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Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
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[Si conchiude in congregazione il salvocondotto e la dilazione di certi capi della dottrina dell'eucaristia] Il legato, se ben ogni settimana aveva dato conto a Roma di tutte le occorrenze, nondimeno volse stabilire in congregazione le minute de' decreti, per poterne mandar copia e ricever la risposta inanzi la sessione; onde ridotta la congregazione generale, non facendo menzione di quello che da Roma gli fosse scritto, fece relazione di quanto gli era stato dal conte di Montfort rappresentato, soggiongendo parergli raggionevole la petizione del salvocondotto e la dilazione di quello che con degnità si poteva differire; perché avendo già statuito il primo settembre di parlar dell'eucaristia, non era possibile restar di farlo, ma lasciar qualche capo piú importante e piú controverso era cosa concessibile; e raccogliendosi i voti, tutti furono di parere che il salvocondotto si concedesse, ma quanto al differir materia consegliavano alcuni che non era degnità di farlo, se non assicuravano di dover venir a trattarla e sottoporsi alla determinazione della sinodo. Altri dissero che era assai salva la degnità, quando si facesse a loro ricchiesta, e questa fu la piú commune opinione. Allora il legato soggionse che s'averebbe potuto riservare la materia del ministrar a' laici il calice e per mostrar che non dovessero venir per un solo articolo, aggiongerci la communione de' putti: cosí si prese ordine di formar il decreto in questo particolare. Il qual letto, parendo ad alcuni che fosse poco il riservar doi articoli, però esser meglio divider il primo in tre, e cosí reservarne quattro et aggiongervi il sacrificio della messa, del quale le controversie sono grandi, che cosí apparirà esser riservate molte cose e le principali, in questo parere convennero. E quando si fu a dire che i protestanti fanno instanza d'esser ascoltati sopra di quelli, si levò un prelato di Germania e dimandò da chi et a chi fosse questa instanza fatta; perché molto importava che questo apparisca, altrimente quando essi dicessero non esser vero, restava molto intaccato l'onor del concilio. Ma non essendovi altro che quanto il conte di Montfort aveva detto come da sé, e ciò anco non ristretto a quei quattro capi, né alla materia dell'eucaristia, ma in generale di tutte le controversie, si trovarono molto ben impediti come risolversi. Il mostrar di riservar per proprio moto, oltra l'esser indegnità, tirar adosso un'obiezzione; che dovevano riservar tutto. Si trovò questo modo, come manco male, di non dire che protestanti fanno instanza, né che ricchiedono, ma che desiderano esser uditi; il che non si può dubitare esser vero, poiché da loro in diverse occasioni è stato detto, e se ben riferendolo a tutte le controversie, nondimeno non è falsità affermare di una parte quello che è detto del numero intiero, senza escluder le altre. A molti parve che fosse un ascondersi dietro ad un filo, ma non sapendo trovar meglio, questo passò. Dovendosi per tal causa levar dalli capi di dottrina e dagl'anatematismi le materie che si riservavano, furono anco divisi gl'anatematismi che restavano per maggior chiarezza e ridotti ad 11. Volendo stabilir i decreti contra gli abusi, fu difficoltà dove porgli: tra quelli della fede non capivano, essendo di ceremonie et usi; tra quei della riforma non parevano condecenti per la diversità della materia; il porgli da sé, come un terzo genere, era novità che alterava l'ordine instituito. Dopo molta disputa fu concluso di tralasciargli per mettergli poi insieme co' decreti della messa. I capi della riforma furono accettati senza difficoltà, essendo già stabiliti da quei medesmi. Restava la forma del salvocondotto, che fu rimessa a presidenti, quali, chiamati i prattici di tal formule, la componessero: che aiutò il legato a far passar quella che da Roma gli era stata mandata.
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