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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quarto
    • [Assassinamento del cardinal Martinuccio, di che il processo è sepolto e l'atto resta impunito]
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[Assassinamento del cardinal Martinuccio, di che il processo è sepolto e l'atto resta impunito]

Ma il pontefice sentí dispiacere di quello che s'era fatto, e sdegnato con l'imperatore anco per altri rispetti, scrisse a Trento che continuando a tener sospese le azzioni quanto manco giorni potessero, per riputazione della sinodo riassumessero le azzioni senza rispetto. La causa che oltra questo aveva irritato il papa et i cardinali fu perché, desiderando Ferdinando occupare la Transilvania, che dall'altra parte era da' turchi assalita, sotto pretesto di mantenerla per il picciolo figlio di Giovanni vaivoda, Giorgio Martinuccio, vescovo di Varadino, uomo di eccellente prudenza e di gran credito in quella regione, desiderava conservarla in libertà, e per ovviare al maggior pericolo, non potendo contrastare con turchi et austriaci insieme, elesse congiongersi con questi, con che, fatto contrapeso a' turchi, teneva le cose in gran bilancia. Gl'austriaci conoscendo che col guadagnar questo prelato, totalmente ottenevano la loro intenzione, oltra le altre cose che fecero a fine di restringerlo maggiormente ne' loro interessi, Ferdinando gli promesse una pensione di 80000 scudi, et ottenne l'imperatore con grand'instanza dal papa che lo creasse cardinale, e (cosa rare volte costumata) gli mandasse il capello et anco gli concedesse di portar l'abito rosso, che non gli era lecito per esser monaco di san Basilio; cose che furono esseguite in Roma nel mezo d'ottobre. Ma non essendo stata dal vescovo stimata questa apparenza d'onore, né volendo anteporre gli interessi austriaci a quei della sua patria, da' ministri di Ferdinando fu a' 18 decembre proditoriamente e crudelmente trucidato, sotto pretesto che avesse intelligenza con turchi. Questo successo commosse maravigliosamente tutti i cardinali, che si reputano sacrosanti et inviolabili: consideravano quanto importasse l'essempio che potesse esser ucciso un cardinale con finte calonnie overo anco per sospetti, et al papa, a cui da se medesimo dispiaceva l'istesso, aggionsero stimolo, mettendogli anco inanzi che quel cardinale era possessor d'un gran tesoro che aggiongeva ad un millione, e che quello doveva esser della camera, come di cardinale morto senza testamento. Per tutti questi rispetti il papa deputò cardinali sopra la cognizione dell'eccesso e furono stimati incorsi nelle censure Ferdinando e tutti i suoi ministri di Transilvania: furono mandati commissarii per far inquisizione a Vienna e, per non tornar piú a parlar di questo, dirò qui anticipatamente che, raffreddandosi, come è di costume i fervori, poiché non si poteva disfar quello che fatto era, per non metter a campo maggior moto, si processe con molta connivenza e con tutto che fosse fatto il processo come a Ferdinando metteva conto, non si provò cosa alcuna delle opposte al defonto, et il pensiero di tirar la eredità alla camera si mortificò, perché poco fu ritrovato a quello che si pensava, avendo il Martinuccio, che era uomo liberale, sempre speso in publico servizio tutto quanto aveva, e quello che s'era trovato essendo diviso tra i soldati; il papa decchiarò Ferdinando e tutti gl'altri, che non erano stati presenti alla morte, assoluti, con aggionta: se le cose dedotte in processo erano vere. Di che dolendosi i ministri cesarei, come che fosse metter in dubio la bontà di Ferdinando, il papa fece la sentenzia assoluta e quei soli che furono autori della morte andarono a Roma per l'assoluzione, se ben con tal modo, come se fossero stati autori di opera lodevole, con tutto che cosí in Ongaria, come in Roma si tenesse per certo che fosse l'assassinamento produtto da mandato di chi ne aveva interesse, secondo il celebre detto che d'ogni conseglio occolto quell'è l'autore che ne riceve giovamento. Ma questo eccesso non fu di beneficio alle cose di Ferdinando; anzi che per questa e per altre cause poco dopo egli fu totalmente di Transilvania escluso. Ma poiché non partiene al proposito mio parlar di questo, ritorno alle cose che passavano.

 

 




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