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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro terzo
    • [Il papa consulta il ritorno del concilio in Trento]
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[Il papa consulta il ritorno del concilio in Trento]

Il pontefice, ritiratosi con i piú confidenti suoi, considerando che quella era la piú importante deliberazione che potesse occorrere nel suo ponteficato, bilanciò le raggioni che lo potevano persuadere o dissuadere. Considerava prima che, rimettendo il concilio in Trento, condannava la translazione fatta a Bologna, principalmente per opera sua, e che era un'aperta confessione d'aver operato male, o per propria volontà, o per motivo d'altri; e se pur altro non fosse passato che la translazione, non esser cosa di tanto momento; ma l'aversi fatto parte a defenderla et anco con acrimonia, non si poteva scusare che non fosse malizia, quando si retrattasse con tanta facilità. Ma quello che piú importava, metteva sé e la Sede apostolica in tutti i pericoli, per liberarsi da' quali Paolo, prencipe prudentissimo, giudicò sicurarsi, e sino alla morte perseverò in quel parere, che fosse errore manifesto il rientrarvi. E se ben forse l'animo de molti non fosse mal disposto contra lui, come nuovo pontefice, nondimeno esser cosa certa che la maggior parte non pretendono essere gravati dal papa, ma dal ponteficato; et anco, quanto s'aspetta al particolare, nissun esser certo che in progresso non possi occorrer cosa che gli concitasse odio maggiore, eziandio senza sua colpa. Oltra che non tutti gli uomini si movono per l'odio, ma quelli che sono i piú nociuti lo fanno per avanzare se stessi con la depressione d'altri. Però potersi concludere che restino le stesse raggioni che costrinsero Paolo per necessitar anco Giulio all'istessa risoluzione. Considerava il travaglio grande sostenuto da Paolo per 26 mesi per questa causa, e le indegnità che gli convenne sopportare, e la deteriorazione della autorità ponteficia, non tanto in Germania, ma in Italia ancora; e che se a Paolo, fermato nel ponteficato tanti anni e stimato da tutti, fu causa di diminuzione, tanto piú sarebbe a lui nuovo pontefice, non avendo ancora fatte le intelligenze et aderenze necessarie per pigliar impresa di contrastare; se a lui avvenisse una protestazione adosso overo un decreto come l'Interim, sarebbe la sua autorità vilipesa da tutti. Che non occorreva metter in conto l'opera da sé fatta nel trasferir il concilio e la costanza nel difender la traslazione, perché con la mutazione della fortuna ha mutato anco tutto 'l conseguente a quella, e le azzioni di Giovanni Maria di Monte cardinale non pertenere a Giulio papa, e quelle cose che davano riputazione a quello, non esser per darla a questo: allora conveniva operar come operò, per mostrarsi fedele servitore del patrone, ora essendo senza patrone, cessar afatto il rispetto di mostrar costanza in ben servire et esserne successo un altro che ricerca prudenza in accommodarsi. Considerava quanto avesse dello specioso la richiesta di Cesare, poiché si trattava di ridur la Germania: quanto scandalo averebbe dato il non udirla? Le cause che incitavano a far il concilio esser in aperto e note a tutti; quelle che dissuadevano esser in occolto e note a pochissimi. Finalmente il giuramento dato e repetito dover esser stimato: e se ben obligava a proseguir il concilio senza prescrizzione di luogo, era però certo che contra il voler di Cesare, imperatore, re di Spagna e di Napoli, prencipe de' Paesi Bassi e con altre aderenze in Italia, era impossibile far concilio generale, tanto che l'istesso era negar di rimetterlo in Trento, come non voler proseguirlo. In questa parte inclinava piú, come piú conforme alla natura sua, avida piú di fuggire le incommodità presenti che evitare i pericoli futuri: elegendo questa, si liberava dalla molestia che l'imperatore gli averebbe dato; quanto a' pericoli che il concilio apportava, incomminciò a stimarli meno; pensava non esser l'istessa fortuna di Cesare allora che già doi anni: allora era stimato, aspettando la vittoria, e poi ottenuta; ora si vede che quella gli è piú di peso e difficoltà. Tiene doi prencipi preggioni, come il lupo per le orechie; le città di Germania hanno aperti spiriti di ribellione; gli ecclesiastici sono socii di quella dominazione; esservi anco li domestici mali per il figlio et il fratello et il nepote che aspirano all'Imperio, negozio che gli darà forse travaglio sopra le sue forze. In fine fece conclusione secondo il suo naturale: usciamo della difficoltà presente con speranza che la nostra buona fortuna non ci abandonerà.

E ritenendo in sé la risoluzione, deputò una congregazione de cardinali et altri prelati, per la maggior parte imperiali, acciò capitassero alla risoluzione da lui presa, frapostovi pochi suoi confidenti per tener regolato il negozio secondo l'intenzione sua; alla quale propose la ricchiesta dell'imperatore: ordinando che, senza alcun rispetto, ciascun dicesse quello che gli pareva esser servizio di Dio e della Sede apostolica, e quando si riputasse ben condescendervi, pensasse anco la maniera di farlo con degnità, sicurezza e frutto. La congregazione, dopo che ebbe piú volte consultato, riferí al pontefice che giudicava necessario proseguire il concilio, perché cosí era giurato nel conclave e da Sua Santità dopo l'assonzione, e per levar lo scandalo dal mondo, che senza dubio sarebbe grandissimo non lo facendo. Il proseguirlo aver doi modi: uno continuandolo in Bologna, l'altro rimettendolo in Trento; il continuarlo in Bologna non si poteva fare, avendo Paolo avvocato a sé la cognizione della traslazione et inibito il proceder piú oltre; se Sua Santità non sentenziava prima che la traslazione fosse stata valida, non si poteva caminar inanzi in quella città: il che, quando avesse voluto fare, averebbe dato legitimo pretesto d'esser allegato per sospetto, essendo noto che fu opera sua, come di primo legato e presidente. Perilché restava solo l'altra via di rimetterlo in Trento, e che si levava anco l'occasione alla Germania di recalcitrare e si sodisfaceva l'imperatore, che era punto assai essenziale. Questo conseglio, portato al papa, fu da lui approvato, onde si passò al rimanente.

E prima fu concluso che era necessario aver il consenso et assistenza del re di Francia e l'intervento de' prelati del suo regno, senza le quali cose sarebbe molto debole la reputazione del concilio e s'incorrerebbe il pericolo di perder la Francia, che si ha, per acquistare la Germania perduta, e, secondo l'apologo, lasciar cader il corpo per acquistar l'ombra. Pareva difficile poter indurvi quel re e levargli i sospetti, celebrandosi in luogo soggetto a Cesare e vicino alle sue armi. Ma essaminando che sospetti potessero esser questi, altro non si trovò se non che il concilio non deliberasse qualche cosa pregiudiciale al governo di quel regno, o contra i privilegii di quella corona, o contra l'immunità della Chiesa gallicana; di che, quando fosse assicurato, non si poteva dubitare che per l'obligo ereditario di protegere e favorire la Sede apostolica, non fosse per assistere e mandare i prelati suoi. La seconda difficoltà nasceva perché i prelati italiani, che sono per il piú poveri, aborriscono quel luogo, non potendo sostener le spese, e la camera apostolica, essausta, malamente può sovvenirgli quanto fa bisogno, oltra le spese nel mantener li legati et officiali del concilio et altri straordinarii. Al che pensato e ripensato, non seppero trovar rimedio di far concilio senza spendere, et esser necessario bever questo calice: ben si poteva troncar le superfluità, ispedendo il concilio presto e non dimorandovi se non quanto fosse necessario. La terza difficoltà nacque se li protestanti avessero voluto rivocate in dubio le cose determinate: nel che tutta la congregazione prontamente risolse che conveniva farsi chiaramente intendere che si dovessero aver per indubitate e non permettere che fossero poste in disputa, e di ciò dicchiararsi inanzi il concilio e non aspettare a farsi intendere allora. La quarta e piú importante di tutte era l'autorità della Sede apostolica, cosí nel concilio come fuori e sopra d'esso, la qual certa cosa è che non solo i protestanti impugnavano, ma molti prencipi averebbono voluto restringere, e tra i vescovi non mancava buon numero che pensavano a moderarla: che era stata potissima causa per che i pontefici passati non s'avevano lasciato indurre a concilio, e Paolo, che si vi era trasportato, se n'era avveduto in fine e con la traslazione aveva rimediato. Questo pericolo era da tutti veduto, né alcun sapeva trovar scapatorio, se non dicendo che Dio, qual aveva fondato la Chiesa romana e postala sopra tutte le altre, averebbe dissipato ogni conseglio: il che da alcuni creduto per semplicità, da altri per interesse e da alcuni detto solo per non saper che altro dire, non pareva che bastasse.

Ma il cardinale Crescenzio, fatto prima gran fondamento sopra questa confidanza, aggionse non esservi alcun negozio umano dove non convenga correr qualche pericolo; la guerra dimostrarlo, che è l'apice delle umane azzioni, quale mai s'intraprende, sia pur con quanta sicurezza della vittoria si vuol, che non resti pericolo d'una perdita e destruzzione totale; né alcun negozio s'intraprende con tanta certezza di buon essito, che non possi per cause incognite o stimate leggieri precipitare in grand'inconvenienti. Ma chi è necessitato per evitar altri mali a condescender a qualche deliberazione, non debbe averci risguardo: le cose esser in un stato che, se il concilio non si fa, vi è maggior pericolo che il mondo et i prencipi scandalizati s'alienino dal pontefice e facciano piú de fatto che nel concilio con dispute e con decreti. Il pericolo si ha da correr in ogni modo; meglio è pigliar il partito piú onorevole e meno pericoloso. Ma esservi ben anco molte provisioni per divertirlo: come contener i padri in concilio occupati, quanto piú sarà possibile in altre materie et essercitargli che non abbiano tempo di pensare a questa; tenersi amorevoli molti, e gl'italiani massime, con gl'ufficii, con le speranze e co' modi altre volte usati; tener anco contrapesati i prencipi, nodrendo qualche differenze d'interessi tra loro, acciò non possino facilmente trattar un'impresa tal in commune, e trattandola uno, l'altro abbia interesse d'opporsegli; et altri rimedii occorrono sul fatto all'uomo prudente, con quali porta inanzi i negozii e gli fa svanire. Fu approvato da tutti questo parer e risoluto che non si dovesse mostrar d'aver questo timore; solo accennar all'imperatore che si prevede, ma insieme mostrargli che non si dubita, ma si ha preparato il rimedio.

 

 




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