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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quarto
    • [Censure de' detti articoli]
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[Censure de' detti articoli]

Furono in diverse congregazioni detti i pareri, tutti conformi, quanto al primo articolo, che dovesse esser condannato per eretico, come altre volte anco era stato fatto. Nel secondo furono 3 opinioni: alcuni dissero che dovesse esser tralasciato, perché nissun eretico nega la communione sacramentale; altri l'avevano solo per sospetto, et alcuni averebbono voluto concepirlo con parole piú chiare. Quanto al terzo, fu commune opinione che fosse eretico, ma non esser opportuno condannarlo, né parlarne, perché fu opinione inventata da Roberto Tuiciense già 400 e piú anni e non piú seguita da alcuno, onde il parlarne averebbe piú tosto, contra il precetto del savio, commosso il male che stava ben quieto. Aggiongevano esser congregato il concilio contra le eresie moderne e però non doversi travagliare sopra le antiche. Sopra il quarto articolo furono diversi pareri; dicevano alcuni che, levato quell'aggettivo «sola», era catolica sentenzia il dire che l'eucaristia è in remissione de' peccati, e che l'aggionta dell'aggettivo «sola» non era posta da alcuno degli eretici; perilché riputavano che si dovesse tralasciarlo. Altri in contrario dicevano che egli fosse eretico, ancoraché si levasse il termine «sola», imperoché il sacramento dell'eucaristia non è instituito in remissione de' peccati. Nel quinto convennero tutti, anzi molte amplificazioni furono usate, persuadendo la venerazione e molti nuovi modi furono anco proposti per ampliarla, secondo che la devozione di ciascuno aveva escogitato. Nel sesto parimente convennero tutti, fuorché nell'ultima parte, cioè non esser lecito ad alcuno communicar se stesso. Dicevano alcuni che, intendendosi de' laici, era catolico, e però conveniva esprimer che si condanna solo quanto a sacerdoti. Altri dicevano che manco quanto a questo conveniva averla per eretica, poiché nel sesto concilio, nel capo 101, non era stato condannato. Altri volevano che si escludesse anco quanto a' laici il caso di necessità. Nel settimo tutti si consummavano in invettive contra li moderni protestanti, come inventori d'un'opinione empia e non mai piú udita nella Chiesa. Sopra l'ottavo furono li discorsi di tutti longhissimi, se ben uniformi. Le principal raggioni loro di condannarlo erano perché al 24 di san Luca il nostro Signore a' doi discepoli benedisse solo il pane, e perché nell'orazione dominicale si domanda il pan quotidiano, e perché negl'Atti degl'apostoli al secondo capo et al ventesimo del pane solo si parla. E parimente al ventisettesimo san Paolo nella nave non benedisse se non il solo pane. S'adducevano autorità de' dottori antichi e qualche essempii de padri: ma il fondamento principale era sopra il concilio di Costanza e sopra la consuetudine della Chiesa. Si fondarono anco sopra diverse figure del Testamento Vecchio et a questo senso tiravano anco molte profezie. E quanto a' fanciulli, tutti concordavano che da qualche particolare fosse stato ciò in altri tempi fatto, ma da tutti gli altri conosciuto per errore. Nel articolo nono, la parte prima, che tanto non sia contenuto sotto una specie, quanto sotto tutte due, da' teologi tedeschi era stimata per eretica; gl'italiani dicevano che conveniva distinguerla prima che condannarla. Perché se era intesa quanto alla virtú della consecrazione, esser cosa chiara che sotto la specie del pane vi è il solo corpo, e sotto la specie del vino vi è il solo sangue; ma per consequenza, che i teologi dicono «concomitantia», sotto quella del pane vi è anco il sangue, l'anima e la divinità, e sotto quella del vino vi è il corpo e le altre cose: perilché non è da condannare in termini cosí generali. Ma quanto alla seconda, cioè che tanto si riceva con una quanto con due, vi fu disparere; perché molti sentivano che, se ben non si riceveva piú del sacramento, si riceveva però piú grazia; onde ci voleva la dicchiarazione. Sopra il decimo ancora, quanto alla prima parte della fede, volevano certi che si esprimesse della fede morta, perché della fede viva non è dubio esser sufficiente. Quanto alla necessità della confessione, i dominicani misero in considerazione che molti catolici dottissimi e santissimi avevano tenuto quella opinione, il condannar la quale sarebbe condannargli loro. Altri, per temperamento, proponevano che non si condannasse come eretica, ma come perniciosa. Volevano anco alcuni che se vi aggiongesse la condizione: essendovi commodità di confessore. L'ultima parte toccante alla communione della Pasca, non essendo quella commandata per legge divina, ma di precetto solo della Chiesa, la commune opinione era che non si condannasse per eretica, essendo cosa inaudita che si condanni di eresia, per non approvare un precetto umano particolare. Molti teologi anco proposero un altro articolo, tratto da' scritti di Lutero, che era necessario dannare: e questo era che, quantonque fosse necessario recitar le parole di Cristo, nondimeno quelle non sono causa della presenzia di Cristo nel sacramento, ma la causa è la fede di chi lo riceve.

 

 




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