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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro sesto
    • [La mala intelligenza con Trento e le diffidenze del papa l'inducono ad armarsi]
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[La mala intelligenza con Trento e le diffidenze del papa l'inducono ad armarsi]

Gli scambievoli disgusti e detrazzioni de' romani contra i trentini, e di questi contra di quelli, ad ogni arrivo di nuovo corriero, s'accrescevano. In Trento i fautori della residenza deploravano le miserie della Chiesa, la servitú del concilio e la desperazione manifesta di veder la Chiesa riformata in Roma. I contrarii si lamentavano che al concilio fosse machinato un scisma, anzi apostasia dalla Sede apostolica; dicevano che gl'oltramontani per odio et invidia contra gl'italiani miravano non tanto alla depressione, quanto all'abolizione del ponteficato, quale essendo il fondamento della Chiesa, che per tale Cristo l'ha posto, bisognava che ne seguisse total destruzzione dell'edificio. Il pontefice, giongendo nuovi avisi giornalmente e sempre peggiori, come anco ogni giorno succedeva novità in Trento, oltre gli accidenti che in Germania et in Francia occorrevano contrarii alle cose sue, sentiva maggior disgusti: non tanto gli dava noia l'opinione della residenza nella maggior parte, quanto le prattiche che erano fatte, massime dagl'ambasciatori, penetrando egli che dentro vi fosse l'interesse de' prencipi contra la sua autorità. Vedeva l'imperatore tutto volto al crear re de Romani il figlio e parato a dar ogni sodisfazzione alla Germania, e per questo aver fatto presentar gl'articoli di riforma a' legati e chiamato l'ambasciatore Praga per trovar modo di proporgli in concilio e stabilirgli; il re di Francia essausto, circondato da difficoltà infinite et in pericolo d'esser costretto ad accordarsi con gli ugonotti; il che successo, corrino tutti i prelati francesi al concilio e s'accostino agli spagnuoli, e si facciano anco autori di altre proposte contra l'autorità ponteficia. Pensò di rimediare alla tempesta che vedeva prepararsi con le opere e con le parole; di levar 4000 svizzeri e 3000 cavalli tedeschi; mandò in Avignone Nicolò Gambara con 500 fanti e cento cavalli leggieri; diede danari al duca di Savoia per star armato et opporsi, se ugonotti fossero per descender in Italia; e per impegnare tutti i prencipi, deliberò di trattar una lega defensiva di tutti i catolici contra le machinazioni de' protestanti in ciascun luogo, tenendo per cosa facile che ciascuno condescendesse, se non per altra causa, almeno per liberarsi dalle sospezzioni l'uno dell'altro. In Italia gli pareva facil cosa d'indurvi tutti: il duca di Fiorenza tutto suo, Savoia interressato per i suoi aiuti e per il pericolo; veneziani desiderosi di tener le genti oltramontane fuori d'Italia; il re di Spagna nel bisogno stesso per Napoli e Milano; Francia per la necessità in che attualmente si trovava. Pertanto fece la proposta in Roma all'ambasciatore imperiale e veneto, e mandato l'abbate di San Solutore per questo in Francia, et al re di Spagna monsignor Odescalco, al quale anco diede instruzzione di dolersi col re che i vescovi spagnuoli fossero uniti contra la sua autorità e di mostrargli che le proposte dell'imperatore sarrebbono atte a causar un scisma. Era facile di preveder l'essito di quella proposta a chi sapeva (ancoraché superficialmente) li fini de' prencipi. L'imperatore per niente sarebbe condesceso a cose di sospetto a' protestanti; il re di Francia tanto era lontano d'ovviare l'entrata de' ugonotti in Italia, che averebbe desiderato veder una total evacuazione del suo regno; Spagna, possedendo tanto Stato in Italia, piú temeva et aborriva un'unione de' prencipi italiani, che non desiderava l'opposizione agl'eretici; li veneziani et il duca di Fiorenza non potevano consentir a cosa che potesse turbar la quiete d'Italia. E cosí successe che alla proposta di lega non fu corrisposto da alcuno de' prencipi, da ciascuno fu allegata qualche causa propria, ma anco una commune, che sarebbe un impedir il progresso del concilio; se ben molti credevano che, quando fosse seguito, non gli sarebbe dispiaciuto, et egli dava materia di cosí credere, perché di nuovo propose in consistoro di far decchiarar la continuazione e di decchiarar esso la residenza; le qual cose non esseguí, considerato il voto del cardinale da Carpi, seguito dalla maggior parte degl'altri, che non fosse servizio suo e della Sede apostolica farsi autore delle cose odiose che potessero alienargli l'animo d'una parte, ma meglio fosse lasciar in libertà del concilio per allora.

 

 




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