[In Trento vi sono riconosciuti alcuni
difetti, a' quali si applicano leggieri rimedii]
In Trento furono conosciuti due difetti,
cioè che dal canto de' superiori la carità era convertita in dominazione, e dal
canto degl'inferiori l'obedienza voltata in querele e sutterfugii e querimonie,
e si pensò prima di proveder in qualche parte ad ambedue. Ma nel proseguir,
quanto alla prima, che è la fontana dove la seconda ha origine, non si venne se
non ad un rimedio essortatorio a' prelati di levar la dominazione e restituir
la carità; ma per quello che a' sudditi tocca, essendo fatta menzione di molti
sutterfugii usati per deludere la giustizia, furono pigliati tre capi
solamente: le appellazioni, le grazie assolutorie e le querele contra i giudici.
Delle appellazioni parlò con molta dignità
Giovanni Gropero, che in quel concilio interveniva e per teologo e per
iurisconsulto, dicendo che mentre che il fervor della fede durò ne' petti de'
cristiani, fu inaudita l'appellazione; ma raffreddata la carità ne' giudici e
dato luogo agl'affetti, sottentrò nella Chiesa, per le stesse raggioni che
l'introdussero nel foro del secolo, cioè per sollevazione degl'oppressi; e sí
come i giudicii primi non erano del solo vescovo, ma di lui col concilio de'
suoi preti, cosí l'appellazione si devolveva non ad uno, ma ad un'altra
congregazione. Ma i vescovi, levate le sinodi, instituirono li fori et
ufficiali a guisa de' secolari. Né il male si fermò in questo grado, anzi passò
ad abusi maggiori che nel foro secolare, imperoché in quello l'appellazione non
si può interporre se non al superiore immediato: il saltar alla prima al
supremo non è lecito; né meno è permesso negl'articoli della causa appellare
da' decreti del giudice che chiamano interlocutorii, ma è necessario aspettar
il fine; dove negl'ecclesiastici s'appella d'ogni atto, che fa le cause
infinite, et immediate al supremo, che porta le cause fuori delle regioni, con
dispendii et altri mali intolerabili. Questo egli diceva aver narrato per
concluder che, volendo riformar questa materia, la quale è tutta corrotta e non
solo impedisce la residenza, come nelle congregazioni da tanti valenti dottori
e padri era stato considerato, ma maggiormente perché corrompe tutta la
disciplina et è di gravame a' popoli, di spesa e di scandalo, conveniva ridurla
al suo principio, o quanto piú prossimo fosse possibile, mettendosi inanzi
gl'occhi un'idea perfetta et, a quella mirando, accostarsi quanto la
corrozzione della materia comporta. Che le religioni monacali ben instituite
hanno proibito ogn'appellazione, e questo è il rimedio vero. Chi non ha potuto
gionger tanto alto, le ha moderate, concedendole tra il loro ordine con
proibizione di quelle di fuori; cosa che riuscendo, come si vede, a tener in
buona regola quei governi, farebbe l'istesso effetto ne' publici della Chiesa,
quando le appellazioni restassero nella medesima provincia, e per effettuar
questo e per raffrenar la malizia de' litiganti basta ridurle alla forma delle
leggi communi, con proibir il salto di poter andar al supremo senza passar per
gl'intermedii superiori e con vietare le appellazioni dagli articoli o decreti
interlocutorii, con le qual provisioni le cause non anderanno lontane, non
saranno tirate in longo, non intervenirà l'eccessiva spesa e gl'innumerabili
gravami; et acciò i giudicii passino con sincerità, restituire li sinodali, non
soggetti a tanta corrozzione, levando quei degl'ufficiali, de' quali il mondo è
tanto scandalizato che non è piú possibile che la Germania gli sopporti.
Non fu gratamente udito questo parere, se
non da' spagnuoli e tedeschi; ma il cardinale et il noncio sipontino sentirono
sommo dispiacere che cosí inanzi si passasse. Questo era un levar afatto non
solo l'utile della corte; ma la degnità ancora; nessuna causa anderebbe a Roma
et a poco a poco ogni uno si scorderebbe della superiorità del pontefice,
essendo ordinario degli uomini non stimar quello superiore, l'autorità del
quale non si tema o non se ne possi valere. Operarono però che da Giovanni
Battista Castello, bolognese, fosse parlato nella congregazione seguente
nell'istessa materia, in modo che, senza contradir a Gropero, fosse mortificata
l'apparenza delle raggioni da lui allegate. Egli incomminciò dalle lodi
dell'antichità della Chiesa, toccando però con destrezza che in quei medesimi
tempi vi erano le sue imperfezzioni, in qualche parte maggiori delle presenti:
ringraziato Dio, diceva, che non è oppressa la Chiesa, come quando gli arriani
a pena la lasciavano apparire; non si debbe tanto lodare la vecchiezza, che non
si reputi anco che ne' secoli posteriori qualche cosa non sia fatta migliore.
Quelli che lodano i giudicii sinodali non hanno veduto i defetti di quelli,
l'infinità, longhezza nelle espedizioni, gl'impedimenti nel diligente essamine,
la difficoltà nell'informare tanti, le sedizioni per le fazzioni; è ben da
credere che siano stati intermessi perché non bene succedevano; li fori et
ufficiali furono introdotti per rimediare a quei disordini; non si può negare
che questi non ne portino altri, degni di provisione; questo bisogna fare, ma
non rimettere in piedi quello che fu abolito per non potersi tolerare.
Nell'appellazioni si costumava passare per i mezi e non andar al supremo, e
questo si è levato, perché i capi delle provincie e regioni erano fatti tiranni
delle chiese: s'ha introdotto per rimedio il portare tutti i negozii a Roma.
Questo ha il suo male: la lontananza, la spesa, ma piú tolerabili che
l'oppressione; chi ritornasse il modo di prima, si troverebbe, per aver
rimediato ad un male, averne causato molti, e ciascuno maggiore. Ma sopra tutto
doversi considerare che non conviene l'istesso modo di governo ad una cosa
publica in tutti i tempi, anzi come quello fa delle mutazioni, cosí conviene
mutare il governo; il modo di regger antico non sarà fruttuoso, se insieme lo
stato della Chiesa non torna l'antico: chi, attendendo il modo come i putti si
governano e come quella libertà di mangiare e bere ogni cosa in ogni tempo è
causa di sanità e robustezza, pensasse a governare cosí un vecchio, si
troverebbe molto ingannato. Le chiese erano picciole, circondate da pagani,
unite tra loro come vicine al nimico; adesso son grandi e senza contrario che
le tenga in ufficio, onde le cose communi sono neglette et è necessario che
siano da uno curate. Se in ciascuna provincia le cause restassero, fra pochi
anni tanta diversità nascerebbe, che sariano contrarie l'una all'altra, che non
apparirebbono della medesima fede e religione. I pontefici romani negl'antichi
tempi non hanno assonto a loro molte parti del governo, quando vedevano che
caminava ben; l'hanno riservate a sé, quando dagl'altri sono state abusate.
Molti sono dopo succeduti pontefici di santa vita et ottima intenzione, che le
averebbono restituite, quando non avessero veduto che in materia corrotta non
potevano esser ben usate. Concluse che per servar l'unità della Chiesa era
necessario lasciar le cose nell'istesso termine.
Ma né questo piacque manco a' prelati
italiani, quali, se ben volevano conservata l'autorità del papa, desideravano
esserci per qualche cosa; massime dovendo star alla residenza: però si venne a
temperamenti. Il restituir li giudicii sinodali fu da quasi tutti escluso, ché
diminuiva l'autorità episcopale e teneva del popolare; l'andar per gradi
nell'appellazione, se ben sostentato da molti, fu escluso dalla pluralità de
voci. L'appellar dalle sole diffinitive s'accommodò con limitazione nelle sole
cause criminali, lasciati i giudicii civili nello stato stesso, se ben avevano
quelli forse bisogno maggiore d'esser riformati; per quel che tocca il giudicio
contra le persone de' vescovi, non desiderando alcuno di facilitare i giudicii
contra di sé, non si parlò di restituirgli alle sinodi parochiali, de' quali
già erano proprie, ma di provedere che, restando in mano del papa, passassero
con maggior dignità di quell'ordine, moderando le commissioni che da Roma si
davano, per quali erano costretti comparire e sottomettersi a persone d'ordine
inferiore; e questo fu cosí ardentemente da tutti desiderato, che fu necessario
al legato condescendervi, quantonque non gli piacesse essaltazione alcuna de'
vescovi, levandosi al papa tutto quello che a loro si dava.
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