[Il re Edoardo muore in Inghilterra; a
cui succede Maria; le leggi di Edoardo in fatto di religione annullate; Maria
sceglie Filippo di Spagna]
Ma dopo queste ombratili ubedienze che la
Sede romana acquistò, ne successe una reale e molto importante, che ricompensò
abondantemente quanto in Germania s'era perduto. L'anno 1553, a' 6 di luglio,
morí Edoardo re d'Inghilterra, d'età d'anni 16, avendo 15 giorni prima, con
l'approbazione del suo conseglio, fatto testamento, nel quale, decchiarato che
a lui s'appertenesse nominar la legitima successione secondo le leggi del
regno, escluse Maria et Elizabeth, sue sorelle, come quelle i natali de' quali
erano posti in dubio, e tutta la descendenza di Margarita, maggiore sorella di
suo padre, come di forestieri, non nati nel regno, nominò in regina quella che
per ordine seguiva, cioè Gioanna di Suffolch, nipote per figlia di Maria, già
regina di Francia, e minore sorella di Enrico VIII, suo padre, non ostante che
questo nel suo testamento avesse sostituito Maria et Elizabeth, la qual
sostituzione egli diceva esser stata pupillare e non obbligar lui dopo che era
fatto maggiore. E se ben Gioanna fu publicata regina in Londra, con tutto ciò
Maria, ritiratasi in Norfolch per commodità di passar in Francia, se fosse
stato bisogno, si nominò regina e fu accettata finalmente da tutto 'l regno,
allegando a suo favore il testamento di Enrico, e che da matrimonio contratto
con buona fede, eziandio che sia nullo, la prole nasce legitima. Fu
impreggionata Gioanna et i suoi seguaci, e Maria, entrata in Londra e ricevuta
con universal applauso, fu publicata regina d'Anglia e Francia, con titolo anco
del primato ecclesiastico. Liberò immediate i pregioni che si trovarono nella
Torre per ordine del padre, parte per la religione, parte per altre cause. Poco
dopo il suo ingresso nacque sedizione in Londra per un predicatore che prese
animo di predicar alla catolica, e per un altro che celebrò messa: per
acquietare il qual rumore, che era assai considerabile, la regina fece publicar
un editto che ella voleva viver nella religione de' suoi maggiori, non però
permetteva che al popolo fosse predicato, salvo che secondo il consueto. Fu poi
a' 11 ottobre consecrata con le solite ceremonie. Queste cose, andate a notizia
del pontefice, il qual attendendo che la regina era allevata nella religione
catolica e interessata ne' rispetti della madre e cugina carnale
dell'imperatore, sperò di poter aver qualche ingresso nel regno e creò
immediate legato il cardinale Polo, con speranza che, per esser della casa
regia e di costumi essemplari, fosse unico instromento d'inviare una ridozzione
del regno alla Chiesa romana. Il cardinale, che per publico decreto era bandito
dal regno e privato della nobiltà, non giudicò conveniente mettersi alla
impresa prima che s'intendesse intieramente lo stato delle cose, essendo certo
che la maggior parte era ancora devota alla memoria d'Enrico. Ma fece passar
segreto in Inghilterra Giovanni Francesco Comendone per informarsi pienamente,
scrivendo anco una lettera alla regina, dove, commendata la perseveranza nella
religione in tempi turbulenti, l'essortava continuare ne' felici, gli
raccommandava la salute delle anime di quei popoli e la redintegrazione del
vero colto divino. Il Commendone, esplorato ogni particolare et avendo trovato
modo di parlar alla regina, se ben da ogni canto circondata e guardata, ritrovò
l'animo di lei non mai alienato dalla fede romana, e da lei ebbe promessa di
far ogni opera per restituirla in tutto 'l regno, et il cardinale, intesa la
mente della regina, si messe in viaggio.
Ma in Inghilterra, dopo la coronazione, si
tenne parlamento, nel quale fu dechiarato illicito il repudio di Catarina
d'Arragona, madre della regina, e dicchiarato il matrimonio e la prole nata di
quello legitima; il che fu obliquamente un restituir il primato pontificio, non
potendo quel matrimonio esser valido senza la validità della dispensa di Giulio
II, e per consequente senza la sopranità della Sede romana. Fu anco statuito
che tutte le ordinazioni in materia di religione fatte da Edoardo fossero
annullare e si seguitasse la religione che era al tempo della morte d'Enrico.
In questo parlamento fu trattato anco di maritare la regina, se ben già
eccedeva l'anno quadragesimo, al qual matrimonio erano nominati 3: il Polo, che
se ben cardinale, non aveva però alcun ordine sacro, et il Cortineo, ambedue
del sangue regio et in pari grado primi cugini d'Enrico VIII, questo della Rosa
bianca, nipote per figlia d'Edoardo IV, quello della Rosa rossa, nipote per
sorella d'Enrico VII, ambidoi grati alla nobiltà anglica, il Polo per la
prudenza e santità di vita, il Cortineo per l'amabilità de' costumi. Ma a
questi la regina anteponeva Filippo, prencipe di Spagna, cosí per le prattiche
tenute da Carlo imperatore, suo cugino, inclinando assai piú l'affetto al
materno, che al paterno sangue; come anco perché credeva dover assicurar piú
con quel matrimonio la sua quiete e del regno. E l'imperatore, che sommamente
desiderava effettuar questo matrimonio, dubitando che dal Polo potesse esser
disturbato con la presenza sua in Inghilterra, inteso che era deputato legato,
per mezo del cardinale Dandino, ministro ponteficio appresso di sé, operò che
non partisse cosí tosto d'Italia, dicendo non esser tempo ancora ch'un legato
apostolico potesse andar con degnità in Inghilterra. Né avendo fatto effetto la
lettera del Dandino, ma essendosi il Polo messo in viaggio et arrivato sino in
Palatinato, gli mandò Diego Mendoza incontra per fermarlo con l'autorità. Al
cardinale parve cosa grave e si lamentò che la legazione ponteficia fosse trattenuta
con danno della cristianità, del regno d'Inghilterra e con allegrezza della
Germania. Per il che l'imperatore, per non dar tanta materia di parlar, lo fece
andar a Brusselles e lo trattenne in Brabanzia sin che si finisse il matrimonio
e tutte le cose fossero accomodate a gusto suo, e per colore l'implicò a
trattar la pace tra sé et il re di Francia
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