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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quinto
    • [Il pontefice, per prevenire ogni nuovo proposito di concilio, imprende una vana riforma a Roma, e 'l concilio resta sospeso per dieci anni]
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[Il pontefice, per prevenire ogni nuovo proposito di concilio, imprende una vana riforma a Roma, e 'l concilio resta sospeso per dieci anni]

Il pontefice, per la dissoluzione del concilio liberato da molti pensieri, riputò bene prevenire le occasioni che potessero farlo ricader di nuovo, e propose in concistorio la necessità di riformare la Chiesa: che per questo effetto aveva ridotto il concilio a Trento il quale non avendo portato il fine da lui desiderato per gl'accidenti della guerra, prima d'Italia, e poi anco di Germania, giusta cosa era far in Roma quello che in Trento non s'era potuto. Ordinò per tanto una congregazione numerosa de cardinali e prelati che attendessero all'opera. Dell'averne eletto molti, egli allegava la causa, acciò le risoluzioni passassero con maturità et avessero riputazione maggiore; con tutto ciò era stimato communemente il fine esser acciò per la moltitudine piú impedimenti fossero interposti et il tutto a niente si risolvesse. L'evento fu giudice delle opinioni, perché la riforma nel principio fu trattata con ardore, poi per gl'impedimenti caminò per molti mesi frigidamente, et in fine andò in silenzio, e gl'anni interconciliari in luogo di due furono dieci, verificandosi in questo la massima de' filosofi, che cessando le cause, cessano gl'effetti. Il concilio la prima volta ebbe per cause le grand'instanze della Germania e la speranza concepita dal mondo che quello dovesse medicar tutti i morbi della cristianità; gli effetti vedutisi sotto Paolo III estinsero le speranze degl'uomini e mostrarono alla Germania che concilio tale, quale desideravano, era impossibile avere. La seconda ridozzione ebbe un'altra causa: quella fu estremo desiderio di Carlo imperatore di mettere, col mezo della religione, Germania sotto il giogo e far l'Imperio ereditario, facendosi succeder il figlio, et in tal guisa constituir una monarchia, in cristianità, maggiore di qualonque altra dopo la romana, eziandio di quella di Carlo Magno. A che la sola vittoria avuta non era bastante, né meno si poteva confidar di supplire con mezo di nuove arme solamente, ma ben sottomettendo i popoli con la religione e li prencipi con le prattiche, aveva concepita vasta speranza d'immortalar il suo nome. Questa fu la causa della grand'instanza che fece con Giulio per la seconda ridozzione e delle persuasioni efficaci, per non dir sforzate, a' tre elettori d'andarvi in persona et a' protestanti con quali piú poteva di mandar i loro teologi.

 

 




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