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Paolo Sarpi Istoria del Concilio tridentino IntraText CT - Lettura del testo |
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[Il papa conclude alla negativa, rimettendo il tutto al concilio] Il papa fu mosso da queste raggioni principalmente a risolversi alla negativa; e per farla sentir meno grave, fece prima far ufficio coll'ambasciator che da se stesso desistesse dall'instanza; a che non consentendo egli, lo fece ricercar che almeno la proseguisse lentamente, perché era impossibile concederla per non alienarsi tutti i catolici; seguí nondimeno l'ambasciator, al qual il papa rispose prima interponendo dilazione, finalmente risolvette che, quantonque egli potesse, non però doveva farlo, poiché il concilio era prossimo, e sí come a quello era stata rimessa la petizione dell'imperatore, cosí rimetteva quella di Francia al medesimo; dove s'averebbe potuto, per sodisfar al re, trattar quell'articolo il primo; il che poco piú tempo portava di quanto egli averebbe di bisogno per conceder la grazia con maturità; né desistendo l'ambasciatore di replicare in ogni audienza, il papa aggionse esser ben certo che tutti i prelati non fanno tal petizione, avendo la maggior parte nella congregazione risoluto di non parlarne; ma essergli portato sotto nome de' prelati di Francia il motivo d'alcuni pochi, e quelli anco incitati da altri, accennando la regina, con la quale in suo secreto conservava lo sdegno per la lettera de' 4 agosto da lei scrittagli. Publicata per Roma questa petizione de' prelati francesi, nel tempo medesimo arrivò nuova da Germania che i medesimi avevano mandato a' protestanti per eccitargli di perseverare nella loro dottrina, promettendo di favorirla nel concilio e di tirarvi dentro altri prelati; il qual aviso si divolgò anco in Trento e messe i francesi in cattivo credito della corte romana et anco degl'italiani che si ritrovavano in Trento; et in ambidoi i luoghi si parlava di loro come d'inquieti et innovatori, dicendosi anco, come sempre le sospezzioni fanno aggionger qualche cosa a quello che è udito, che, attese le dispute, quali ne' tempi passati quella nazione aveva avute sempre con la corte di Roma in articoli assai principali et importanti, e considerati gl'accidenti presenti, non si poteva creder che andassero al concilio se non con animo di turbar et innovare molte cose. L'ambasciator, per non lasciar che il rumor populare facesse impressione nell'animo del papa contra la nazione sua, volle sicurarlo; ma egli ironicamente lo confortò a non faticarsi, perché non era verisimil cosa, né da lui creduta che un sí poco numero, come i francesi sono, potesse pensar a cosí gran tentativi, a' quali quando avessero mira, troverebbono un gran numero d'italiani che se gli opporrebbono; ma ben dispiacergli che essendo il concilio convocato per il solo bisogno di Francia, essi lo facciano ritardare; che mostrano la poca buona volontà di veder rimediato quel male di che si lamentano; ma che egli era risoluto, o con la loro presenza o senza d'essa, aprir il concilio e continuarlo et ispedirlo. Che già tanti mesi erano in Trento i suoi legati et un numero grande di vescovi stavano con incommodo e spesa, aspettando senza niente operare, mentre che i prelati di Francia con tanta delicatezza provedono il loro bell'aggio.
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