[Nuove querele de' protestanti pel
salvocondotto]
Fatta la sessione, i protestanti, se ben
penetrarono che il salvocondotto non era ampliato come l'avevano chiesto, dissimulando
di saperlo, l'adimandarono, e gli fu dagl'ambasciatori imperiali, congregati
per questo, consegnato un essemplare autentico per ciascuna ambasciaria. Essi,
ritiratisi e letto il tenore, ritornati si lamentarono che fosse loro mancato,
ricercarono anco la risposta della sinodo alle esposizioni loro et alle
instanze fatte sopra il modo di procedere in concilio. Gl'imperiali gli
confortarono a procedere con desterità, usando i medesimi concetti in mostrare
che col tempo averebbono ottenuto tutto, ma ricercando le cose acerbe et inanzi
l'opportunità, averebbono difficoltato ogni cosa; che nel salvocondotto non era
necessario esprimere che potessero essercitar la loro religione nelle case,
poiché, non essendo proibito, s'intende concesso; che nissuna cosa sia fatta in
vituperio loro esser chiaramente espresso quando se gli promette buono e real
trattamento, et oltra questo si faranno anco publiche proibizioni a tutti, che
faranno maggior effetto; quanto alle raggioni d'allegar in concilio, in sostanza
esser detto l'istesso che la Scrittura sia il fondamento, ma esser ben
necessario, quando vi sarà controversia dell'intelligenza della Scrittura, che
sia giudice il concilio: la Scrittura esser muta e senza anima e, sí come le
leggi civili, aver bisogno di giudice che la inanimi, e nella materia della
religione questo esser il concilio, come dal tempo degli apostoli sin ora è
stato servato. I protestanti ricevettero il salvocondotto, ma con
decchiarazione che non lo pigliariano, se non a fine di mandarlo a' loro
prencipi.
|