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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro sesto
    • [Congregazione per la materia et ordine della seguente sessione]
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[Congregazione per la materia et ordine della seguente sessione]

La congregazione dopo fu il 20, nella quale fu proposto che s'averebbe trattato del sacrificio della messa e delli abusi che in ciò seguono. Il cardinale di Mantova fece un'ammonizione a' prelati di dire li voti nelle congregazioni quietamente e senza strepiti e con brevità, e diede conto delle regole che avevano poste insieme per ordinare le congregazioni de' teologi, a fine di levar le contenzioni, la confusione e la prolissità; le qual lette, furono dalla congregazione approvate. Dopo il cardinale Seripando discorse il modo d'essaminar li capi di dottrina e gl'anatematismi nelle congregazioni e raccordò che già erano stati essaminati e discussi nel medesimo concilio altre volte e stabiliti, se ben non publicati, onde potevano li padri abbreviare molto le considerazioni loro, che de nissuna cosa vi era bisogno maggiore che di ispedizione. Soggionse Granata che, essendo altra volta trattato della messa e restando longo tempo sino alla sessione, si poteva insieme trattar la materia dell'ordine, e l'istesso fu confermato da Cinquechiese; il che da alcuni fu inteso come detto per ironia, da altri a fine di trattar della residenza, conforme alla promessa fatta da Mantova. In fine furono dati fuori gl'articoli per trattar nelle congregazioni de' teologi. Fu la sostanza degl'ordini sopradetti compresa in 7 regole: che in ciascuna materia proposta parlassero 4 solamente de' teologi mandati dal pontefice, eletti da' legati, 2 secolari e 2 regolari; che dagl'ambasciatori de' prencipi fossero eletti 3 de' teologi secolari mandati da quelli; che ciascuno de' legati eleggesse uno de' teologi secolari loro famigliari; che de tutti gl'altri teologi secolari, familiari de' prelati, 4 soli per materia siano scielti a parlare, incomminciando da quelli di piú antica promozione al dottorato; che del numero de' regolari ciascun generale ne elegga tre del proprio ordine; che nissun de teologi nel dire ecceda lo spacio di mez'ora, e chi sarà piú longo sarà interrotto dal maestro delle ceremonie, e chi sarà piú breve maggiormente sarà lodato; che ciascuno de' teologi a chi non toccherà luogo di parlar in una materia, potrà portar in scritto a' deputati quello che parerà necessario circa le cose proposte. Con queste regole si fece conto che per allora averebbono parlato 34 teologi e s'averebbono potuto udire in 10 congregazioni al piú. Nel stabilir questo ordine, per farlo publico, nacque difficoltà che inscrizzione dargli, parendo ad alcuni che col chiamarlo modo da servare per li teologi, si dovesse incorrer nell'inconveniente opposto da quel spartano agl'ateniesi: che li savii consultassero e gl'ignoranti deliberassero; per evitar il quale la inscrizzione fu cosí concepita: «Modo che per l'avvenire si doverà servar nelle materie che saranno essaminate da' teologi minori», inferendo che i prelati fossero poi teologi maggiori.

Gl'articoli furono 13:

[1] Se la messa sia sola commemorazione del sacrificio della croce e non vero sacrificio.

2 Se il sacrificio della messa deroghi al sacrificio della croce.

3 Se Cristo ordinò che gl'apostoli offerissero il suo corpo e sangue nella messa con quelle parole, cioè: «Fate questo in mia commemorazione».

4 Se il sacrificio della messa giovi solamente a chi lo riceve e non possi esser offerto per altri, cosí vivi, come morti, né per li peccati, satisfazzioni et altre loro necessità.

5 Se le messe private, in quali il solo sacerdote riceve la communione senza altri communicanti, siano illecite e debbiano esser levate.

6 Se è contrario all'instituzione del Signore il meschiar l'acqua col vino nella messa.

7 Se il canone della messa contiene errori e debbia esser abrogato.

8 Se è dannabile il rito della Chiesa romana di prononciare in segreto e sotto voce le parole della consecrazione.

9 Se la messa debbia esser celebrata solo in lingua volgare, la qual da tutti sia intesa.

10 Se l'attribuir determinate messe a determinati santi sia abuso.

11 Se si debbia levar via le ceremonie, vesti et altri segni esterni che la Chiesa usa nel celebrar la messa.

12 Se il dir che il Signore sia misticamente sacrificato per noi sia l'istesso come dire che egli ci sia dato da mangiare.

13 Se la messa sia sacrificio di lode e di rendimento di grazie, overo ancora propiziatorio per li vivi e per li morti.

A questi articoli era soggionto che i teologi dicessero se erano erronei o falsi o eretici, e se meritavano esser dalla sinodo condannati, e che se gli dividessero tra loro, che gli 17 primi parlassero sopra gli 7 articoli anteriori, e gl'altri sopra gli 6 seguenti.

 

 




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