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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quarto
    • [Il re publica un manifesto contra 'l papa e fa un editto contra i luterani]
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[Il re publica un manifesto contra 'l papa e fa un editto contra i luterani]

Diede iterata occasione a' medesimi raggionamenti l'aviso che il re licenziò il noncio del pontefice e publicò un manifesto, quale in quei giorni posto alla stampa fu per tutto divulgato, dove longamente espone le cause perché prese la protezzione di Parma, incolpa il papa della guerra intrapresa, l'attribuisce all'arteficio, acciò il concilio non si tenesse; concludendo in fine non esser cosa giusta che fossero somministrati danari, per far guerra contra di lui, del suo regno, dal quale è cavata somma grande ordinariamente per vacanza, bolle, grazie, dispense et ispedizzioni; e pertanto col conseglio de' suoi prencipi proibiva d'ispedir corrieri a Roma e risponder per via di banco danari o altri ori et argenti non coniati per materie beneficiali o altre grazie e dispense, sotto pena di confiscazione cosí agl'ecclesiastici, come a' secolari, et a questi, oltra ciò, d'esser puniti corporalmente; applicando a' denunciatori la terza parte della confiscazione. Il qual manifesto fu verificato in parlamento con proposta del procurator generale del re, nella quale diceva che non era cosa nuova, ma usata da Carlo VI, Luis XI e Luis XII e conforme alla legge commune, che danari non siano portati a' nimici, e che sarebbe cosa troppo dura che con danari di Francia fosse fatta guerra al re, et esser meglio per i sudditi del regno conservar i soldi proprii e non curarsi di dispense, le quali non sono bastanti a sicurar la conscienza, né altro sono che un colore agli occhi degl'uomini, quale appresso Dio non può occultar la verità.

Non potevano sopportar né a Roma, né a Trento che il re protestasse contra il papa e volesse anco fargli guerra, e tuttavia dicesse che conservava la medesima riverenza verso la Sede apostolica, non essendo la Sede apostolica altro che il papa. Al che i francesi rispondevano che l'antichità non ebbe questa opinione: anzi Vittor III, che fu pur, tra i papi, di quelli che molto si assonsero, disse che la Sede apostolica era sua signora. L'istesso fu detto inanzi lui da Steffano IV e da' piú vecchi Vitaliano e Costantino. Appar chiaro che per Sede apostolica viene intesa la Chiesa romana; altrimente quando fosse una stessa cosa col papa, anco gli errori e difetti del papa sarebbono della Sede apostolica.

Il re di Francia, temendo che per la sua dissensione col pontefice i desiderosi di mutazione di religione non facessero qualche novità che partorisse sedizione, overo egli non fosse posto in concetto cattivo del popolo, come che avesse animo alieno dalla catolica, e forse anco per aprir una porta di potersi conciliare con Roma, fece un severissimo editto contra i luterani, confermando tutti gli altri da lui publicati per inanzi et aggiongendo maggior pene e piú modi di scoprir i colpevoli e premii a' denonciatori.

L'imperatore, considerando che il re di Francia, per il numero de' cardinali francesi et altri dependenti da quella corona, non era di minor poter di lui nel collegio, et essendovi gionta la parte de' Farnesi lo superava di gran longa, quantonque avesse dalla sua il pontefice, mandò a Roma don Giovanni Manriquez a persuader il pontefice di crear nuovi cardinali per avantaggiare overo pareggiare il numero de' francesi. Al che il pontefice inclinava, ma vedeva però la difficoltà che vi era in un pontificato nuovo et essausto et in tempo de sollevamenti, quando è difficile aver il consenso di tutti i cardinali, et il creargli senza il consenso esser pericoloso. Stava ambiguo se era meglio farne molti in una volta, o pura poco a poco. A questo secondo modo gli pareva che piú facilmente averebbe ottenuto il consenso et i confidenti sarebbono restati in speranza, e che ad una numerosa promozione si sarebbono maggiormente opposti i cardinali e gl'esclusi sarebbono disperati. Restava anco in ambiguità se doveva creare alcuno de' prelati del concilio. A questo lo persuadeva che molti ve n'erano benemeriti e che bisognava tener conto de' tre elettori, e massime del Magontino che vi pensava. Dall'altro canto il mandar al concilio capelli rossi gli pareva cosa invidiosa. Risolse in se stesso non aspettare il Natale, quando tutti vengono fuori con la sua pretensione et i banchi sono pieni di scommesse, ma un giorno sprovistamente venir all'essecuzione, se ben poi non trovò tempo opportuno di creargli se non al Natale.

 

 




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