Maddeburg si oppose con maniere anco di sprezzo: perilché fu posta in bando
imperiale e sostenne la guerra, che fu longhissima, la qual mantenne il fuogo
vivo in Germania, che tre anni dopo abbruggiò i trofei dell'imperatore, come a
suo luogo si dirà.
Per questa confusione e per dar ordine di
far giurare il figlio a' fiamenghi, Cesare finalmente, lasciata la Germania, passò
ne' Stati suoi de Fiandra; e quantonque avesse severamente proibito che la
dottrina dell'Interim non fosse impugnata da alcuno, né fosse scritto,
insegnato o predicato in contrario, nondimeno fu scritto contra da molti
protestanti. Et il pontefice, che giudicò cosí esser ispediente per le cose
sue, ordinò a Francesco Romeo, generale di san Dominico, che, congregati i piú
dotti del suo ordine, facesse, con loro parere e fatica, una gagliarda e soda
confutazione. Fu anco in Francia da diversi scritto in contrario, et in breve
vi fu un stuolo di scritture de catolici e protestanti, massime delle città
ansiatiche, in contrario; e seguí quello che ordinariamente avviene a chi vuole
conciliare opinioni contrarie, che le rende ambedue concordi all'oppugnazione della
media e piú ostinati ciascuno nella propria. Fu anco causa di qualche divisione
tra i medesimi protestanti; perché quelli che, costretti, avevano ceduto in
parte a Cesare e restituite le vecchie ceremonie, si scusavano dicendo che le
cose da loro fatte erano indifferenti, e per conseguente alla salute non
importava piú il reprobarle che il riceverle, e che era lecito, anzi
necessario, tolerar qualche servitú, quando l'impietà non è congionta: e per
tanto in queste doversi obedire a Cesare. E gl'altri, che la necessità non
aveva costretti, dicevano esser vero, che le cose indifferenti non importavano
alla salute, ma che per mezzo delle indifferenti s'introducevano delle
perniciose, e passando inanzi formarono una general conclusione, che le
ceremonie e riti, quantonque di natura indifferenti, diventano cattivi allora
quando chi le usa ha opinione che siano buone o necessarie; e di qua nacquero
due sette, che passarono poi altre differenze tra loro e non furono mai ben
riconciliate.
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