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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quarto
    • [Congregazione generale: ordina di formare articoli della penitenza, dell'estrema onzione e della riforma]
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[Congregazione generale: ordina di formare articoli della penitenza, dell'estrema onzione e della riforma]

Il giorno seguente la sessione fu congregazione generale per disponere di trattar della penitenza et estrema onzione e di continuar la riforma. Fu considerato che da' teologi era stato ecceduto il modo prescritto di trattar, onde erano nate contenzioni, le quali non potevano servire a rendergli tutti uniti contra luterani; che però bisognava rinovar il decreto, non permettendo che si usino raggioni di scole, ma si parli positivamente e servando anco l'ordine, il qual era ben di nuovo fermare, cosí perché il non averlo osservato aveva partorito confusione, come perché i fiaminghi si dolevano che non fosse tenuto quel conto di loro che meritavano, e l'istesso facevano i teologi che erano co' prelati di Germania. Il trattare della penitenza e dell'estrem'onzione era già deciso: fu detto qualche parola in materia di riforma e deputati quelli che, col noncio veronese, ordinassero gli articoli in materia della fede e, col sipontino, in materia della riforma. In materia di fede furono formati 12 articoli sopra il sacramento della penitenza, tratti di parola in parola da' libri di Martino et altri suoi discepoli, per esser disputati da' teologi se si dovevano tener per eretici e come tali dannargli; li quali furono talmente mutati et alterati nel formar gl'anatematismi, dopo uditi i voti de' teologi, che non restandone vestigio è superfluo recitargli. A questi articoli furono congionti altri 4 dell'estrem'onzione per tutto corrispondenti a' 4 anatematismi stabiliti. Nel medesimo foglio dove erano gl'articoli descritti, erano soggionti tre decreti: che i teologi dovessero dir il parer loro, traendolo dalla Sacra Scrittura, tradizioni apostoliche, sacri concilii, constituzioni et autorità de' sommi pontefici e santi padri e dal consenso della Chiesa catolica, con brevità, fugendo le questioni inutili e le contenzioni pertinaci; che l'ordine nel parlar fosse prima de' mandati dal sommo pontefice, in secondo luogo de' mandati dall'imperatore, in terzo quei di Lovanio mandati dalla regina, in quarto i teologi venuti con gli elettori, in quinto i chierici secolari, secondo le promozioni loro, in sesto i regolari, secondo i loro ordini; che le congregazioni fossero fatte due volte al , la matina da 14 ore sino a 17, il dopo pranso da 20 sino a 23. Gl'articoli della riforma furono formati 15, i quali corrispondendo a' capi che poi furono stabiliti, eccetto il decimoquinto, nel quale si proponeva di statuire che non si potessero dar beneficii in commenda se non a persona che avesse la medesima età ricercata dalla legge a chi debbe averlo in titolo: il qual articolo, quando di lui si parlò, fu facilmente posto in silenzio, come quello che impediva molti prelati dal rinonciar i beneficii a' nepoti.

Il pontefice, il qual (come s'è detto) scrisse lettere a' svizzeri catolici invitandogli al concilio, continuò sempre per mezo degl'ufficii di Gieronimo Franco, suo ambasciatore, a far la stessa instanza, nel che anco era aiutato da Cesare. In contrario operava il re di Francia per mezo di Morleo Musa, suo ambasciatore, aiutato dal Vergerio, il quale, come conscio de' secreti e fini romani, gli somministrò il modo di persuader quella nazione, e scrisse anco un libro in questa materia, che nella dieta di Bada, che allora si tenne, non solo i svizzeri evangelici, ma i catolici ancora restarono persuasi di non mandar alcuno, et i Grisoni, per gl'avvertimenti del Vergerio entrati in sospetto che il pontefice machinasse cosa di loro pregiudicio, richiamarono Tomaso Planta, vescovo di Coira, che già era nel concilio.

 

 




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