[Congregazione a Trento, dove sono
proposti gli articoli dell'eucaristia]
Ma ritornando a Trento, il 2 settembre,
che seguí la sessione, fu fatta la congregazione generale, et in quella
deputati i padri a formar gli articoli dell'eucaristia per dar a' teologi e per
raccogliere gli abusi introdotti in quella materia. Dopo si raggionò della
riforma, la qual dovendo esser per levar le cause di non riseder a' vescovi,
molte ne furono commemorate, parte per inanzi proposte in Trento et in Bologna,
e parte allora di nuovo. Finalmente si fermarono su la giurisdizzione, dicendo
che si ritrovassero i vescovi afatto privati di quella, parte con le avocazioni
di cause, parte per appellazione, e finalmente per le essenzioni; anzi che piú
frequentemente da' sudditi era essercitata la giurisdizzione sopra e contra di
loro, o per speciale commissione da Roma, o per virtú di conservatorie, che da
loro sopra li sudditi: e sopra questa materia furono eletti padri che dovessero
formar gli articoli. Il legato e presidenti, attendendo l'instruzzione avuta
dal pontefice d'evitar le pericolose contenzioni tra i teologi e le dispute
loro inintelligibili, con quali si essacerbavano, et anco le confusioni nel
dire, diedero fuori gl'articoli formati per dover principiar a trattare sopra
di quelli il martedí agli 8, dopo il desinare, e vi aggionsero il modo et
ordine da tenersi nelle congregazioni molto limitato, che gli necessitava a
parlar sobriamente. Gli articoli furono 10, tratti dalla dottrina de'
zuingliani e de' luterani.
1 Che nell'eucaristia non è veramente il
corpo e sangue, né la divinità di Cristo, ma solo come in segno.
2 Che Cristo non è dato a mangiare
sacramentalmente, ma solo spiritualmente e per fede.
3 Che nell'eucaristia vi è il sangue e
corpo di Cristo, ma insieme con la sostanza del pane e del vino, sí che non è
transubstanziazione, ma unione ipostatica dell'umanità e delle sostanzie del
pane e vino, in maniera che è vero dire: questo pan è il corpo di Cristo e
questo vino è il sangue di Cristo.
4 Che l'eucaristia è instituita per sola
remissione de' peccati.
5 Che Cristo non si debbe adorar
nell'eucaristia, né onrar con feste, né portar in processione, né ad infermi, e
che gl'adoratori sono veri idolatri.
6 Che l'eucaristia non debbe esser salvata,
ma consummata e distribuita immediate, e chi altrimente fa, abusa questo
sacramento, e che non è lecito ad alcuno communicar se stesso.
7 Che nelle particole che avanzano dopo la
communione non resta il corpo del Signore, ma solo mentre si riceve, e non
inanzi, né dopo.
8 Che è de iure divino communicar
il popolo et i fanciulli ancora con l'una e l'altra specie, e che peccano
quelli che constringono il popolo ad usarne una sola.
9 Che tanto non si contiene sotto una,
quanto sotto tutte due, né tanto riceve chi communica con una, quanto con tutte
due.
10 Che la sola fede è sufficiente
preparazione per ricever l'eucaristia, né la confessione è necessaria, ma
libera, specialmente a' dotti, né gl'uomini sono tenuti communicare nella
Pasca.
Dopo questi articoli era aggionto un
precetto in questa forma: che i teologi debbino confermar il parer loro con la
Sacra Scrittura, tradizioni degli apostoli, sacri et approbati concilii e con
le constituzioni et autorità de' santi padri; debbino usar brevità e fuggire le
questioni superflue et inutili e le contenzioni proterve; dovendo esser questo
l'ordine di parlar tra loro: che prima dicano li mandati dal sommo pontefice,
dopoi quelli dell'imperatore, in terzo luogo i teologi secolari, secondo
l'ordine delle promozioni loro, et in fine li regolari, secondo la precedenza
de' loro ordini. Et il legato et i presidenti per l'autorità apostolica
concessa gli danno facoltà et autorità di tener e legger tutti i libri proibiti
a' teologi che doveranno parlare, ad effetto di trovar la verità e confutar et
impugnar le opinioni false. Questa ordinazione non fu da' teologi italiani
veduta con buon occhio: dicevano che era una novità et un danare la teologia
scolastica, la quale in tutte le difficoltà si valeva della raggione; e perché
non era lecito che si trattasse come san Tomaso, san Bonaventura et altri
famosi? L'altra dottrina, che si dice positiva e sta in raccoglier i detti
della Scrittura e padri, esser una sola facoltà di memoria, overo fatica di
scrivere, et esser vecchia, ma conosciuta insufficiente e poco utile da'
dottori, che da 350 anni in qua hanno difesa la Chiesa; che questa era un darla
vinta a' luterani, perché quando si tratterà di varia lezzione e di memoria,
essi sempre supereranno per la cognizione delle lingue e varia lezzione
d'autori, alle qual cose non può attendere uno che vogli diventar buono
teologo, al qual è necessario essercitar l'ingegno e farsi atto a ponderar le
cose, e non a numerarle. Si dolevano che questo anco fosse un avergognargli
appresso i teologi tedeschi, perché essi, soliti contender co' luterani,
s'erano essercitati in quel genere di lettere che in Italia non era introdotto.
Che quando s'avesse a parlar per vera teologia, s'averebbe veduto che niente
sapevano; ma i presidenti aver voluto, per compiacer a loro, far questa
vergogna alla nazione italiana; e se ben alcuni di loro ne fecero querimonia,
poco giovò, perché all'universale de' padri piaceva piú sentir parlar in quel
modo che intendevano, che con termini astrusi, come fecero nella materia della
giustificazione e nelle altre già trattate. Certo è che l'ordinazione serví a
facilitar l'espedizione.
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