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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quarto
    • [Trattazione dell'estrema onzione; suoi capitoli et anatematismi]
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[Trattazione dell'estrema onzione; suoi capitoli et anatematismi]

Ma poiché è detto quasi l'intiero di quello che tocca la materia di fede per questa sessione, è ben continuare quel poco che resta dire del sacramento dell'estrema onzione. Intorno il quale parlarono i teologi con la medesima prolissità, ma senza differenza alcuna tra loro. E sopra i loro pareri furono formati 3 capi di dottrina, e 4 anatematismi. La dottrina conteneva in sostanza: che l'onzione degli infermi è vera e propriamente sacramento, da Cristo nostro Signore appresso san Marco insinuato e da san Giacomo apostolo publicato; dalle parole del quale la Chiesa per tradizion apostolica imparò che la materia del sacramento è l'oglio benedetto dal vescovo, e la forma le parole quali il ministro usa; ma la cosa contenuta e l'effetto del sacramento è la grazia dello Spirito Santo che monda le reliquie del peccato e solleva l'anima dell'infermo e dona qualche volte la sanità del corpo, quando è utile per l'anima. I ministri del sacramento sono i preti della Chiesa, non intendendosi per il nome de «presbiteroi» i vecchi, ma i sacerdoti; e questa onzione si debbe dar principalmente a quelli che sono in stato per uscire di vita, i quali però, risanandosi, potranno di nuovo riceverlo, quando saranno nello stesso stato. E per tanto si pronuncia l'anatema:

1 Contra chi dirà, che l'estrema onzione non sia vera e propriamente sacramento da Cristo instituito.

2 Che non doni la grazia, non rimetti i peccati, non allevi gl'infermi, ma sia cessata come quella che parteneva già alla grazia della sanità.

3 Che il rito usato dalla Chiesa romana sia contrario al detto di san Giacomo e possi esser sprezzato senza peccato.

4 Che il solo sacerdote non sia ministro e che san Giacomo intendesse de' vecchi d'età, e non de' sacerdoti ordinati dal vescovo.

Ma se alcuno si maravigliasse perché nel primo capo della dottrina di questo sacramento sia detto che egli è da Cristo nostro Signore in san Marco insinuato et in san Giacomo publicato, dove l'antecedenza e la consequenza delle parole portava che non si dicesse insinuato, ma instituito, saprà che cosí fu primieramente scritto; ma avendo un teologo avvertito che gl'apostoli, de' quali san Marco dice che ongevano gli infermi, in quel tempo non erano ordinati sacerdoti, tenendo la Chiesa romana che il sacerdozio gli fosse conferito solo nell'ultima cena, pareva cosa ripugnante affermare la onzione che essi davano esser sacramento e che i soli sacerdoti siano ministri di quello. Al che se ben alcuni, tenendo quella per sacramento e volendo che allora da Cristo fosse instituita, rispondevano che, avendogli Cristo commandato di ministrar quell'onzione, gl'aveva fatti sacerdoti quanto a quell'atto solamente, come se il papa commandasse ad un semplice prete di dar il sacramento della cresma, lo farebbe vescovo quanto a quell'atto, nondimeno parve troppo pericolosa cosa l'affermar questo assolutamente. Perilché in luogo della parola «institutum», fu presa quell'altra «insinuatum». La qual, che cosa possi significare in tal materia, lo giudicherà ogni uno che intenda quello che sia insinuare, e l'applichi a quello che gli apostoli operarono allora con quello che da san Giacomo, fu commandato, et alla determinazione fatta da questo concilio.

 

 




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