[Maurizio tratta con Cesare e lo sforza
con l'arme all'accordo di religione e della libertà di Germania]
Ma con tutto che i protestanti fossero
superiori nel maneggio della guerra, non restava Maurizio di trattare
amichevolmente con Ferdinando, anzi, per questo ancora andare ne' Stati suoi a
ritrovarlo, non ricchiedendo altro che la liberazione del lantgravio suocero,
la libertà di Germania e la pace della religione; e nondimeno, facendo continuo
progresso le armi de' protestanti, l'imperatore, quantonque non fosse in ordine
di resistere, parendogli nondimeno d'aver ancora la Germania sotto il giogo,
non si poteva accommodare a cedere in parte la dominazione assonta; se ben
Ferdinando, dopo aver molto con Maurizio trattato, s'era trasferito in Ispruc a
persuader il fratello. Ma accostandosi a quella città le armi nimiche,
l'imperatore fu costretto fuggire di notte con tutta la sua corte, e caminato
alquanto per i monti di Trento, voltatosi, si ridusse a Villaco, città di
Carinzia a' confini de' veneziani, con tanto spavento che prese anco timore,
perché quel senato, per sicurezza de' confini suoi, spinse numero de soldati
verso quel luogo, quantonque dall'ambasciatore veneto fosse assicurato che
quelle arme erano per suo servizio, se fosse stato bisogno. Inanzi la partita,
liberò Giovanni Federico, duca di Sassonia, della preggione, per levar la gloria
a Maurizio che da lui fosse stato liberato; il che fu anco di molto piacere a
quel prencipe, al quale metteva piú conto aver la grazia dal nemico superiore
che dal nemico pari et emulo. Poche ore dopo la partita d'Ispruc, Maurizio
arrivò la medesima notte, dove, non toccate le cose di Ferdinando, né di quei
cittadini, solo s'impadroní di quelle dell'imperatore e della corte sua. Da
quella fuga vedendo i protestanti il vantaggio loro, mandarono fuori un altro
manifesto, con significare in sostanza che, avendo preso le arme per la
religione e libertà di Germania, sí come gl'inimici della verità nissun'altra
mira ebbero se non che, oppressi i dottori pii, si restituissero gl'errori
ponteficii e la gioventú in quelli s'educasse, avendone parte posti preggione
et agli altri fatto giurare di partirsi e non tornare piú, il qual giuramento,
se ben essendo empio non è obligatorio, con tutto ciò gli richiamavano tutti,
gli commandavano di reassumer l'ufficio d'insegnare secondo la confessione
augustana e, per levar ogni luogo alle calonnie, gli assolvevano anco dal
giuramento prestato.
Continuando tuttavia il trattato della
pace, finalmente si fece l'accordo in Passau nel principio d'agosto sopra tutte
le differenze, et in quello che s'aspetta alla religione fu cosí ordinato: che
fra sei mesi si congregasse una dieta, nella quale si dovesse trattar qual
fosse il piú facile e commodo modo di compor le differenze della religione: per
un concilio generale, o per un nazionale, o per un colloquio, o per
un'universale dieta dell'Imperio; che in questa dieta si dovesse pigliar un
ugual numero di persone pie, placide e prudenti dell'una e dell'altra
religione, dando loro cura di pensare e proponer i modi convenienti, e che tra
tanto né Cesare, né alcun altro potesse sforzar alcuno contra la sua conscienza
o volontà, né de fatto, né con forma di raggione per causa di religione, né far
cosa alcuna in vituperio e gravame d'alcuno per tal causa, ma lasciar viver
ciascuno in quiete e pace, e che similmente i prencipi della confessione
augustana non potessero molestar gl'ecclesiastici o secolari della vecchia
religione, ma lasciargli goder le loro facoltà, signorie, superiorità,
giurisdizzioni e ceremonie; che nella camera fosse a ciascuno amministrata
giustizia, senza aver risguardo di che religione fosse e senza escluder quelli
della confessione augustana dall'aver la porzione spettante loro nel numero
degli assessori, e fosse lasciata libera la formula di giurare agli assessori
et alle parti, per Dio e per i santi, overo per Dio e per gl'Evangelii. E
quando bene non si trovasse modo di composizione nella religione, questa pace,
nondimeno, e concordia ritenga il suo vigore in perpetuo. E cosí restò
annullato l'Interim, il quale però in fatti ebbe in pochi luoghi
essecuzione. Ma accordate tutte le differenze, seguí la liberazione di Filippo
lantgravio d'Assia per virtú della concordia, onde tutte le difficoltà con
Cesare furono composte, non però si cessò dalla guerra tra diversi prencipi e
città dell'Imperio in molte parti per un anno intiero. Con tutto ciò le città
ricchiamarono i predicatori e dottori della confessione augustana, e
restituirono le chiese, le scole e l'essercizio della religione: e se ben si
credeva che, attesi i bandi e persecuzione passata contra i dottori e predicatori,
fossero esterminati, né vi rimanessero se non alcuni pochi, occoltati sotto la
protezzione de' prencipi, nondimeno, quasi come per una rinascenza, non mancò
da proveder a tutti i luoghi. La guerra impedí l'adunanza della dieta
dissegnata e la fece differire d'un anno in altro sino al febraro del 1555,
della quale al suo tempo si dirà.
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