[Difficoltà sopra la continuazione del
concilio]
Il marchese di Pescara fece efficace
instanza per nome del re, acciò in quella sessione si decchiarasse che quel
concilio era continuazione dell'incomminciato sotto Paulo III e proseguito
sotto Giulio, e la ricchiesta era aiutata da' prelati spagnuoli et altri che
gli seguivano, e sostentata allegando che era necessario farlo per necessità di
fede, altrimenti sarebbono rivocate in dubio le determinazioni fatte, con
notabile impietà. In contrario facevano gagliardi ufficii gl'ambasciatori
imperiali, dicendo che sarebbono partiti immediate e protestato; perché avendo
l'imperatore data la parola alla Germania che quella ridozzione s'averebbe per
nuova convocazione, non poteva sostener un tanto affronto; che per questo non
mettevano in difficoltà le cose già decise, ma mentre vi era speranza di poter
ridur la Germania, non volessero troncarla con tanto aggravio della cesarea
Maestà allora. Il cardinale Seripando altro non aveva in mira se non che si
determinasse continuazione, e già nel far la bolla della convocazione
s'affaticò molto per questo, et ora aiutava efficacemente la ricchiesta de'
spagnuoli. Ma il cardinal di Mantova fece una constante resistenza per non far
una tanta ingiuria all'imperatore senza necessità, e trovò temperamento di
quietare gli spagnuoli con dire che, avendo già tenuto 2 sessioni senza far di
questa proposta menzione, non sarà alcun pregiudicio differir anco ad un'altra.
La risoluzione degl'ambasciatori cesarei di partirsi e l'ufficio del cardinale
fecero che il Pescara remissamente procedesse, et opportunamente vennero
lettere da Luigi di Lansac, principale della ambasciaria mandata al concilio
dal re di Francia, che essendo in viaggio non molto lontano, scrisse a' legati
e padri, pregando che la sessione si prolongasse sino all'arrivo suo e de'
colleghi; onde il Mantova, valendosi anco di quell'occasione di metter in
consulta la prorogazione, nella quale, chi per uno, chi per piú di questi
rispetti, e chi considerando non esser ancora ben quieti gl'umori della residenza,
se ne contentarono e risolsero, per servar la degnità della sinodo, non di
prolongar la sessione, ma celebrarla senza proponere materia alcuna.
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