[In congregazione si ordina di trattar
della messa e del calice. Difficoltà sopra le proposte de' vittembergici]
Ma nel concilio, il dí seguente si fece la
generale congregazione, per metter ordine alla discussione della materia del
sacrificio della messa e della communione del calice e de' fanciulli; e con
tutto che già i decreti erano formati per la sessione de 11 ottobre e
differiti, nondimeno come se niente fosse trattato, di nuovo fu discorso, et
eletti i padri a raccogliere gl'articoli per disputar, e poi eletti i padri a
formar il decreto: e perché le cose s'affrettavano, subito furono formati al
numero di 7, sopra quali fu disputato 2 volte al giorno: nel qual numero fu
posto l'ambasciatore di Ferdinando e Giulio Plugio, vescovo di Namburgo e per
maggior onore anco l'elettor di Colonia, acciò tutta quella dottrina paresse
venir di Germania e non da Roma. Furono formati 13 anatematismi, condannando per
eretici quelli che non la tengono per vero e proprio sacrificio o che
asseriscono non giovare a' vivi et a' morti, overo non ricevono il canone della
messa o dannano le messe private overo le ceremonie che la Chiesa romana usa, e
poi formati 4 capi di dottrina: che nella messa si offerisce vero e proprio
sacrificio instituito da Cristo; della necessità del sacrificio della messa e
della convenienza con quello della croce; de' frutti di quel sacrificio e
dell'applicazione d'esso; de' riti e ceremonie della messa. Le qual cose tutte
furono stabilite per le feste di Natale e non son narrate qui piú
particolarmente poiché nella sessione seguente non furono publicate.
Ma mentre che i padri si trattengono nelle
azzioni conciliari, ricevettero gl'ambasciatori di Vittemberg risposta dal suo
prencipe che dovessero caminar inanzi e presentar la loro dottrina nel miglior
modo che potevano; perilché essi, essendo assente il conte di Montfort, fecero
officio col cardinale di Trento che operasse co' presidenti di far ricever le
lettere e poi congregar i padri et ascoltargli. Il cardinale promesse ogni buon
officio, ma disse esser necessario riferir prima al legato quello che dovevano
trattare, essendo cosí statuito da' padri, mossi da' rumori che nacquero per
l'abbate di Bellosana. Essi gli communicarono la loro instruzzione, dicendo che
erano mandati per ottener un salvocondotto come fu dato in Basilea a' boemi per
i teologi loro, e che avevano commissione di presentar la loro dottrina, acciò
tra tanto fosse da' padri essaminata, per esser in ordine a conferire co'
teologi, quando fossero arrivati: della quale avendo il cardinale fatta
relazione al legato, egli gli communicò quanto dal papa gli era stato scritto e
gli considerò che non era da permettere che né essi né altri protestanti
presentassero la loro dottrina, né meno fossero admessi a difenderla, perché
non si vederebbe il fine delle contenzioni: esser officio de' padri, il quale
anco era sino a quell'ora esseguito e s'averebbe cosí continuato, d'essaminar
la dottrina loro tratta da' libri e condannar quella che meritava; se essi
protestanti avessero qualche difficoltà e la proponessero umilmente e
mostrandosi pronti a ricever instruzzione, gli sarebbe data secondo l'aviso del
concilio; e però che negava assolutamente di voler che si congregassero i padri
per ricever la dottrina loro, e da questo parer non poter dipartirsi, quando
ben dovesse metterci la vita. Per quello che toccava al dar salvocondotto in
altra forma, che era con essorbitante indegnità della sinodo che non si
fidassero del conceduto, e che il trattarne era ingiuria alla Chiesa di Dio
insopportabile e degna che ogni fedele vi mettesse la vita per propulsarla.
Il cardinale di Trento non volse dar
risposta cosí aspera agl'ambasciatori, ma disse che il legato aveva sentito con
sdegno la proposizione loro di voler principiar dal presentar la dottrina,
dovendo essi ricever da' suoi maggiori con riverenza et obedienza la regola
delle fede, e non voler prescriverla agl'altri con tanto indecoro et assordità.
Perilché gli consegliava trapassar qualche giorno sin che lo sdegno del legato
fosse rimesso e poi principiar la proposta da qualch'altro capo, per capitar
poi a quelli del presentar la dottrina e chieder il salvocondotto. Ricevettero
il conseglio e, dopo qualche giorni, essendo partito il cardinale di Trento,
fecero far officio per l'ambasciatore cesareo, acciò dal legato fosse ricevuto
il loro mandato et ascoltata la proposizione, per dover essi, intesa la mente
di lui, deliberare secondo che dal loro prencipe avevano instruzzione.
L'ambasciatore trattò col legato, dal quale ebbe l'istessa risposta data al
Trento, perché non sdegno, ma deliberata volontà l'aveva somministrata allora.
L'ambasciatore, intesa la mente del cardinale, giudicò che per allora il negozio
non potesse aver luogo, e conoscendo che il riferir la risposta era contra la
degnità di Cesare, quale aveva cosí largamente promesso che ogn'un sarebbe
stato udito et averebbe potuto liberamente proporre e conferire, in luogo di
dar risposta precisa a' vittembergici, trovò diverse scuse a fine di portar la
cosa inanzi; né lo seppe far con tanta arte, quantonque fosse spagnuolo, che
non scoprissero esser pretesti per non dar una negativa aperta.
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