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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quinto
    • [Altiera natura di Paolo IV. Crea nuovi cardinali]
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[Altiera natura di Paolo IV. Crea nuovi cardinali]

Era fama che il papa cosí trattasse non solo per propria mente, ma eccitato dal cardinale d'Augusta, al quale non poteva piacer la libertà concessa a' confessionisti. È ben cosa certa che Paolo, come quello che era d'animo grande e vasti pensieri, teneva per sicuro di poter rimediare a tutti i disordini con la sola sua autorità pontificale, né riputava aver bisogno in ciò di prencipe alcuno, solito di non parlar mai con ambasciatori, se non intonandogli nelle orecchie che egli era sopra tutti gli prencipi, che non voleva che alcuno d'essi si domesticasse seco, che poteva mutar i regni, che era successor di chi ha deposto re et imperatori, e spesso rammemorava per principio dell'autorità essercitata la lui che aveva eretto un regno agl'iberni, e passava tanto inanzi, che in consistoro et anco alla mensa, in publico, in presenza di molte persone, diceva di non voler alcun prencipe per compagno, ma tutti per sudditi sotto questo piede (cosí diceva percotendo la terra), come è conveniente e come ha voluto chi ha edificato questa Chiesa e ci ha posto in questo grado. Et usava qualche volta d'aggiongere: piú tosto che far una viltà, vorressimo morire, rovinar ogni cosa et appizzar fuogo in tutte le 4 parti del mondo.

Il naturale di Paolo IV era di grand'animo et ardire, confidava molto nel suo saper e nella buona fortuna che gli era stata compagna in tutte le imprese, alla quale, aggionto il potere e la fortuna del pontificato, riputava ogni cosa facile. Ma in lui fluttuavano a vicenda 2 umori: uno che per la consuetudine sempre usata di valersi in ogni azzione della religione, l'induceva adoperare la sola autorità spirituale; l'altro gli era eccitato da Carlo Caraffa, suo nipote, che, soldato di valore et essercitato nella guerra, fatto di soldato cardinale, riteneva li spiriti marziali, lo persuadeva a valersi della temporale, dicendo che quella senza questa è disprezzata, ma congionte possono esser istromenti di gran cose. Ma all'avveduto vecchio era molto ben noto che anco s'indebolisce la spirituale, quando si mostra aver bisogno del temporale. Ma stando sempre fisso a voler farsi gran nome, ora dava orrecchie al nipote, ora credendo piú a se medesimo. In fine pensò di trattar il temporale in secreto et il spirituale in palese, per poter poi, continuando questo, o aggiongervi le imprese temporali già ordite, o tralasciarle, come dagl'evenimenti fosse stato consegliato: perilché, insieme col nipote, trattò secretissimamente col cardinale di Lorena una lega col re di Francia. La quale, come fu quasi digesta, per levar tutti i sospetti Lorena partí da Roma e vi andò il cardinale di Tornon, col quale fu con la stessa secretezza conclusa. Il capo principale della quale era l'acquisto del regno di Napoli per un figlio cadetto del re, ma con grand'amplificazione dello Stato ecclesiastico, al quale si davano per confini San Germano et il Garigliano, e, de dall'Apennino, il fiume Pescara oltra Benevento: e quello che di piú s'era convenuto per i rispetti del papa.

Giudicò anco il pontefice necessario, per farsi appoggio cosí per l'una, come per l'altra impresa, far una promozione de cardinali dependenti da sé e persone di ardire, che non si retirassero dal seguir i suoi dissegni et implicarsi in ogni ardua impresa. Di questa promozione si comminciò a parlar qualche giorni inanzi che si mettesse in effetto; onde i cardinali si gravavano che si dissegnasse contravenir al capitolo giurato; e, sopra tutti, gl'imperiali, attesa la qualità delle persone che erano proposte, pensavano di volersi opporre. Il 20 decembre, essendo entrato il pontefice in concistoro, subito sentato disse non voler quella matina dar audienza ad alcuno, avendo a propor cose maggiori; dal che intendendo ogn'uno che la materia doveva esser di crear nuovi cardinali, il cardinale di San Giacomo se gli fece alla sedia per parlare, e ricusando il pontefice, né desistendo il cardinale, gli diede una mano nel petto e se lo scacciò d'appresso. Sentati tutti, incomminciò il papa a lamentarsi di quelli che disseminavano lui non poter fare piú di 4 cardinali per le cose giurate in conclavi, e diceva che era un voler legare l'autorità ponteficia, quale è assoluta; esser un articolo di fede che il papa non può esser obligato, né meno può obligar se stesso: il dir altramente esser eresia manifesta, dal delitto della quale assolveva quelli che erano incorsi, giudicando che non avessero parlato con pertinacia; ma se alcuno all'avvenire dirà quelle o simil cose contra l'autorità datagli da Dio, ordinerà che l'Inquisizione proceda. Aggionse che voleva far cardinali e non voleva replica, perché aveva bisogno di persone da servirsi, cosa che non poteva far di loro, avendo tutti essi la propria fazzione; che conveniva promover persone di dottrina e vita essemplare, a fine d'adoperargli per riforma della Chiesa, e massime nel concilio, del quale era tempo che ormai si trattasse seriamente; del quale averebbe con la prima occasione fatta la proposta; ma per allora, come cosa da non differire piú longamente, proporrebbe loro i soggetti da promover al cardinalato, acciò, avendo voto consultivo, potessero considerargli quello che fosse in beneficio della Chiesa, nel che gli averebbe uditi: ma non si credessero d'aver il decisivo, perché questo a lui solo aspetta. Propose 7 soggetti, nel qual numero uno solo era parente suo et un altro della congregazione sua teatina; gli altri, uomini di molta fama, o per lettere, o in maneggio della corte. Tra questi fu Giovanni Gropero di Colonia, di cui di sopra si è parlato piú volte, il qual conoscendosi di poca vita e riputando dover onorar molto piú la sua memoria con ricusar una degnità, universalmente anco da prencipi grandi ambita, e, con tenerla pochi giorni, dar molta materia agl'emuli suoi di parlare, rimandò molte grazie al pontefice insieme con l'essecuzione, e ricusate l'insegne, non volse né il nome, né il titolo. Furono i cardinali creati, essendo la dominica precedente, che fu a' 15, stipulata la lega con Francia.

In questo tempo il cardinale Polo, che per molti rispetti di successione e per non mostrarsi tanto ristretto col pontificato non aveva voluto ricever gli ordini ecclesiastici, cessate queste cause, uscí dal numero de' diaconi cardinali e si ordinò prete, e 4 mesi dopo, essendo stato abbrugiato con molte ceremonie di degradazione l'arcivescovo di Cantorberi, fu instituito in quel grado, in luogo di quello.

 

 




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