[Gli ambasciatori cesarei s'interpongono
appo i presidenti per richieder salvocondotto del concilio e far soprassedere
il trattar le materie]
Ma il conte di Montfort, vedendo trattarsi
di materia tanto controversa, e massime della communione del calice, che era la
piú palpabile e popolare e da tutti intesa, giudicò che se quella fosse
determinata, non s'averebbe potuto indur i protestanti a venir al concilio e
tutta l'opera sarebbe riuscita vana; e communicato il pensiero suo co' colleghi
e con gl'ambasciatori di Ferdinando, andarono tutti insieme a' presidenti, e
fatta prima longa narrazione delle fatiche fatte da Cesare et in guerra e col
negozio per far sottometter i protestanti al concilio, il che non s'averebbe
potuto effettuare senza che vi fossero intervenuti, mostrò che a questo
bisognava principalmente attendere; e perciò Cesare aveva dato loro
salvocondotto. Ma di tanto non si contentavano, allegando il concilio di
Costanza aver decretato, et in fatto anco esseguito, che il concilio non sia
obligato per salvocondotto dato per qual si voglia, onde ricercavano uno della
medesima sinodo, quale da Cesare gli era stato promesso e dato carico ad essi
ambasciatori d'ottenerlo dalla sinodo. Al che avendo il legato dato risposta
con molte parole di complimento, ma rimessosi alla sessione che si farebbe, e
questo per aver tempo di darne conto a Roma, soggionse il conte per la medesima
causa non gli parer opportuno che inanzi la loro venuta si trattassero le
materie controverse dell'eucaristia; che non mancavano le cose della riforma da
trattare overo altre in quali non vi fosse differenza. Rispose il legato che
già era deliberato di trattare dell'eucaristia, né s'averebbe potuto far altro,
essendo per inanzi concluso che del pari andassero in ogni sessione i decreti
della fede e della riforma, e la materia dell'eucaristia seguire
necessariamente dopo quella della confermazione, che ultima fu trattata, prima
che andar a Bologna; ma però quella era piú tosto controversa co' svizzeri
zuingliani che co' protestanti, che non erano sacramentarii come quelli. Saltò
il conte alla communione del calice e mostrò che, quando fosse deciso quel
punto contra loro, da tutto il popolo inteso e dove fa maggior insistenza, era
impossibile trattar piú di ridurgli. Che anco Cesare nel decreto dell'interreligione
fu costretto accommodarsi in questo; però essi ancora volessero differirlo alla
venuta de' protestanti. Il legato non repugnò, ma la passò con parole generali
et inconcludenti, per intender prima sopra di questo il voler del pontefice, al
quale diede conto di tutte le cose trattate da' teologi e delli anatematismi
formati, et anco di quello che si era divisato in materia di riforma, di che di
sotto si dirà: e poi avisò le due ricchieste degl'ambasciatori imperiali,
ricercando risposta.
Il pontefice mise le cose in consulta:
quanto al salvocondotto trovò varietà d'opinioni. Non volevano alcuni che si
dasse, allegando che mai era stato fatto, se non dal basileense, che non era
bene in cosa alcuna imitare, e che era gran pregiudicio obligarsi a' ribelli; e
poi, quando vi fosse stata speranza di guadagnargli, tutto s'averebbe potuto
comportare, ma niente esservene; anzi piú tosto, in luogo di quella, potersi
con raggione temer che qualcuno fosse sovvertito, come è avvenuto a Vergerio e,
se non in tutto, almeno in qualche parte; dalla qual contagione prelati
principalissimi et obligatissimi alla Santa Sede non sono stati essenti.
Dall'altra parte si diceva che non per speranza di convertirgli, la qual era
perduta a fatto, ma per non lasciargli luogo di scusa, conveniva dargli ogni
sodisfazzione; ma piú perché l'imperatore averebbe per gl'interessi suoi fatto
maggior instanza e sarebbe stato necessario compiacerlo in quel tempo, quando,
stante l'alienazione del re di Francia, bisognava depender totalmente da lui: e
quello che si prevedeva dover fare per forza era meglio, prevenendo, farlo di
volontà; e quanto a' pregiudicii si poteva dar tal forma che fosse di nissuna o
di leggier obligazione: prima non descendendo a nominar protestanti, ma in
generale ecclesiastici e secolari della nazione germanica d'ogni condizione,
perché cosí, sotto le parole generali, si potrà dire che sono compresi e si
potrà anco difender che sia inteso de' soli catolici e non di loro, allegando
che per essi sarebbe stata necessaria una specifica et espressa menzione; poi
la sinodo concederà il salvocondotto quanto a lei, e sarà riservata l'autorità
del papa; e poi si potrà deputar giudici sopra le colpe commesse e per non
insospettirgli lasciar a loro l'eletta: onde si ritenerebbe il vigor della
disciplina e l'autorità di punire, e non si mostrerà di cedere o rimettere cosa
alcuna. Prevalse questa opinione appresso al papa e fece secondo quella forma
la minuta del salvocondotto, e fece risponder al legato lodando la prudenza
nelle risposte date e risolvendo che il salvocondotto fosse concesso nella
forma che gli mandava e fosse differita la materia del calice ad effetto
d'aspettargli, ma non oltra 3 mesi o poco piú, non stando tra tanto oziosi, ma
facendo una sessione intermedia con trattar della penitenza, la qual non si
differisce oltra 40 giorni o poco piú. Gli avvertí anco che i canoni in materia
dell'eucaristia erano troppo pieni e che meglio sarebbe dividergli.
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