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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro sesto
    • [Difficoltà sopra la continuazione del concilio]
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[Difficoltà sopra la continuazione del concilio]

Il marchese di Pescara fece efficace instanza per nome del re, acciò in quella sessione si decchiarasse che quel concilio era continuazione dell'incomminciato sotto Paulo III e proseguito sotto Giulio, e la ricchiesta era aiutata da' prelati spagnuoli et altri che gli seguivano, e sostentata allegando che era necessario farlo per necessità di fede, altrimenti sarebbono rivocate in dubio le determinazioni fatte, con notabile impietà. In contrario facevano gagliardi ufficii gl'ambasciatori imperiali, dicendo che sarebbono partiti immediate e protestato; perché avendo l'imperatore data la parola alla Germania che quella ridozzione s'averebbe per nuova convocazione, non poteva sostener un tanto affronto; che per questo non mettevano in difficoltà le cose già decise, ma mentre vi era speranza di poter ridur la Germania, non volessero troncarla con tanto aggravio della cesarea Maestà allora. Il cardinale Seripando altro non aveva in mira se non che si determinasse continuazione, e già nel far la bolla della convocazione s'affaticò molto per questo, et ora aiutava efficacemente la ricchiesta de' spagnuoli. Ma il cardinal di Mantova fece una constante resistenza per non far una tanta ingiuria all'imperatore senza necessità, e trovò temperamento di quietare gli spagnuoli con dire che, avendo già tenuto 2 sessioni senza far di questa proposta menzione, non sarà alcun pregiudicio differir anco ad un'altra. La risoluzione degl'ambasciatori cesarei di partirsi e l'ufficio del cardinale fecero che il Pescara remissamente procedesse, et opportunamente vennero lettere da Luigi di Lansac, principale della ambasciaria mandata al concilio dal re di Francia, che essendo in viaggio non molto lontano, scrisse a' legati e padri, pregando che la sessione si prolongasse sino all'arrivo suo e de' colleghi; onde il Mantova, valendosi anco di quell'occasione di metter in consulta la prorogazione, nella quale, chi per uno, chi per piú di questi rispetti, e chi considerando non esser ancora ben quieti gl'umori della residenza, se ne contentarono e risolsero, per servar la degnità della sinodo, non di prolongar la sessione, ma celebrarla senza proponere materia alcuna.

 

 




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