Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

IntraText CT - Lettura del testo

  • Libro quinto
    • [I prencipi protestanti cercano di concordare insieme, ma invano. Risolvono intorno al concilio]
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

[I prencipi protestanti cercano di concordare insieme, ma invano. Risolvono intorno al concilio]

Ma in Germania i prencipi della confessione augustana ridotti in Neumburg principalmente per la causa del concilio, sentendo vergogna che per la varietà delle dottrine fosse riputata la loro religione una confusione, proposero inanzi ogni altra cosa di convenire in una, e di deliberare se dovevano ricusar o consentir al concilio. Sopra il primo ponto dicevano molti che non vi era differenza essenziale e che le sette de' papisti erano molto piú differenti et in punti assai piú sostanziali, spettanti a' fondamenti della religione; e però che si dovesse aver per fondamento della dottrina commune la confessione augustana, e se qualche differenza fosse fuori di quella, poco sarebbe importato; ma essendone di quella confessione piú essemplari, avendo i posteriori aggionta qualche cosa e diversa in diversi, et approvando chi uno, chi l'altro, parve ad alcuni che si dovesse pigliar quella propria che fu presentata a Carlo del 1530: a che non consentivano i palatini, se non se gli faceva un proemio, nel quale si dicesse che anco l'altra edizzione si concorda con quella. Ma il duca di Sassonia diceva non potersi otturar gl'occhi e l'orecchie al mondo, che non vedesse et udisse le loro differenze, e che volendo mostrare unione dove vi era dissidio, sarebbe un farsi convincer di vanità e mendacio; e dopo molte contenzioni, si restò senza convenir in quel capo. Quanto al concilio, altri proponevano di ricusarlo assolutamente, altri erano d'opinione che si dovessero mandar ambasciatori per offerirsi d'andar ad un concilio libero e cristiano, e proponer le eccezzioni della sospizzione de' giudici, dell'incommodità del luogo et altre, spesse volte proposte, acciò questo servisse per mostrare che non fugivano l'autorità d'un concilio legitimo e che da loro non era impedita l'unione della Chiesa, ma dall'ambizione della corte romana, cosa che gli renderebbe piú favorevole l'animo de' catolici germani. Et in questa forma fu concluso di supplicare l'imperatore.

I 2 noncii, gionti in Austria insieme, trovarono l'imperatore a Vienna, dal qual furono consegliati andar ambidue immediate a Neumburg in Sassonia, dove i protestanti erano congregati alla dieta, e trattar con loro modestamente quanto fosse possibile, guardandosi dall'esasperargli o offendergli; perché andando da ciascuno nello Stato proprio sarebbono da uno rimessi all'altro, senza aver mai certa risposta, e che, quando avessero fatto questo officio ambidue insieme, averebbono potuto dividersi et andar ciascuno particolarmente a chi erano mandati. Gli raccordò le condizioni con che già i protestanti erano condescesi a consentire al concilio, acciò, se di nuovo ne facessero menzione, essi fossero premeditati per replicar a nome del pontefice quello che giudicassero bene. Vi aggionse Cesare in compagnia de' noncii tre suoi ambasciatori al medesimo convento, et il re di Boemia gli raccommandò al duca di Sassonia, acciò potessero andar sicuri. Gl'ambasciatori imperiali gionti alla dieta, avuta l'udienza, essortarono i prencipi ad intervenire nel concilio per metter fine alle calamità di Germania. Da' prencipi, dopo la deliberazione, fu risposto ringraziando Cesare: e quanto al concilio, dicendo che non lo ricusarebbono, dove vi sia giudice la parola di Dio et a' vescovi sia relasciato il giuramento fatto al papa et alla Sede romana, e con essi avessero voto anco i teologi protestanti: ma vedendo che il pontefice non admette nel suo concilio se non i vescovi giurati, contra che sempre hanno protestato, aver per cosa difficile che possino accordarsi; aver voluto rapresentar riverentemente questo tanto a Cesare, differendo l'intiera risposta quando ciò sarà notificato anco a' prencipi assenti. Dopoi furono introdotti i noncii del papa; i quali, avendo lodato la pietà e religione del pontefice, il qual avendo preso conseglio di rinovar il concilio per estirpar le sette, poiché vi sono quasi tante religioni et evangelii quanti dottori, aveva mandato per invitargli ad aiutar cosí lodevole impresa, promettendo che tutto sarà trattato con carità cristiana, e che i pareri saranno liberi, presentarono anco brevi del pontefice scritti a ciascun d'essi. Il giorno seguente gli furono rimandati tutti i brevi ponteficii cosí serrati come erano e chiamati per ricever la risposta, la qual fu di questo tenore: che non riconoscevano alcuna giurisdizzione nel pontefice romano; che non era bisogno d'aprir a lui qual fosse la loro mente o volontà nel fatto del concilio, non avendo egli potestà alcuna né di convocarlo, né tenerlo; che hanno ben dicchiarato la loro mente e conseglio all'imperatore loro signore; che ad essi noncii, nobili d'una amicissima republica et ornati di degne qualità, offerivano ogni officio, e maggior cose farebbono, quando non venissero dal papa. Finirono con questo il convento, intimatone uno all'aprile per dar compimento al trattato di adunarsi tra loro.

Il noncio Delfino nel ritorno espose il suo carico in diverse città dal senato di Norimberg ebbe risposta che non era per partirsi dalla confessione augustana, e che non accetterà il concilio, come quello che non aveva le condizioni ricercate da' protestanti. Simili risposte gli fecero li senati d'Argentina e di Francfort. Il senato d'Augusta e quello d'Olma risposero che non potevano separarsi dagli altri che tengono la loro confessione. Il Comendone, partito dalla dieta, andò a Lubeca e da quella città mandò a dimandar salvocondotto a Federico, re di Dania, per fargli l'ambasciata per nome del pontefice et invitarlo a favorir il concilio. Il qual rispose che né il padre suo, Cristiano, né egli aveva avuto a trattar cosa alcuna col pontefice e però non si curava di ricever da lui ambasciata. Ambidue questi noncii ebbero risposta favorevole da' prelati, prencipi e città catoliche, con offerta di divozione al papa; e che quanto al concilio, si trattasse con l'imperatore, essendovi bisogno di consultar insieme per timor de luterani. Girolamo Martinengo, mandato alla regina d'Inghilterra per la medesima causa, ricevette commandamento da lei, essendo in Fiandra, di non passar il mare. E quantonque il re di Spagna et il duca d'Alva facessero efficaci officii che fosse admesso et udito, commendando la causa di quella legazione, cioè l'unione di tutta la Chiesa cristiana in un concilio generale, perseverò la regina nella prima deliberazione, rispondendo non poter trattar nissuna cosa col vescovo di Roma, la cui autorità, col consenso del parlamento, era esclusa d'Inghilterra. Il Canobio, dopo fatta l'ambasciata al re di Polonia, dove fu ben raccolto, non poté penetrar in Moscovia per la guerra che quel prencipe faceva col re; ma andato in Prussia, da quel duca ebbe risposta che era della confessione augustana e non era per acconsentire a concilio ponteficio. I svizzeri, ridotti in dieta a Bada, ascoltarono il noncio del pontefice, e ricevuto il breve uno de' burgomastri di Zurich lo basciò; di che avuto il papa aviso, non si poté contenere di non darne conto con molta allegrezza a tutti gl'ambasciatori residenti appresso di sé. Ma consultato il negozio, quanto al concilio, risposero i catolici che mandariano, e gli evangelici che non l'accettariano.

Publicatosi per Roma il negoziato de' noncii in Naumburg, fu sussurrato contra il pontefice perché fossero mandati da lui noncii alla dieta de' protestanti: di che egli si scusò che non era di suo ordine, ma ben che gl'aveva ordinato che facessero quanto l'imperatore voleva, et egli aveva cosí voluto; di che non lo biasmava, non curando pontigli, ma avendo solo animo di far bene. L'imperatore, fatta veder da suoi teologi e consegliata la bolla del concilio, scrisse al pontefice che, come Ferdinando, egli voleva totalmente aderire alla volontà di Sua Santità, contentandosi di qualonque forma di bolla e facendo ogni sorte d'officii acciò tutta la Germania se gli accommodasse; ma come imperatore non poteva parlare sin che non avesse risposta di quanto fosse trattato da' noncii apostolici e da' suoi ambasciatori che erano andati alla dieta che i protestanti riducevano in Naumburg. Era ben quasi sicuro che, se il papa non avesse dicchiarato la convocazione del concilio non esser continuazione, ma nuova indizzione, overo che le materie già decise potessero esser rivedute e ritrattate, la bolla [non] sarebbe stata accettata.

Il re di Francia l'ultimo genaro scrisse al suo ambasciatore a Roma che nella bolla vi erano alcune cose da riformare prima che egli la potesse ricevere; imperoché quantonque portasse il titolo «Indictionis», nel corpo nondimeno erano poste certe parole che mostravano esser fatta per levar le sospensioni del concilio già incomminciato, le quali essendo sospette alla Germania, senza dubio sarebbe da loro cercata la dicchiarazione, che era un mandar il concilio in longo, e quando non si volesse sodisfar l'imperatore e loro, sarebbe un far nascer tante divisioni nella cristianità e tante difficoltà, che non sarebbe se non un concilio in apparenza, senza frutto, né utilità. Che quanto a lui, si contenta del luogo di Trento, né mette difficoltà se sia nuova indizzione o continuazione, atteso che Sua Santità è di volontà, come gli ha fatto dire per il Nicheto, di consentire che le determinazioni fatte possino esser di nuovo disputate et essaminate; il che, come esseguendosi con fatti, ogni uno resterà sodisfatto, cosí il farne dicchiarazione precedente esser necessario per levar le ombre et assicurar ogni uno, procurando in ogni maniera che l'imperatore sia sodisfatto, né sperando altrimente buon successo del concilio: il quale quando gli mancherà, ricorrerà al rimedio proposto da suo fratello d'un concilio nazionale, che solo può proveder alle necessità del suo regno.

Ordinò anco all'ambasciatore che si dolesse con Sua Santità che avendo il re suo fratello procurato con tanta instanza l'apertura del concilio, nondimeno nella bolla non si facesse menzione alcuna particolare onorevole di lui; il che ogni uno vedeva esser stato per non nominar il re di Francia immediate dopo l'imperatore. Non restò per questi rispetti il re, a fine di promover il negozio della religione, di scriver nel medesimo tempo una lettera a' prelati del regno che si dovessero preparare per incaminarsi al concilio e trovarvisi al tempo della convocazione, della qual lettera mandò anco copia a Roma.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License