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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro sesto
    • [Seconda sessione: decreto sopra i libri dannati]
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[Seconda sessione: decreto sopra i libri dannati]

In Trento, venuto il 26 febraro, congregati nella chiesa li padri, si tenne la sessione. Cantò la messa Antonio Elio, patriarca di Ierusalem, fece l'orazione Antonio Cocco, arcivescovo di Corfú. Finita la messa, dovendosi legger i mandati de' prencipi, che se ben letti in congregazione era stile leggerli anco in sessione, nacque difficoltà tra gl'ambasciatori d'Ongaria e Portogallo, pretendendo ciascuno d'essi che il suo fosse letto inanzi, come di re piú eminente; la precedenza tra le persone non poteva far nascer difficoltà, sedendo il portogallo, come secolare, alla destra del tempio, e l'ongaro, come ecclesiastico, alla sinistra. I legati, dopo aver consultato, publicarono che i mandati si leggerebbono per ordine che erano stati presentati e non secondo la degnità de' prencipi. Fu anco letto un breve del pontefice, che rimetteva al concilio la materia dell'Indice; il quale fu in Roma fabricato, perché, essendo già da Paolo IV, come è stato narrato, stabilito un Indice, quando in quello avesse il concilio posto mano, s'averebbe potuto argomentare superiorità; però giudicarono che dal papa gliene dovesse spontaneamente esser data facoltà per prevenire quel pregiudicio. Il patriarca celebrante lesse il decreto, la sostanza del qual era: che la sinodo, pensando di restituir la dottrina catolica alla sua purità e ridur li costumi a miglior forma, essendo accresciuto il numero de' libri perniziosi e sospetti, né avendo giovato il rimedio di molte censure fatte in varie provincie et in Roma, ha deliberato che alcuni padri deputati sopra ciò considerino et a suo tempo riferiscano alla sinodo quello che sia bisogno far di piú, a fine di separare et estirpare il loglio dalla buona dottrina, levar li scrupuli dalle menti e togliere le cause di querimonie di molti; ordinando che ciò sia con quel decreto publicato alla notizia di tutti, acciò se alcun pensarà aver interesse cosí nel negozio de' libri e censure, come in ogni altro che si averà da trattare in concilio, sia certo che sarà udito benignamente. E perché la sinodo di cuore desidera la pace della Chiesa, che tutti conoscano la commune madre, invita tutti quelli che non communicano con lei alla reconciliazione e concordia et a venir alla sinodo, da quale saranno abbracciati con ogni officii di carità, come co' medesimi sono invitati; e di piú ha decretato che nella congregazione generale si possi conceder salvocondotto del medesimo vigore e forza, come se fosse dato nella publica sessione. Finito di legger il decreto, il quale portava per titolo della sinodo «santa ecumenica e generale, nello Spirito Santo legitimamente congregata», l'arcivescovo di Granata ricercò che si vi aggiongesse «rappresentante la Chiesa universale», secondo che da' concilii ultimamente celebrati fu servato l'istesso. Dopo lui ricercò Antonio Paragues, arcivescovo di Caglieri, e furono seguiti da quasi tutti i prelati spagnuoli, i quali fecero instanza che la loro ricchiesta fosse notata negl'atti; né a questo gli fu contradetto o pur risposto, ma per fine si ordinò la seguente sessione per il 14 maggio.

Il decreto fu posto in stampa, non solo per esser già costume, come perché era fatto per andar a notizia di tutti, e fu generalmente da ogni sorte di persone censurato. Si ricercava come la sinodo chiamava gl'interessati nelle cose che in concilio si dovevano trattare, se quelle non erano sapute e per lo passato tutto s'era trattato fuori dell'espettazione; chi voleva indovinare che cosa fossero i legati per proporre, poiché essi medesimi non lo sapevano, aspettando le commissioni da Roma. Similmente gl'interessati nella conservazione di qualche libro come potevano saper che si trattasse cosa contra di quello? La generalità della citazione e la incertezza della causa dovevano constringer ogni persona ad andar a Trento, non essendovi alcuno senza interesse in qualche particolare, del quale era possibile assai che se ne trattasse. Generalmente era concluso che fosse un chiamar in apparenza et escluder in essistenza. Tra queste cose non lodate, trovavano da commendare la ingenua confessione della sinodo che le passate proibizioni avevano partorito scrupoli negl'animi e dato cause di querele. Oltra questo in Germania fu presa in sospetto quella parte dove la sinodo in sessione concede a se stessa in congregazione generale autorità di dar salvocondotto: non era intesa la differenza, convenendo le medesime persone in ambidoi li congressi, se non fosse perché in sessioni fossero con le mitre, in congregazioni con le berette; e per qual causa, se il salvocondotto non si poteva spedir allora, non far una sessione espressamente per questo. Riputavano in somma che qui sotto fosse coperto qualche gran misterio, se ben li piú sensati tenevano fermo la sinodo esser certa che nissun protestante, con ogni sorte di salvocondotto, sarebbe andato a Trento, salvo che con forza, come avvenne del 1552 per la risoluta volontà di Carlo, cosa che non si poteva piú metter in prattica.

 

 




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