[Si rimette su la residenza e la
riforma]
Non proponendo i legati alcuna cosa per la
sessione seguente, i prelati fautori della residenza mossero raggionamento
sopra quella materia et indussero gl'ambasciatori imperiali, francesi,
portoghesi e tutti gl'altri a far instanza a' legati che si decidesse nella
sessione seguente, allegando che dopo esser proposta e disputata, sarebbe gran
scandalo lasciarla indecisa e si mostrerebbe che fosse per qualche interesse
particolare, poiché i principali prelati del concilio et il maggior numero desideravano
la determinazione. I francesi, oltre di ciò, fecero instanza, congionti con
gl'imperiali, che non si dovessero trattare le materie de' dogmi in assenza de'
protestanti che le impugnavano, prima che sia certa la loro contumacia, essendo
superflua la disputa delle cose dove non è chi le contradica; massime che vi è
ben che trattare cosa in che tutto 'l mondo conviene, cioè una buona riforma
de' costumi; che l'ambasciator d'Inghilterra in Francia aveva dato intenzione
che la sua regina mandarrebbe al concilio, dal che ne seguirebbe che gl'altri
protestanti farebbono il simile e ne succederebbe una reunione generale della
Chiesa; e questo si potrebbe tener per fermo di vederlo effettuato, precedendo
una buona riforma. A questa seconda proposta rispose il cardinale Simoneta che
il negozio pareva facile, ma era il piú arduo, poiché tutto consisteva nella
disposizione de' beneficii, nella quale gl'abusi venivano da' re e da'
prencipi; il che diede molto che pensare a tutti gl'ambasciatori per le
nominazioni et altre disposizioni che essercitano, e piú di tutti il re di
Francia; ma la ricchiesta della residenza era di maggior molestia, non
quietandosi i padri alla scusa, altre volte usata, che la materia non era assai
digesta, che il tempo alla sessione non bastava per metterla a fatto in chiaro
e per altre considerazioni; e l'ardore tanto crebbe, che fu preparato da molti
prelati oltramontani convenuti insieme di protestare e partire, e questo fu
causa di fermare il moto, perché gl'ambasciatori, temendo che il concilio non
s'interrompesse e sapendo che il papa averebbe dato ad ogni occasione fomento,
cessarono dalle instanze e fecero ufficio co' vescovi che si contentassero
d'aspettare, e parimente per l'istessa causa operarono co' ministri di Spagna,
che non facessero piú insistenza in decchiarare la continuazione; li quali non
solo s'acquettarono, ma protestarono anco a' legati che non la dimandavano per
allora, dicendo che se altri cercano di mandar il concilio a monte, non è
raggionevole che si copra col mantello del re di Spagna. Fu grata a' legati la
protestazione, che erano impegnati per parola data al marchese, né sapevano
come liberarsi: né meno fu grata la risoluzione di differir la residenza et
acciò nissun potesse pentirsi, formarono una scrittura, qual lessero in
congregazione acciò fosse approvata, che la seguente sessione si sarebbe
passata con differir le materie per degni rispetti ad una altra, e parve loro
d'esser scaricati di 2 gran pesi. Instando la sessione, da molti che si
sentivano ponti acerbamente per l'orazione all'ambasciator francese, furono
ricercati li legati di far una soda risposta quando si leggesse il mandato
nella sessione, et il cardinale Altemps fu autore che in ogni modo si facesse,
dicendo che si doveva reprimer l'insolenza di quel palacista, solito trattar
solo con plebei; fu data la cura a Giovanni Battista Castello promotore, con
ordine di difendere solo la dignità della sinodo, ma non toccar alcuno.
Ma il pontefice, dopo aver molto pensato,
venne in risoluzione che la continuazione fosse decchiarata, facesse
l'imperatore quello che gli piaceva, che non poteva succeder se non bene, e
spedí corriero a Trento con questa commissione; la qual essendo arrivata a' 2
giugno, turbò assai i legati per la confusione che vedevano dover nascere e per
il disordine nel quale si metteva il concilio: e risoluti tutti concordemente
d'informar meglio il pontefice con significargli tutte le cose trattate et il
decreto già promolgato, e mostrargli esser impossibile l'essecuzione del suo
ordine, et il cardinale Altemps, che già aveva licenza d'andar a Roma per altre
cause, si risolvé di montar sulle poste il giorno seguente e far in persona
quell'ufficio. Ma la notte arrivò un altro corriero, portando lettere nelle
quali il papa rimetteva il tutto alla prudenza e giudicio de' legati.
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