[Quarta sessione, dove è risposto a
Pibrac. Decreti di prolongazione]
Venuto il dí 4 giugno, con le solite
ceremonie si celebrò la sessione; furono letti i mandati dell'arcivescovo di
Salzburg e di Francia, e questo letto, il promotore fece la risposta, dicendo
esservi speranza di proveder a tutti i disordini di cristianità col rimedio
riputato necessario dal papa, che è questo concilio, principiato per opera
dello Spirito Santo, col consenso de prencipi, tra' quali il re di Francia ha
mandato uomini di conscienza e religione per offerire non solo aiuto, ma
ubedienza a quella sinodo, la quale non la merita meno degl'altri concilii,
alli quali s'è opposto falsamente dalli mal affetti che non fossero legittimi,
né veri, nondimeno appresso gl'uomini pii sono stati sempre stimati li
concilii, congregati da chi v'aveva l'autorità, con tutto che gli fosse da
altri levata calunnia che non fossero liberi: contra quali, sí come anco contra
la presente sinodo, le insidie di Satanasso, numerate da essi ambasciatori
copiosamente e sottilmente, se ben grandi, non prevalevano; e che non vuol il
concilio interpretar in sinistra parte la loro diligente e libera ammonizione
di non risguardar l'aria popolare, né seguire la volontà de' prencipi, ma bene
che, sí come l'ha forse per non necessaria, anzi superflua, cosí vuol creder
proceder da buona mente, per non esser sforzata a rispondere cosa alcuna contra
il suo mansueto e pio proposito et usato costume; ma ben per liberar essi
ambasciatori dal vano timore che hanno dimostrato aver e certificargli del suo
proposito e della verità, gli predice che gl'effetti mostraranno che il
concilio postporrà la cupidità, volontà e potenza di qual si voglia alla
degnità et autorità propria; et al re Carlo promette tutto quello che potrà,
salva la fede e purità della religione, per conservazione della sua degnità e
del suo regno e Stato. Della qual risposta restarono i francesi mal contenti,
non senza conoscer che se l'erano meritata. Fu, dopo, letto il decreto dal
vescovo celebrante: che la sinodo, per varie difficoltà nate e per diffinir
insieme i dogmi con la riforma, ordina la sessione al 16 luglio, per trattar
quello che dell'una e l'altra materia gli parerà; restando però in suo arbitrio
di restringere e prolongar il termine anco in congregazione generale. E furono
35 i voti che volevano fosse dicchiarato che in essa si tratterebbe la
residenza; furono anco alquanti che proposero che si dicchiarasse la
continuazione, il che fu interpretato esser fatto per eccitare qualche tumulto
che fosse causa di dissolvere il concilio, perché quelli erano de' piú obligati
alle cose romane e però pentiti d'aver senza pensarci detto troppo liberamente
la loro opinione in materia della residenza aborrita dalla corte: ma tacendo
tutti gl'altri, la sessione si finí.
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