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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro sesto
    • [Costernazione in corte di Roma. Querela contra i legati]
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[Costernazione in corte di Roma. Querela contra i legati]

Ma nella corte, avendo molti prelati da Trento scritto, ciascuno agl'amici suoi e variamente secondo i varii affetti, eccitò gran tumulto e piú tosto consternazione d'animo, parendo di veder già Roma vota de prelati e privata d'ogni prerogativa et eminenza; si vedeva chiaro che i cardinali abitanti in Roma sarebbono esclusi dall'aver vescovati, che senza dubio la pluralità de beneficii veniva proibita, che nissun vescovocurato averebbe potuto aver ufficio in Roma, che il pontefice non averebbe potuto dispensare in alcuna delle sudette cose, che sono le principali della sua potestà, onde l'autorità ponteficale si diminuiva in gran parte; e raccordavano quel detto di Livio che la maestà del prencipe difficilmente s'abbassa dalla sommità al mezo, ma con facilità è precipitata dal mezo all'infimo luogo: discorrevano l'efficacia che il decreto averebbe prestato per aummentar la potestà de' vescovi, quali averebbono tirato a loro la collazione de beneficii, negata la potestà pontificia per le riservazioni; che i vescovi oltramontani et alcuni italiani ancora hanno sempre mostrato il mal animo verso la corte per invidia e per non aver in quella cosí facil ingresso, e che da questi, che fingendo star lontani da Roma per conscienza, convien guardarsi, che farebbono peggio degl'altri, se loro venisse fatto; che questi chiettini hanno un'ambizione maggiore degl'altri, se ben coperta, e con l'altrui rovina voglino alzarsi, che ben lo mostrò infatti Paulo IV. E perché li spagnuoli erano uniti in questo e s'era certificato che Vargas gl'essortava a perseverare, sussurravano molti che dal re venisse il motivo, il quale vedendo che, per aver sussidii dal clero, gli conviene superare due difficoltà, una in aver il consenso del papa, l'altra in rimover la resistenza che fanno i capitoli e collegii, che per esser primi di nobiltà, essenti da' vescovi et aver ricevuto i beneficii la maggior parte per collazione ponteficia, non hanno respetto d'opporsi, pensasse d'alzar i vescovi, da lui totalmente dependenti, quali riconoscono li vescovati dalla sua presentazione, sottomettendogli li capitoli e collegii e levandogli dalla soggezzione del papa, e cosí col loro mezo acquistar un facile et absoluto dominio sopra il clero.

Si doleva la corte di tutti li legati generalmente, che avessero proposto o permesso che si proponesse l'articolo; già esser stato con somma arte statuito che soli potessero proporre, non ad altro fine se non per ovviare a' tentativi di mal affetti a Roma, e non poter aver scusa, poiché vi era l'essempio del disordine che causò questa disputa nel primo concilio; sopra tutti si dolevano di Mantova e Seripando, di quello principalmente, che con la riputazione e credito poteva ovviare ogni inconveniente; e del rimedio discorrevano: che bisognava mandar altri legati, persone piú inclinate al ben commune, e non prencipi, né frati, ma incaminati per i gradi della corte, e la voce universale destinava Giovanni Battista Cigala, cardinale di San Clemente, in primo luogo per essersi mostrato difensor acerrimo dell'autorità ponteficia ne' carichi di referendario e di auditor di camera, con molta lode et aumento delle cose di Roma: il quale, come superior di Mantova, averebbe tenuto il primo luogo, da che anco Mantova si sarebbe mosso a ritirarsi.

 

 




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