[Per le medesime ragioni nascono
turbamenti in svizzeri. Giudicii del mondo sopra questi accidenti]
Ma in Roma, avendo come dato animo alla
corte non altrimenti che se il fuoco fosse estinto, fu mandato fra Sanson da
Milano, dell'ordine di san Francesco, a predicare le medesime indulgenze ne
svizzeri; il quale, doppo averle pubblicate in molti luoghi e raccolto sino a
120 mila scudi, finalmente capitò in Zurich, dove insegnava Ulrico Zuinglio,
canonico in quella chiesa; il quale opponendosi alla dottrina del frate
questore, furono tra loro gravi dispute, passando anco d'una materia nell'altra
non altrimenti di quello che era accaduto in Germania. Onde avvenne che
Zuinglio fosse da molti ascoltato et acquistasse credito e potesse parlare non
tanto contra gli abusi dell'indulgenze, ma contra l'indulgenze stesse et anco
contra l'autorità del pontefice che le concedeva.
Martino Lutero, vedendo la sua dottrina
esser ascoltata et anco passar ad altre regioni, fatto piú animoso, si pose ad
essaminar altri articoli, et in materia della confessione e della communione si
partí dall'intelligenza delli scolastici e della romana Chiesa, approvando piú
la communione del calice usata in Boemia e ponendo per parte principale della
penitenza non la diligente confessione al sacerdote, ma piú tosto il proposito
di emendar la vita per l'avvenire. Passò anco a parlare delli voti e toccare
gli abusi dell'ordine monastico, e caminando i suoi scritti arrivarono in
Lovanio et in Colonia, dove veduti dalle università di quei teologi et
essaminati, furono da loro condannati. Né questo turbò punto Martino, anzi gli
diede causa di passar inanzi e dichiarare e fortificare la sua dottrina quanto
piú era oppugnata
Con queste piú tosto contenzioni che
risolute discussioni passò l'anno 1519, quando, moltiplicando gli avisi a Roma
delli moti germanici et elvetici, aumentati con molte amplificazioni et
aggionte, come è costume della fama, massime quando si raccontano cose lontane,
Leone era notato di negligenza, che in tanti pericoli non desse mano a
gagliardi rimedii. I frati particolarmente biasimavano che, attento alle pompe,
alle caccie, alle delizie et alla musica, de quali sopra modo si dilettava,
tralasciasse cose di somma importanza. Dicevano che nelle cose della fede non
conviene trascurare cosa minima, né differire un punto la provisione, la quale,
sí come è facilissima prima che il male prenda radice, cosí quando è
invecchiato riesce tarda; che Arrio fu una minima scintilla che con facilità
sarebbe stata estinta, e pure abbruciò tutto il mondo; che averebbero a quell'ora
fatto altretanto Giovanni Hus e Gieronimo da Praga, se dal concilio di Costanza
non fussero stati oppressi nel principio. In contrario Leone era pentito di
tutte le azzioni fatte da lui in queste occorrenze e piú di tutto del breve
delle indulgenze mandato in Germania, parendogli che sarebbe stato meglio
lasciar disputare i frati tra di loro e conservarsi neutrale e riverito da
tutte le parti, che, col dichiararsi per una, costringer l'altra ad alienarsi
da lui; che quella contenzione non era tanto gran cosa, che non bisognava
metterla in riputazione, e che mentre sarà tenuta per leggiera pochi ci
pensaranno, e se il nome pontificio non fosse entrato sino allora dentro,
averebbe fatto il suo corso e sarebbe dileguata.
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