[Mercuriale in Francia contro a'
riformati, quali non lasciano di dar regula al lor governo ecclesiastico]
Ma il re di Francia, desideroso di
proveder che la setta luterana non facesse maggior progressi nel regno, avendo
inteso che tra i conseglieri del parlamento ve n'erano alquanti di quella
macchiati, per reprimergli, tenendosi a' 15 giugno in Parigi una mercuriale
(cosí chiamano il giudicio instituito per essaminar e correggere le azzioni de'
conseglieri del parlamento e giudici regii), dovendosi parlar della religione,
dopo principiata la congregazione, entrò il re. Disse d'aver stabilito la pace
del mondo con le nozze della sorella e della figlia a fine di proveder
agl'inconvenienti nati nel suo regno intorno la religione, la qual debbe esser
principal cura de' prencipi. Però, avendo inteso che di questa materia si
doveva trattare, gl'essortava a maneggiar la causa di Dio con sincerità: et
avendo commandato che proseguissero le cose incomminciate, Claudio Viola, uno
d'essi, molte cose disse contra i costumi della corte romana e le cattive
consuetudini passate in errori perniziosi, i quali hanno dato causa alle sette
nascenti. Perilché era necessario mitigar le pene e raffrenar la severità,
sinché con l'autorità d'un concilio generale si levassero i dissidii della
religione e s'emendasse la disciplina ecclesiastica, unico rimedio a questi
mali, sí come i concilii di Costanza e Basilea avevano giudicato, commandando
perciò che ogni 10 anni si celebrasse il concilio generale. Il parer di costui
fu anco seguitato da Ludovico Fabro et alcun altri; al che Anna Borgo aggionse
esser molte sceleratezze dannate dalle leggi, per pena delle quali non basterebbono
la corda et il fuogo: frequentissime le biasteme contra Dio, i pergiurii, gli
adulterii, non solo dissimulati, ma ancora con vergognosa licenzia fomentati;
facendo conoscer assai chiaramente che parlava non solo de' grandi della corte,
ma del re ancora; con soggiongere che, mentre cosí dissolutamente si vive, sono
preparati varii supplicii contra quelli che d'altro non sono colpevoli se non
d'aver manifestato al mondo i vizii della corte romana e dimandatone l'emenda.
In contrario di che, Egidio Magistro, primo presidente, parlò contra le nuove
sette, concludendo non esservi altro rimedio che il già usato contra
gl'albigesi, che Filippo Augusto ne fece morire 600 in un giorno, e contra i
valdesi, soffocati nelle caverne dove si erano retirati per ascondersi. Finiti
di dir i voti, il re soggionse aver udito con le orecchie proprie quello che
gli era andato a notizia, il male del regno nascere perché nel medesimo
parlamento vi è chi sprezza l'autorità del pontefice e sua; ben saper che sono
pochi, ma causa de molti mali. Però essortava i boni a continuare facendo il
loro debito; ordinò che immediate fossero fatti preggioni Fabro e Borgo, e dopo
ne fece prender nelle case loro 4 altri; il che pose gran spavento in quelli
che abbracciavano la nuova dottrina, perché essendo i conseglieri del
parlamento in Francia riputati sacrosanti et inviolabili, e vedendogli
impregionati per la sentenza detta nella publica assemblea, si poteva far
conclusione che a nissuno il re averebbe perdonato.
Ma non occorrono mai essempii de timori
che insieme non avvengano altri di pari ardire; imperoché in quel medesimo
tempo, come se non vi fosse pericolo alcuno, i ministri de' riformati (che cosí
si chiamavano i protestanti in Francia) si radunarono in Parigi nel borgo San
Germano, dove fecero una sinodo, presedendovi Francesco Morello, principal tra
loro, con diverse constituzioni del modo di tener concilii, di levar la
dominazione nella Chiesa, dell'elezzione et ufficio de' ministri, delle
censure, de' matrimonii, de' divorzii e de' gradi di consanguinità et affinità,
a fine che per tutta Francia non solo avessero la fede, ma ancora la disciplina
uniforme. S'accrebbe anco l'animo, perché andato in Germania la fama della
severità che in Francia si usava, i tre elettori et altri prencipi protestanti
di Germania mandarono ambasciatori al re, a pregarlo di commandare che fosse
proceduto con pietà e carità cristiana verso i professori della loro religione,
non colpevoli d'altro che d'accusar i costumi corrotti e la disciplina pervertita
della corte romana; cosa fatta per inanzi già piú di 100 anni da altri dottori
francesi, uomini pii. Poiché essendo la Francia quieta et in pace, facilmente
si possono comporre le dissensioni nate per quella causa, con disputazione
d'uomini sufficienti e desiderosi della pace, che essaminino la confessione
loro alla norma della Santa Scrittura e de' padri vecchi, tra tanto sospendendo
la severità de' giudicii, il che essi riceverebbono per cosa gratissima,
restandogli perciò molto obligati. Diede il re benigna risposta con parole
generali e promessa di dargli sodisfazzione, come gli averebbe significato per
persona espressa, che gli manderebbe. Nondimeno non ralentò niente della
severità, ma dopo la partita degl'ambasciatori fece deputar giudici nelle cause
de' preggioni, quattro del corpo del parlamento col vescovo di Parigi e con
l'inquisitore Antonio Democares, e procedessero all'espedizione quanto prima.
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