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Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
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[In concilio nasce una contenzione sopra la presenza di Cristo nell'eucaristia fra domenicani e francescani] Fra tanto che in Roma si consultava, in Trento si passò inanzi trattando i capi di dottrina, nel che si caminò con la medesima facilità che per inanzi nel discuter gli articoli; ma quando si venne ad esprimere il modo dell'essistenza, cioè in che maniera Cristo sia nel sacramento, e la transubstanziazione, cioè come di pane si faccia il corpo di Cristo e di vino sangue, non si poté trattare senza contenzione tra le due scole, dominicana e francescana; la quale fu di molta noia a' padri per la sottilità e per il poco frutto, non sapendo essi medesimi esprimer il proprio senso. Volevano insomma i dominicani che si dicesse non esser Cristo nell'eucaristia perché da altro luogo, dove prima fosse, sia andato in quella, ma perché la sostanza del pane sia convertita nel suo corpo, quello esser nel luogo dove il pane era senza esservi andato; e perché tutta la sostanza del pane si transmuta in tutta la sostanza del corpo, cioè la materia del pane nella materia del corpo, e la forma nella forma, chiamarsi propriamente transostanziazione, e però doversi tener doi modi di essere di Cristo nostro Signore, ambidoi reali, veri e sostanziali: uno, il modo come è in cielo, perché egli là su è salito partendo di terra, dove prima conversava; l'altro, come è nel sacramento, nel quale si ritrova per esser dove le sostanze del pane e del vino convertite in lui erano prima. Il primo modo chiamarsi naturale, perché a tutti i corpi conviene; il secondo, sí come è singolare, cosí non potersi esprimere con alcun nome conveniente ad altri e non potersi chiamar sacramentale, che vorrebbe dire esser non realmente, ma come in segno, non essendo altro sacramento che sacro segno, eccetto se per sacramentale non si voglia intender un modo reale proprio a questo sacramento solo e non agl'altri sacramenti. I francescani desideravano che si dicesse un corpo, per la divina omnipotenza, poter esser veramente e sostanzialmente in piú luoghi e, quando di nuovo acquista un luogo, esser in quello perché ci va, non però con mutazione successiva, come quando lascia il primo per acquistar il secondo, ma con una instantanea, per quale acquista il secondo senza perder il primo; et aver Dio cosí ordinato che, dove il corpo di Cristo sia, non vi resti la sostanza d'altra cosa, ma quella cessi d'essere, non però annichilandosi, perché in vece sua succede quella di Cristo, e per tanto veramente chiamarsi transostanziazione, non perché di quella si faccia questa, come i dominicani dicono, ma perché a questa quella succede. Il modo come Cristo è nel cielo e come è nel sacramento non esser differenti quanto alla sostanza, ma solo per la quantità: esser in cielo, occupando la magnitudine del corpo suo tanto spacio quanto ella è; nel sacramento la magnitudine esservi sostanzialmente e senza occupare. Imperò ambidue i modi esser veri, reali e sostanziali, e quanto alla sostanza anco naturali; rispetto alla quantità l'esser in cielo è naturale, l'esser nel sacramento miracoloso; differenti in questo solo che in cielo la quantità si trova con effetto di quantità, e nel sacramento ha condizione di sostanza. Ambedue le parti sposavano cosí la sentenza propria, che l'affermavano piana, chiara et intelligibile a tutti, et all'altra parte opponevano infinità d'assordi che seguirebbono dalla contraria. L'elettor di Colonia, che insieme con Giovanni Gropero fu assiduo alle dispute per intender questa materia, in quello che le parti l'una contra l'altra opponevano, dava raggione ad ambedue; in quello che ciascuna affermava, averebbe desiderato (cosí diceva) qualche probalità che cosí parlassero intendendo la materia, e non, come mostravano di fare, per consuetudine et abito di scola. Furono formate diverse minute, con esprimere questi misterii da ambedue le parti, et altre furono composte, preso qualche cosa da ambedue. Nissuna fu di sodisfazzione, massime al noncio Verona, il qual era principale in sopraintendere a questa materia. Nella congregazione generale fu deliberato d'usar manco parole che possibile fosse e far una espressione cosí universale, che potesse servir ad ambe le parti et esser accommodata a' sensi di tutte due, e la cura fu data ad alcuni padri e teologi con la sopraintendenza del noncio sudetto.
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