[La mala intelligenza con Trento e le
diffidenze del papa l'inducono ad armarsi]
Gli scambievoli disgusti e detrazzioni de'
romani contra i trentini, e di questi contra di quelli, ad ogni arrivo di nuovo
corriero, s'accrescevano. In Trento i fautori della residenza deploravano le
miserie della Chiesa, la servitú del concilio e la desperazione manifesta di
veder la Chiesa riformata in Roma. I contrarii si lamentavano che al concilio
fosse machinato un scisma, anzi apostasia dalla Sede apostolica; dicevano che
gl'oltramontani per odio et invidia contra gl'italiani miravano non tanto alla
depressione, quanto all'abolizione del ponteficato, quale essendo il fondamento
della Chiesa, che per tale Cristo l'ha posto, bisognava che ne seguisse total
destruzzione dell'edificio. Il pontefice, giongendo nuovi avisi giornalmente e
sempre peggiori, sí come anco ogni giorno succedeva novità in Trento, oltre gli
accidenti che in Germania et in Francia occorrevano contrarii alle cose sue,
sentiva maggior disgusti: non tanto gli dava noia l'opinione della residenza
nella maggior parte, quanto le prattiche che erano fatte, massime
dagl'ambasciatori, penetrando egli che dentro vi fosse l'interesse de' prencipi
contra la sua autorità. Vedeva l'imperatore tutto volto al crear re de Romani
il figlio e parato a dar ogni sodisfazzione alla Germania, e per questo aver
fatto presentar gl'articoli di riforma a' legati e chiamato l'ambasciatore
Praga per trovar modo di proporgli in concilio e stabilirgli; il re di Francia
essausto, circondato da difficoltà infinite et in pericolo d'esser costretto ad
accordarsi con gli ugonotti; il che successo, corrino tutti i prelati francesi
al concilio e s'accostino agli spagnuoli, e si facciano anco autori di altre
proposte contra l'autorità ponteficia. Pensò di rimediare alla tempesta che
vedeva prepararsi con le opere e con le parole; di levar 4000 svizzeri e 3000
cavalli tedeschi; mandò in Avignone Nicolò Gambara con 500 fanti e cento
cavalli leggieri; diede danari al duca di Savoia per star armato et opporsi, se
ugonotti fossero per descender in Italia; e per impegnare tutti i prencipi,
deliberò di trattar una lega defensiva di tutti i catolici contra le
machinazioni de' protestanti in ciascun luogo, tenendo per cosa facile che
ciascuno condescendesse, se non per altra causa, almeno per liberarsi dalle
sospezzioni l'uno dell'altro. In Italia gli pareva facil cosa d'indurvi tutti:
il duca di Fiorenza tutto suo, Savoia interressato per i suoi aiuti e per il
pericolo; veneziani desiderosi di tener le genti oltramontane fuori d'Italia;
il re di Spagna nel bisogno stesso per Napoli e Milano; Francia per la
necessità in che attualmente si trovava. Pertanto fece la proposta in Roma
all'ambasciatore imperiale e veneto, e mandato l'abbate di San Solutore per
questo in Francia, et al re di Spagna monsignor Odescalco, al quale anco diede
instruzzione di dolersi col re che i vescovi spagnuoli fossero uniti contra la
sua autorità e di mostrargli che le proposte dell'imperatore sarrebbono atte a
causar un scisma. Era facile di preveder l'essito di quella proposta a chi
sapeva (ancoraché superficialmente) li fini de' prencipi. L'imperatore per
niente sarebbe condesceso a cose di sospetto a' protestanti; il re di Francia
tanto era lontano d'ovviare l'entrata de' ugonotti in Italia, che averebbe
desiderato veder una total evacuazione del suo regno; Spagna, possedendo tanto
Stato in Italia, piú temeva et aborriva un'unione de' prencipi italiani, che
non desiderava l'opposizione agl'eretici; li veneziani et il duca di Fiorenza
non potevano consentir a cosa che potesse turbar la quiete d'Italia. E cosí
successe che alla proposta di lega non fu corrisposto da alcuno de' prencipi,
da ciascuno fu allegata qualche causa propria, ma anco una commune, che sarebbe
un impedir il progresso del concilio; se ben molti credevano che, quando fosse
seguito, non gli sarebbe dispiaciuto, et egli dava materia di cosí credere,
perché di nuovo propose in consistoro di far decchiarar la continuazione e di
decchiarar esso la residenza; le qual cose non esseguí, considerato il voto del
cardinale da Carpi, seguito dalla maggior parte degl'altri, che non fosse
servizio suo e della Sede apostolica farsi autore delle cose odiose che
potessero alienargli l'animo d'una parte, ma meglio fosse lasciar in libertà
del concilio per allora.
|