[Assassinamento del cardinal
Martinuccio, di che il processo è sepolto e l'atto resta impunito]
Ma il pontefice sentí dispiacere di quello
che s'era fatto, e sdegnato con l'imperatore anco per altri rispetti, scrisse a
Trento che continuando a tener sospese le azzioni quanto manco giorni
potessero, per riputazione della sinodo riassumessero le azzioni senza
rispetto. La causa che oltra questo aveva irritato il papa et i cardinali fu
perché, desiderando Ferdinando occupare la Transilvania, che dall'altra parte
era da' turchi assalita, sotto pretesto di mantenerla per il picciolo figlio di
Giovanni vaivoda, Giorgio Martinuccio, vescovo di Varadino, uomo di eccellente
prudenza e di gran credito in quella regione, desiderava conservarla in
libertà, e per ovviare al maggior pericolo, non potendo contrastare con turchi
et austriaci insieme, elesse congiongersi con questi, con che, fatto contrapeso
a' turchi, teneva le cose in gran bilancia. Gl'austriaci conoscendo che col
guadagnar questo prelato, totalmente ottenevano la loro intenzione, oltra le
altre cose che fecero a fine di restringerlo maggiormente ne' loro interessi,
Ferdinando gli promesse una pensione di 80000 scudi, et ottenne l'imperatore
con grand'instanza dal papa che lo creasse cardinale, e (cosa rare volte
costumata) gli mandasse il capello et anco gli concedesse di portar l'abito
rosso, che non gli era lecito per esser monaco di san Basilio; cose che furono
esseguite in Roma nel mezo d'ottobre. Ma non essendo stata dal vescovo stimata
questa apparenza d'onore, né volendo anteporre gli interessi austriaci a quei
della sua patria, da' ministri di Ferdinando fu a' 18 decembre proditoriamente
e crudelmente trucidato, sotto pretesto che avesse intelligenza con turchi.
Questo successo commosse maravigliosamente tutti i cardinali, che si reputano
sacrosanti et inviolabili: consideravano quanto importasse l'essempio che
potesse esser ucciso un cardinale con finte calonnie overo anco per sospetti,
et al papa, a cui da se medesimo dispiaceva l'istesso, aggionsero stimolo,
mettendogli anco inanzi che quel cardinale era possessor d'un gran tesoro che
aggiongeva ad un millione, e che quello doveva esser della camera, come di
cardinale morto senza testamento. Per tutti questi rispetti il papa deputò
cardinali sopra la cognizione dell'eccesso e furono stimati incorsi nelle
censure Ferdinando e tutti i suoi ministri di Transilvania: furono mandati
commissarii per far inquisizione a Vienna e, per non tornar piú a parlar di
questo, dirò qui anticipatamente che, raffreddandosi, come è di costume i fervori,
poiché non si poteva disfar quello che fatto era, per non metter a campo
maggior moto, si processe con molta connivenza e con tutto che fosse fatto il
processo come a Ferdinando metteva conto, non si provò cosa alcuna delle
opposte al defonto, et il pensiero di tirar la eredità alla camera si
mortificò, perché poco fu ritrovato a quello che si pensava, avendo il
Martinuccio, che era uomo liberale, sempre speso in publico servizio tutto
quanto aveva, e quello che s'era trovato essendo diviso tra i soldati; il papa
decchiarò Ferdinando e tutti gl'altri, che non erano stati presenti alla morte,
assoluti, con aggionta: se le cose dedotte in processo erano vere. Di che
dolendosi i ministri cesarei, come che fosse metter in dubio la bontà di
Ferdinando, il papa fece la sentenzia assoluta e quei soli che furono autori
della morte andarono a Roma per l'assoluzione, se ben con tal modo, come se
fossero stati autori di opera lodevole, con tutto che cosí in Ongaria, come in
Roma si tenesse per certo che fosse l'assassinamento produtto da mandato di chi
ne aveva interesse, secondo il celebre detto che d'ogni conseglio occolto
quell'è l'autore che ne riceve giovamento. Ma questo eccesso non fu di
beneficio alle cose di Ferdinando; anzi che per questa e per altre cause poco
dopo egli fu totalmente di Transilvania escluso. Ma poiché non partiene al
proposito mio parlar di questo, ritorno alle cose che passavano.
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