[Nuovi intrighi fra 'l papa, Cesare e
Francia per Parma]
Ma mentre che si gettano questi fondamenti
in Roma et in Augusta per fabricarvi sopra il concilio di Trento, altrove erano
ordite tele che poi tessute fecero grand'ombra alla degnità et autorità di
quella sinodo, e fabricate machine che la conquassarono e disciolsero. Il
pontefice, immediate dopo la sua assonzione, per osservanza di quello che aveva
promesso in conclavi, restituí Parma ad Ottavio Farnese, la quale Paolo aveva
tirato in mano sua per nome della Chiesa, e gli assegnò anco duemila scudi al
mese per defenderla. Ottavio per l'inimicizia di Ferrante Gonzaga, viceduca di
Milano, e per molti indicii che aveva che l'imperatore dissegnasse impadronirsi
anco di Parma, avendogli anco il pontefice levata la provisione assegnata di
duemila scudi, dubitando di non poter defender la città con le sue forze,
trattò col pontefice per mezo del cardinale suo fratello che gli dasse aiuto
overo gli concedesse di provedersi con la protezzione d'altro prencipe
sufficiente di sostentarlo contra Cesare. Il pontefice, senza piú considerarvi,
rispose che facesse il fatto suo al meglio che sapeva; perilché Ottavio,
adoperando per mezo Orazio, suo fratello, genero del re di Francia, si mise
sotto la protezzione di quello e ricevette guarniggione francese nella città;
la qual cosa dispiacendo a Cesare suo suocero, persuase il pontefice che fosse
contra la dignità di lui, che era di quella città e di quel duca principe
sopremo. Perilché il papa promulgò contra il duca un grave editto, citandolo a
Roma e dicchiarando rebelle quando non comparisse, e dimandando aiuto
all'imperatore contra di lui; il quale si dicchiarò d'approvare la causa del
pontefice e con le arme difenderla; onde fu fatta apertura a manifesta guerra
tra l'imperatore et il re di Francia, et a' disgusti grandi dell'istesso re col
pontefice. Et in Sassonia, sopra l'Albi, fu tra sassoni e Brandeburg dato
principio a ragionamenti d'una lega contra Cesare, per impedirlo dal
soggiogarsi totalmente la Germania, come a sua luogo si dirà. Non ostanti
queste et altre semenze di guerra, che in Italia nel principio d'aprile si
vedevano già pullulare, volle il pontefice che il legato e noncii andassero a
Trento e diede loro commissione che il primo maggio, giorno statuito, aprissero
il concilio con quel numero che vi era, et eziandio senza numero alcuno, con
l'essempio de' noncii di Martino V, che apersero il concilio di Pavia soli,
senza intervento d'alcun prelato.
|