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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro quinto
    • [Il papa dichiara la sua risoluzione agli ambasciatori]
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[Il papa dichiara la sua risoluzione agli ambasciatori]

Risoluto donque il pontefice per tutti i sudetti rispetti di far quel gran passo, a' 3 di giugno chiamò gl'ambasciatori dell'imperatore, di Spagna, Portogallo, Polonia, Venezia e Fiorenza, quali ridotti tutti inanzi a Sua Santità, eccetto quel di Polonia per esser infermo, si dolse prima il pontefice di non aver potuto chiamar il francese per timore che in sua presenza non nascessero contenzioni di precedenza, la qual era causa d'impedir il beneficio publico, di consegliar le cose communi della cristianità; ma che essendo quei due re parenti, bisognava bene che si risolvessero d'accommodarla e quietarsi per bene della republica cristiana e de' regni loro specialmente. Passò poi a dire la causa perché gli aveva congregati essere la congregazione del concilio, la qual egli certo voleva metter ad effetto, levando tutte le difficoltà che potriano metter a campo i prencipi per loro interessi; che lo voleva in Trento, il qual luogo essendo piaciuto due volte, non potrà essere al presente negato da alcuno, non essendo nuovo luogo, né finito il concilio celebrato in quella città da Paolo e Giulio, ma sospeso; perilché, levando via la sospensione, il concilio è aperto come era prima, massime che essendo fatte in quel luogo molte buone determinazioni, saria mal metterle in disputa con l'apparenza di far un nuovo concilio. Aggionse che bisognava far presto, poiché ogni si andava peggiorando, come si vedeva in Francia, dove trattano di far un concilio nazionale; il che egli non vuol, né può comportare, perché l'istesso vorrebbe far Germania et ogni provincia; che di ciò darebbe ordine a' noncii suoi all'imperatore, in Francia et al re Catolico, che ne trattassero con quelle Maestà. Ma aveva giudicato far l'istessa intimazione a tutti essi, acciò spedissero ciascuno a' loro prencipi: perché, se ben poteva da sé venir a questa risoluzione et essecuzione, nondimeno gli pareva conveniente farlo con saputa de' prencipi, acciò potessero raccordare qualche cosa di commun beneficio e per riforma della Chiesa, e mandar al concilio ambasciatori e favorirlo con ufficii appresso i protestanti. Soggionse credere che ci anderebbono in persona de' prencipi d'Alemagna, che il marchese di Brandeburg ci anderà certo.

L'ambasciator Vargas fece una longhissima risposta, introducendo narrazione delle cose fatte ne' concilii passati; discorse del modo di celebrar i concilii, poi discese al luogo e parlò delle cose fatte in Trento, dove egli si trovò: distinse i concilii generali da' nazionali, dannando assai l'intimato in Francia. Quello di Portogallo lodò l'instituto del pontefice et offerí l'ubedienza del suo re. Il veneto disse che per l'eresie ne' tempi passati non s'era trovato meglior rimedio che de' concilii, che ringraziava Dio dell'aver inspirato Sua Santità a cosí pia opera, che era per conservazione della vera religione e per beneficio de' prencipi, quali non potevano goder pacificamente li Stati in mutazione di religione. L'ambasciator di Fiorenza parlò in conformità, offerendo lo Stato e le forze di quel duca. Scrisse il pontefice a noncii in Germania, Francia e Spagna in conformità di quanto aveva parlato con gl'ambasciatori. Non però mai parlava di concilio senza gettar qualche seme di erba contraria, che potesse overo impedir il nascimento, o, dopo nato, suffocarlo; essendo molto ben certo che, quando le congionture avessero portato che la vita di quello gli fosse tornata in servizio in potestà sua sarebbe stato estirpar il sopra seminato. Si lasciò intender a parte co' stessi ambasciatori, con chi piú chiaramente e con chi motteggiando, che volendo far il concilio con frutto, era necessario pensar piú al fine che al principio, et all'essecuzione che alla convocazione, né prosecuzione. Che la convocazione aspettava a lui solo, la prosecuzione a lui et a' prelati, l'essecuzione a' prencipi; e però inanzi ogni altra cosa era giusto che essi si obligassero a questo e si facesse una lega con un capitanio generale che vadi contra gli inobedienti per esseguire le deliberazioni del concilio, considerando che senza di questo sarebbe di nissun frutto e con indegnità della Sede apostolica e di tutti quei prencipi che vi avessero mandato ambasciatori e prestato favore et assistenza.

Ebbe il pontefice risposta da' noncii suoi non conforme. Il re di Spagna lodava il concilio, approvando anco il luogo di Trento e promettendo di mandarvi i suoi prelati e fare ogni altra opera per favorirlo; aggiongendo però che non conveniva far cosa alcuna senza la volontà dell'imperatore e del re di Francia; la risposta del qual re era che lodava la celebrazione del concilio, ma non approvava il luogo di Trento, allegando per raggioni che i suoi non averebbono potuto andarvi, e proponeva per luoghi opportuni Costanza, Treveri, Spira, Vormazia o Aganoa. Accennava ancora che non si dovessero continuare le cose già comminciate in Trento, ma abandonandole a fatto, far un concilio tutto nuovo: la qual cosa dava molta molestia al pontefice, al qual pareva che questa non fosse risposta di proprio moto del re, ma che venisse dagl'ugonotti.

Ma l'imperatore mandò una longa scrittura, nella quale diceva non potersi prometter della volontà de' principi di Germania se prima non intendeva l'openione loro, cosa che non si poteva far senza una dieta; la qual volendo congregare, era necessario tralasciare di nominar concilio, perché i prencipi non vi sarebbono andati, ma congregandola sotto altro pretesto, s'averebbe potuto parlare poi del concilio con occasione. Aggionse che quanto a' Stati suoi patrimoniali, non sperava potergli indurre al concilio, se non se gli concedeva la communione del calice et il matrimonio de' preti e se non si faceva una buona riforma, e sopra tutto che non si trattasse di continuare le cose incomminciate in Trento, perché a ciò mai i luterani consentirebbono; anzi, il solo nome di Trento gli averebbe fatto repugnare, e propose egli Costanza o Ratisbona. Vedeva chiaramente il pontefice che la proposta di dieta portava un anno e forse due di tempo, e di questo sentiva piacere, ricevendo però molestia perché i successi di Francia ricercavano accelerazione. Diceva a ciascuno, per mostrar la sua prontezza, non importare a lui piú un luogo che un altro e che piglierebbe Spira, Colonia e qual altra città volesse l'imperatore, purché i vescovi potessero andarvi e tornar sicuri, non essendo conveniente assicurar quelli che non hanno voto in concilio, lasciando senza sicurezza quelli de' quali consta; ma di revocare quello che era fatto in Trento non occorreva parlarne, anzi voleva metter il sangue et i spiriti per mantenerlo, essendo cosa di fede; che bene quanto a quello che è di constituzione umana, come la communione del calice e matrimonio de' preti, essendo quelli instituiti per buon fine et approvati da' concilii, come egli non voleva rimovergli da se stesso, se ben poteva farlo, cosí voleva il tutto rimetter al concilio, se ben vedeva che con tutta la concessione delle cose che dimandano, non si rimoverebbono dall'openione loro; si lamentava della debolezza dell'imperatore che temesse il proprio figliuolo non manco che gl'altri, e poi ricercasse che i prelati si mandassero in Germania, dove si dicchiarava non aver potestà d'assicurargli; che egli sarebbe andato anco a Constantinopoli, purché vi fosse sicurezza, la quale non si poteva aspettar dall'imperatore; che gl'alemanni erano quasi tutti eretici et il re di Boemia piú potente che il padre; che a lui non importava piú un luogo che un altro, purché fosse in Italia, che sola è sicura per i catolici.

Rispose però al re di Francia et all'imperatore in termini generali: contentarsi d'ogni luogo pur che fosse sicuro, ponderando quanto la sicurezza de' concilii fosse stata in ogni tempo riputata necessaria e fosse allora piú che mai di bisogno di quella, senza descendere a far opposizione a' luoghi nominati da loro. Ma al re Catolico rispose lodando la sua buona mente e confermandolo nel suo buon proposito; e quanto al sussidio ricchiesto, interponendo varie difficoltà, cosí per sostentar quanto piú poteva le commodità del clero, come per non offenderlo et averlo contrario, quando si fosse venuto a far il concilio.

 

 




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