[Altiera natura di Paolo IV. Crea nuovi
cardinali]
Era fama che il papa cosí trattasse non
solo per propria mente, ma eccitato dal cardinale d'Augusta, al quale non
poteva piacer la libertà concessa a' confessionisti. È ben cosa certa che
Paolo, come quello che era d'animo grande e vasti pensieri, teneva per sicuro
di poter rimediare a tutti i disordini con la sola sua autorità pontificale, né
riputava aver bisogno in ciò di prencipe alcuno, solito di non parlar mai con
ambasciatori, se non intonandogli nelle orecchie che egli era sopra tutti gli
prencipi, che non voleva che alcuno d'essi si domesticasse seco, che poteva
mutar i regni, che era successor di chi ha deposto re et imperatori, e spesso
rammemorava per principio dell'autorità essercitata la lui che aveva eretto un
regno agl'iberni, e passava tanto inanzi, che in consistoro et anco alla mensa,
in publico, in presenza di molte persone, diceva di non voler alcun prencipe
per compagno, ma tutti per sudditi sotto questo piede (cosí diceva percotendo
la terra), come è conveniente e come ha voluto chi ha edificato questa Chiesa e
ci ha posto in questo grado. Et usava qualche volta d'aggiongere: piú tosto che
far una viltà, vorressimo morire, rovinar ogni cosa et appizzar fuogo in tutte
le 4 parti del mondo.
Il naturale di Paolo IV era di grand'animo
et ardire, confidava molto nel suo saper e nella buona fortuna che gli era
stata compagna in tutte le imprese, alla quale, aggionto il potere e la fortuna
del pontificato, riputava ogni cosa facile. Ma in lui fluttuavano a vicenda 2
umori: uno che per la consuetudine sempre usata di valersi in ogni azzione
della religione, l'induceva adoperare la sola autorità spirituale; l'altro gli
era eccitato da Carlo Caraffa, suo nipote, che, soldato di valore et
essercitato nella guerra, fatto di soldato cardinale, riteneva li spiriti
marziali, lo persuadeva a valersi della temporale, dicendo che quella senza
questa è disprezzata, ma congionte possono esser istromenti di gran cose. Ma
all'avveduto vecchio era molto ben noto che anco s'indebolisce la spirituale,
quando si mostra aver bisogno del temporale. Ma stando sempre fisso a voler
farsi gran nome, ora dava orrecchie al nipote, ora credendo piú a se medesimo.
In fine pensò di trattar il temporale in secreto et il spirituale in palese,
per poter poi, continuando questo, o aggiongervi le imprese temporali già
ordite, o tralasciarle, come dagl'evenimenti fosse stato consegliato: perilché,
insieme col nipote, trattò secretissimamente col cardinale di Lorena una lega
col re di Francia. La quale, come fu quasi digesta, per levar tutti i sospetti
Lorena partí da Roma e vi andò il cardinale di Tornon, col quale fu con la
stessa secretezza conclusa. Il capo principale della quale era l'acquisto del
regno di Napoli per un figlio cadetto del re, ma con grand'amplificazione dello
Stato ecclesiastico, al quale si davano per confini San Germano et il
Garigliano, e, de là dall'Apennino, il fiume Pescara oltra Benevento: e quello
che di piú s'era convenuto per i rispetti del papa.
Giudicò anco il pontefice necessario, per
farsi appoggio cosí per l'una, come per l'altra impresa, far una promozione de cardinali
dependenti da sé e persone di ardire, che non si retirassero dal seguir i suoi
dissegni et implicarsi in ogni ardua impresa. Di questa promozione si comminciò
a parlar qualche giorni inanzi che si mettesse in effetto; onde i cardinali si
gravavano che si dissegnasse contravenir al capitolo giurato; e, sopra tutti,
gl'imperiali, attesa la qualità delle persone che erano proposte, pensavano di
volersi opporre. Il dí 20 decembre, essendo entrato il pontefice in concistoro,
subito sentato disse non voler quella matina dar audienza ad alcuno, avendo a
propor cose maggiori; dal che intendendo ogn'uno che la materia doveva esser di
crear nuovi cardinali, il cardinale di San Giacomo se gli fece alla sedia per
parlare, e ricusando il pontefice, né desistendo il cardinale, gli diede una
mano nel petto e se lo scacciò d'appresso. Sentati tutti, incomminciò il papa a
lamentarsi di quelli che disseminavano lui non poter fare piú di 4 cardinali
per le cose giurate in conclavi, e diceva che era un voler legare l'autorità
ponteficia, quale è assoluta; esser un articolo di fede che il papa non può
esser obligato, né meno può obligar se stesso: il dir altramente esser eresia
manifesta, dal delitto della quale assolveva quelli che erano incorsi,
giudicando che non avessero parlato con pertinacia; ma se alcuno all'avvenire
dirà quelle o simil cose contra l'autorità datagli da Dio, ordinerà che
l'Inquisizione proceda. Aggionse che voleva far cardinali e non voleva replica,
perché aveva bisogno di persone da servirsi, cosa che non poteva far di loro,
avendo tutti essi la propria fazzione; che conveniva promover persone di
dottrina e vita essemplare, a fine d'adoperargli per riforma della Chiesa, e
massime nel concilio, del quale era tempo che ormai si trattasse seriamente; del
quale averebbe con la prima occasione fatta la proposta; ma per allora, come
cosa da non differire piú longamente, proporrebbe loro i soggetti da promover
al cardinalato, acciò, avendo voto consultivo, potessero considerargli quello
che fosse in beneficio della Chiesa, nel che gli averebbe uditi: ma non si
credessero d'aver il decisivo, perché questo a lui solo aspetta. Propose 7
soggetti, nel qual numero uno solo era parente suo et un altro della
congregazione sua teatina; gli altri, uomini di molta fama, o per lettere, o in
maneggio della corte. Tra questi fu Giovanni Gropero di Colonia, di cui di
sopra si è parlato piú volte, il qual conoscendosi di poca vita e riputando
dover onorar molto piú la sua memoria con ricusar una degnità, universalmente anco
da prencipi grandi ambita, e, con tenerla pochi giorni, dar molta materia
agl'emuli suoi di parlare, rimandò molte grazie al pontefice insieme con
l'essecuzione, e ricusate l'insegne, non volse né il nome, né il titolo. Furono
i cardinali creati, essendo la dominica precedente, che fu a' 15, stipulata la
lega con Francia.
In questo tempo il cardinale Polo, che per
molti rispetti di successione e per non mostrarsi tanto ristretto col
pontificato non aveva voluto ricever gli ordini ecclesiastici, cessate queste
cause, uscí dal numero de' diaconi cardinali e si ordinò prete, e 4 mesi dopo,
essendo stato abbrugiato con molte ceremonie di degradazione l'arcivescovo di
Cantorberi, fu instituito in quel grado, in luogo di quello.
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