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Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
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[Tre ambasciatori di Cesare al concilio e 'l lor mandato] L'ambasciaria era di tre personaggi, per onorar il concilio e per aver molti ministri che operassero; et il numero si onestava, essendo uno per l'Imperio, l'altro per la Spagna, et il terzo per gl'altri Stati, e nondimeno tutti in solidum per tutti. Il mandato fu segnato sotto il 6 luglio e conteneva che, avendo il pontefice Giulio, per sedare le controversie della religione in Germania, ricchiamato in Trento per il primo di maggio passato il concilio convocato da Paolo, principiato et intermesso, egli, per l'indisposizione sua non potendo ritrovarvisi personalmente, per non mancar del debito, ha voluto mandarvi i suoi procuratori. Però confidato della fede, bontà, esperienza e zelo di Ugo, conte de Monfort, don Francesco di Toledo e Gulielmo, archidiacono di Campagna, gli constituisce oratori e mandatarii suoi per conto della degnità imperiale e de' regni e Stati suoi ereditarii; dando a loro et a ciascuno d'essi facoltà di comparir nel concilio, tener il luogo suo, consultar e trattar, consegliar e dar voto et interponer decreto per suo nome, e far ogni altra cosa che egli potesse far essendo presente; ponendogli in luogo della persona sua e promettendo d'aver rato quello che da essi tre overo da uno sarà operato. Il pontefice, quantonque avesse molto a cuore che il concilio fosse aperto, con tutto ciò, dopo fattogli principio, non si diede molto pensiero che i prelati vi andassero, o perché fosse tutto intento alla guerra che ardeva alla Mirandola, o perché poco ne curasse: tutta l'opera fu posta dall'imperatore, che vi spinse prima gli elettori di Magonza e Treveri, e poi anco di Colonia insieme con cinque altri vescovi principali e li procuratori di molti impediti. Fece anco venir di Spagna alquanti prelati oltra quelli che s'erano trattenuti in Trento e per Italia sino allora, e d'Italia di quelli de suoi Stati, che pochi altri intervennero; in modo che in tutto il tempo di otto mesi che il concilio durò, computati i presidenti e prencipi, non eccessero mai il numero di sessantaquattro.
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