[Terza sessione e 'l suo decreto]
Venuto il giorno 11 ottobre, secondo il
modo usato s'andò alla chiesa: cantò la messa il vescovo di Maiorica, il
sermone fu fatto dall'arcivescovo di Torre, tutto in encomio del sacramento
dell'eucaristia, e fatte le altre solite ceremonie, dal vescovo celebrante fu
letto il decreto della dottrina, la sostanza del quale fu: che la sinodo,
congregata per espor l'antica fede e rimediar agli incommodi causati dalle
sette, sin dal principio ebbe desiderio d'estirpar il loglio seminato in
materia dell'eucaristia; perilché, insegnando la dottrina catolica sempre
creduta dalla Chiesa, proibisce a tutti i fedeli per l'avvenire di creder,
insegnare o predicare altrimente di quanto è esplicato. Prima insegna che
nell'eucaristia, dopo la consecrazione, si contiene Cristo vero, real e
sustanzialmente sotto le apparenzie delle cose sensibili, non repugnando che
egli sia in cielo, nel modo d'esser naturale, e nondimeno presente in sua
sostanza in molti altri luoghi sacramentalmente, con un modo d'esser che si
crede per fede et a pena si può esprimer con parole; imperoché tutti gl'antichi
hanno professato Cristo aver instituito questo sacramento nell'ultima cena,
quando dopo la benedizzione del pane e del vino disse di dar il suo corpo et il
suo sangue con chiare e manifeste parole, le quali avendo apertissima
significazione, è gran sceleratezza torcerle a figure imaginarie, negando la
verità della carne e del sangue di Cristo. Insegna appresso che Cristo ha
instituito questo sacramento in memoria di sé, ordinando che fosse ricevuto
come spiritual cibo dell'anima e come medicina per le colpe quotidiane e
preservativo da' peccati mortali, pegno della futura gloria e simbolo del corpo
del quale egli è capo. E se ben questo sacramento ha di commune con gl'altri
che è segno di cosa sacra, nondimeno questo ha di proprio, che avendo gl'altri
la virtú di santificar nell'uso, questo contiene l'autor della santità inanzi
l'uso: imperoché gl'apostoli non ancora avevano ricevuto l'eucaristia di mano
del Signore, quando egli diceva che era suo corpo, e sempre la Chiesa ha
creduto che il corpo di Cristo è sotto la specie di pane et il sangue sotto
quella del vino per virtú della consecrazione; ma per concomitanza ogn'uno sia
sotto ciascuna delle specie e sotto ciascuna delle parti loro, quanto sotto
ambedue; decchiarando che per la consecrazione del pane e del vino si fa una
conversione di tutta la sostanza d'essi nella sostanza del corpo e sangue di
Cristo, la qual conversione la Chiesa catolica ha chiamato transostanziazione,
con termine conveniente e proprio, perilché i fedeli danno l'onor di latria
debito a Dio a quel sacramento, e religiosamente è stato introdotto di lui far
una particolar festa ciascun'anno e portarlo in processione per i luoghi
publici. Similmente la consuetudine di conservarlo in luogo sacro è antica,
sino dal tempo del concilio niceno, et il portarlo agli infermi è cosa costumata
antichissimamente, oltra che è raggionevole et in molti concilii commandata; e
se non conviene che sia trattata alcuna cosa santa senza santità, tanto piú non
si potrà andar a questo sacramento senza gran riverenza e fatta prova di se
stesso; la qual prova ha da essere che nissun, avendo peccato mortalmente, se
ben contrito, lo ricevi senza la confessione sacramentale; il che debbia
osservar eziandio il sacerdote che ha da celebrare, purché abbia commodità di
confessore, e non l'avendo debbia confessarsi immediate dopo. Insegna ancora
esservi tre modi di ricever l'eucaristia: uno solo sacramentalmente, come fanno
i peccatori; l'altro spiritualmente, come di quelli che lo ricevono con fede
viva e desiderio; il terzo in tutti doi i modi insieme, come da quelli che,
provati nel modo di sopra detto, vanno a quella mensa. E per tradizzione
apostolica si ha, e cosí si debbe servare, che i laici ricevino la communione
da' sacerdoti, et i sacerdoti communichino se medesimi. In fine prega la sinodo
tutti i cristiani che convengano in questa dottrina.
Dopo finito il decreto furono letti gli 11
anatematismi.
1 Contra chi negherà che nell'eucaristia
si contenga vera, real e sostanzialmente il corpo et il sangue, con l'anima e
la divinità di Cristo, cioè tutto Cristo intiero, ma dirà che sia solamente
come in segno o figura o virtú.
2 Che nell'eucaristia resti la sostanza
del pane e del vino col corpo e sangue di Cristo, overo negherà quella mirabile
conversione di tutta [la] sostanza del pane in corpo, e del vino in sangue,
restandovi solamente le specie, qual conversione la Chiesa chiama
transostanziazione appositissimamente.
3 Che nel sacramento dell'eucaristia sotto
ciascuna specie e sotto ciascuna parte, fatta la separazione, non si contenga
tutto Cristo.
4 Che fatta la consecrazione, non vi sia
se non in uso, e non inanzi o dopo, e che non vi rimanga nelle particole che
restano dopo la communione.
5 Che il principal frutto dell'eucaristia
sia la remission de' peccati, overo che altro effetto in quella non nasca.
6 Che Cristo nell'eucaristia non debbia
esser adorato d'onor di latria e venerato con una festa particolare e portato
in processione et esposto in luogo publico per esser adorato, overo che gli
adoratori siano idolatri.
7 Che non sia lecito servarlo in luogo
sacro, ma convenga distribuirlo a gl'astanti, overo che non sia lecito portarlo
onorevolmente agl'infermi.
8 Che Cristo nell'eucaristia sia mangiato
solo spiritualmente e non sacramentalmente e realmente.
9 Che i fedeli adulti non siano tenuti ogni
anno almeno alla Pasca communicarsi.
10 Che non sia lecito al sacerdote che
celebra communicar se stesso.
11 Che la sola fede è sufficiente
preparazione per riceverlo.
Dicchiarando in fine che la preparazione
debbia esser per mezo della confessione sacramentale, avendo per scommunicato
chi insegnerà, predicherà, affermerà pertinacemente o difenderà in publica
disputa il contrario.
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