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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro terzo
    • [Cesare procaccia l'introduzzione del suo «Interim», e vi trova grandi intoppi]
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[Cesare procaccia l'introduzzione del suo «Interim», e vi trova grandi intoppi]

Partito Cesare d'Augusta, fece ogni diligenza acciò l'Interim fosse ricevuto dalle città protestanti, e trovò per tutto resistenza e difficultà, e nissun luogo vi fu dove non succedesse travaglio, perché li protestanti detestavano l'Interim piú che i catolici. Dicevano che fosse un stabilimento totale del papismo; biasimavano sopra tutto la dottrina della giustificazione e che fosse posta in dubio la communione del calice et il matrimonio de' preti. Il duca Giovanni Frederico di Sassonia, se ben priggione, liberamente disse che Dio e la propria conscienza, a' quali era sopra tutto tenuto, non glielo permettevano. Dove fu ricevuto, successero infiniti casi, varietà e confusioni, che fu introdotto in qualonque luogo diversamente, e con tante limitazioni e condizioni, che piú tosto si può dire che da tutte fosse reietto, che da alcune accettato. Né li catolici si curavano d'aiutare l'introduzzione, come quelli che non l'approvavano essi ancora. Quello che fermò Cesare assai fu la modesta libertà d'una picciola e debole città, la quale lo supplicò che, essendo patrone della roba e della vita di tutti, concedesse che la conscienza fosse di Dio; che se la dottrina proposta a loro fosse ricevuta da esso e tenuta per vera, averebbono un grand'essempio da seguire; ma che Sua Maestà vogli constringere loro ad accettare e credere cosa che la medesima Maestà Sua non l'ha per vera e non la seguita, pareva a loro di non potersi accommodare. Al settembre andò l'imperatore nell'inferiore Germania, dove ebbe maggiore difficoltà. Perché le città di Sassonia si valsero di molte scusazioni per non riceverlo, e la città di Maddeburg si oppose con maniere anco di sprezzo: perilché fu posta in bando imperiale e sostenne la guerra, che fu longhissima, la qual mantenne il fuogo vivo in Germania, che tre anni dopo abbruggiò i trofei dell'imperatore, come a suo luogo si dirà.

Per questa confusione e per dar ordine di far giurare il figlio a' fiamenghi, Cesare finalmente, lasciata la Germania, passò ne' Stati suoi de Fiandra; e quantonque avesse severamente proibito che la dottrina dell'Interim non fosse impugnata da alcuno, né fosse scritto, insegnato o predicato in contrario, nondimeno fu scritto contra da molti protestanti. Et il pontefice, che giudicò cosí esser ispediente per le cose sue, ordinò a Francesco Romeo, generale di san Dominico, che, congregati i piú dotti del suo ordine, facesse, con loro parere e fatica, una gagliarda e soda confutazione. Fu anco in Francia da diversi scritto in contrario, et in breve vi fu un stuolo di scritture de catolici e protestanti, massime delle città ansiatiche, in contrario; e seguí quello che ordinariamente avviene a chi vuole conciliare opinioni contrarie, che le rende ambedue concordi all'oppugnazione della media e piú ostinati ciascuno nella propria. Fu anco causa di qualche divisione tra i medesimi protestanti; perché quelli che, costretti, avevano ceduto in parte a Cesare e restituite le vecchie ceremonie, si scusavano dicendo che le cose da loro fatte erano indifferenti, e per conseguente alla salute non importava piú il reprobarle che il riceverle, e che era lecito, anzi necessario, tolerar qualche servitú, quando l'impietà non è congionta: e per tanto in queste doversi obedire a Cesare. E gl'altri, che la necessità non aveva costretti, dicevano esser vero, che le cose indifferenti non importavano alla salute, ma che per mezzo delle indifferenti s'introducevano delle perniciose, e passando inanzi formarono una general conclusione, che le ceremonie e riti, quantonque di natura indifferenti, diventano cattivi allora quando chi le usa ha opinione che siano buone o necessarie; e di qua nacquero due sette, che passarono poi altre differenze tra loro e non furono mai ben riconciliate.

 

 




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