[Il papa consulta il ritorno del
concilio in Trento]
Il pontefice, ritiratosi con i piú
confidenti suoi, considerando che quella era la piú importante deliberazione
che potesse occorrere nel suo ponteficato, bilanciò le raggioni che lo potevano
persuadere o dissuadere. Considerava prima che, rimettendo il concilio in
Trento, condannava la translazione fatta a Bologna, principalmente per opera
sua, e che era un'aperta confessione d'aver operato male, o per propria
volontà, o per motivo d'altri; e se pur altro non fosse passato che la
translazione, non esser cosa di tanto momento; ma l'aversi fatto parte a
defenderla et anco con acrimonia, non si poteva scusare che non fosse malizia,
quando si retrattasse con tanta facilità. Ma quello che piú importava, metteva
sé e la Sede apostolica in tutti i pericoli, per liberarsi da' quali Paolo,
prencipe prudentissimo, giudicò sicurarsi, e sino alla morte perseverò in quel
parere, che fosse errore manifesto il rientrarvi. E se ben forse l'animo de
molti non fosse mal disposto contra lui, come nuovo pontefice, nondimeno esser
cosa certa che la maggior parte non pretendono essere gravati dal papa, ma dal
ponteficato; et anco, quanto s'aspetta al particolare, nissun esser certo che
in progresso non possi occorrer cosa che gli concitasse odio maggiore, eziandio
senza sua colpa. Oltra che non tutti gli uomini si movono per l'odio, ma quelli
che sono i piú nociuti lo fanno per avanzare se stessi con la depressione
d'altri. Però potersi concludere che restino le stesse raggioni che costrinsero
Paolo per necessitar anco Giulio all'istessa risoluzione. Considerava il
travaglio grande sostenuto da Paolo per 26 mesi per questa causa, e le
indegnità che gli convenne sopportare, e la deteriorazione della autorità
ponteficia, non tanto in Germania, ma in Italia ancora; e che se a Paolo,
fermato nel ponteficato tanti anni e stimato da tutti, fu causa di diminuzione,
tanto piú sarebbe a lui nuovo pontefice, non avendo ancora fatte le
intelligenze et aderenze necessarie per pigliar impresa di contrastare; se a
lui avvenisse una protestazione adosso overo un decreto come l'Interim,
sarebbe la sua autorità vilipesa da tutti. Che non occorreva metter in conto
l'opera da sé fatta nel trasferir il concilio e la costanza nel difender la
traslazione, perché con la mutazione della fortuna ha mutato anco tutto 'l
conseguente a quella, e le azzioni di Giovanni Maria di Monte cardinale non
pertenere a Giulio papa, e quelle cose che davano riputazione a quello, non
esser per darla a questo: allora conveniva operar come operò, per mostrarsi
fedele servitore del patrone, ora essendo senza patrone, cessar afatto il
rispetto di mostrar costanza in ben servire et esserne successo un altro che
ricerca prudenza in accommodarsi. Considerava quanto avesse dello specioso la
richiesta di Cesare, poiché si trattava di ridur la Germania: quanto scandalo
averebbe dato il non udirla? Le cause che incitavano a far il concilio esser in
aperto e note a tutti; quelle che dissuadevano esser in occolto e note a
pochissimi. Finalmente il giuramento dato e repetito dover esser stimato: e se
ben obligava a proseguir il concilio senza prescrizzione di luogo, era però
certo che contra il voler di Cesare, imperatore, re di Spagna e di Napoli,
prencipe de' Paesi Bassi e con altre aderenze in Italia, era impossibile far
concilio generale, tanto che l'istesso era negar di rimetterlo in Trento, come
non voler proseguirlo. In questa parte inclinava piú, come piú conforme alla
natura sua, avida piú di fuggire le incommodità presenti che evitare i pericoli
futuri: elegendo questa, si liberava dalla molestia che l'imperatore gli
averebbe dato; quanto a' pericoli che il concilio apportava, incomminciò a
stimarli meno; pensava non esser l'istessa fortuna di Cesare allora che già doi
anni: allora era stimato, aspettando la vittoria, e poi ottenuta; ora si vede
che quella gli è piú di peso e difficoltà. Tiene doi prencipi preggioni, come
il lupo per le orechie; le città di Germania hanno aperti spiriti di
ribellione; gli ecclesiastici sono socii di quella dominazione; esservi anco li
domestici mali per il figlio et il fratello et il nepote che aspirano
all'Imperio, negozio che gli darà forse travaglio sopra le sue forze. In fine
fece conclusione secondo il suo naturale: usciamo della difficoltà presente con
speranza che la nostra buona fortuna non ci abandonerà.
E ritenendo in sé la risoluzione, deputò
una congregazione de cardinali et altri prelati, per la maggior parte
imperiali, acciò capitassero alla risoluzione da lui presa, frapostovi pochi
suoi confidenti per tener regolato il negozio secondo l'intenzione sua; alla
quale propose la ricchiesta dell'imperatore: ordinando che, senza alcun
rispetto, ciascun dicesse quello che gli pareva esser servizio di Dio e della
Sede apostolica, e quando si riputasse ben condescendervi, pensasse anco la
maniera di farlo con degnità, sicurezza e frutto. La congregazione, dopo che
ebbe piú volte consultato, riferí al pontefice che giudicava necessario
proseguire il concilio, perché cosí era giurato nel conclave e da Sua Santità
dopo l'assonzione, e per levar lo scandalo dal mondo, che senza dubio sarebbe
grandissimo non lo facendo. Il proseguirlo aver doi modi: uno continuandolo in
Bologna, l'altro rimettendolo in Trento; il continuarlo in Bologna non si
poteva fare, avendo Paolo avvocato a sé la cognizione della traslazione et
inibito il proceder piú oltre; se Sua Santità non sentenziava prima che la
traslazione fosse stata valida, non si poteva caminar inanzi in quella città:
il che, quando avesse voluto fare, averebbe dato legitimo pretesto d'esser
allegato per sospetto, essendo noto che fu opera sua, come di primo legato e
presidente. Perilché restava solo l'altra via di rimetterlo in Trento, e che si
levava anco l'occasione alla Germania di recalcitrare e si sodisfaceva l'imperatore,
che era punto assai essenziale. Questo conseglio, portato al papa, fu da lui
approvato, onde si passò al rimanente.
E prima fu concluso che era necessario
aver il consenso et assistenza del re di Francia e l'intervento de' prelati del
suo regno, senza le quali cose sarebbe molto debole la reputazione del concilio
e s'incorrerebbe il pericolo di perder la Francia, che si ha, per acquistare la
Germania perduta, e, secondo l'apologo, lasciar cader il corpo per acquistar
l'ombra. Pareva difficile poter indurvi quel re e levargli i sospetti,
celebrandosi in luogo soggetto a Cesare e vicino alle sue armi. Ma essaminando
che sospetti potessero esser questi, altro non si trovò se non che il concilio
non deliberasse qualche cosa pregiudiciale al governo di quel regno, o contra i
privilegii di quella corona, o contra l'immunità della Chiesa gallicana; di
che, quando fosse assicurato, non si poteva dubitare che per l'obligo
ereditario di protegere e favorire la Sede apostolica, non fosse per assistere
e mandare i prelati suoi. La seconda difficoltà nasceva perché i prelati
italiani, che sono per il piú poveri, aborriscono quel luogo, non potendo
sostener le spese, e la camera apostolica, essausta, malamente può sovvenirgli
quanto fa bisogno, oltra le spese nel mantener li legati et officiali del
concilio et altri straordinarii. Al che pensato e ripensato, non seppero trovar
rimedio di far concilio senza spendere, et esser necessario bever questo
calice: ben si poteva troncar le superfluità, ispedendo il concilio presto e
non dimorandovi se non quanto fosse necessario. La terza difficoltà nacque se
li protestanti avessero voluto rivocate in dubio le cose determinate: nel che
tutta la congregazione prontamente risolse che conveniva farsi chiaramente
intendere che si dovessero aver per indubitate e non permettere che fossero
poste in disputa, e di ciò dicchiararsi inanzi il concilio e non aspettare a
farsi intendere allora. La quarta e piú importante di tutte era l'autorità
della Sede apostolica, cosí nel concilio come fuori e sopra d'esso, la qual
certa cosa è che non solo i protestanti impugnavano, ma molti prencipi
averebbono voluto restringere, e tra i vescovi non mancava buon numero che
pensavano a moderarla: che era stata potissima causa per che i pontefici passati
non s'avevano lasciato indurre a concilio, e Paolo, che si vi era trasportato,
se n'era avveduto in fine e con la traslazione aveva rimediato. Questo pericolo
era da tutti veduto, né alcun sapeva trovar scapatorio, se non dicendo che Dio,
qual aveva fondato la Chiesa romana e postala sopra tutte le altre, averebbe
dissipato ogni conseglio: il che da alcuni creduto per semplicità, da altri per
interesse e da alcuni detto solo per non saper che altro dire, non pareva che
bastasse.
Ma il cardinale Crescenzio, fatto prima
gran fondamento sopra questa confidanza, aggionse non esservi alcun negozio
umano dove non convenga correr qualche pericolo; la guerra dimostrarlo, che è
l'apice delle umane azzioni, quale mai s'intraprende, sia pur con quanta
sicurezza della vittoria si vuol, che non resti pericolo d'una perdita e
destruzzione totale; né alcun negozio s'intraprende con tanta certezza di buon
essito, che non possi per cause incognite o stimate leggieri precipitare in
grand'inconvenienti. Ma chi è necessitato per evitar altri mali a condescender
a qualche deliberazione, non debbe averci risguardo: le cose esser in un stato
che, se il concilio non si fa, vi è maggior pericolo che il mondo et i prencipi
scandalizati s'alienino dal pontefice e facciano piú de fatto che nel concilio
con dispute e con decreti. Il pericolo si ha da correr in ogni modo; meglio è
pigliar il partito piú onorevole e meno pericoloso. Ma esservi ben anco molte
provisioni per divertirlo: come contener i padri in concilio occupati, quanto
piú sarà possibile in altre materie et essercitargli sí che non abbiano tempo
di pensare a questa; tenersi amorevoli molti, e gl'italiani massime, con
gl'ufficii, con le speranze e co' modi altre volte usati; tener anco
contrapesati i prencipi, nodrendo qualche differenze d'interessi tra loro,
acciò non possino facilmente trattar un'impresa tal in commune, e trattandola
uno, l'altro abbia interesse d'opporsegli; et altri rimedii occorrono sul fatto
all'uomo prudente, con quali porta inanzi i negozii e gli fa svanire. Fu
approvato da tutti questo parer e risoluto che non si dovesse mostrar d'aver
questo timore; solo accennar all'imperatore che si prevede, ma insieme
mostrargli che non si dubita, ma si ha preparato il rimedio.
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