[L'ordine del trattar è violato da due
gesuiti]
La prima congregazione de' teologi fu il
seguente giorno dopo mezodí, nella quale fu cosí ben servato l'ordine di
parlare una mez'ora, che il giesuita Salmerone consummò esso solo tutto 'l
tempo con molta petulanza, dicendo che egli era mandato dal papa e, dovendo
parlare di cose importanti e necessarie, non doveva aver termine prefisso; e
discorse sopra gli 7 articoli; non però s'udirono da lui se non cose communi,
le quali non meritano memoria particolare. La mattina seguente fu immitato dal
Torrense, suo socio, che volle esso ancora tutta quella congregazione, e piú
tosto replicò le cose dette il giorno prima, che ci aggionse di nuovo. Ma
peggio fece; ché in fine, entrato nel luogo di san Giovanni: «Se non mangerete»
ecc., disse non potersi intender se non della communione sacramentale, e
soggionse che nel primo capo della dottrina nella precedente sessione publicato
pare a esserne fatto dubio, però era necessario nella seguente dechiarare che
d'altro in quel passo non si tratta che del sacramento; e se alcuno voleva
altrimenti dire, egli se n'appellava alla sinodo. Restarono offesi li legati
gravemente per le cose dette, cosí per esser contra la determinazione del
concilio, come anco perché introducevano una necessità della communione del
calice; ma molto maggiormente perché quei giesuiti, con tutto che fossero li
primi, vollero esser eccettuati ambidue dagl'ordini generali con tanta
petulanza: raccordarono il moto che fu da loro eccitato nella sessione, e
questo Torres era anco in norma del Simoneta particolarmente per aver scritto
contra il Catarino a favor della residenza, che sia de iure divino con
termini, diceva quel cardinale, insolenti: perilché, finita la congregazione,
disse a' colleghi che conveniva reprimer l'audacia per dar essempio agl'altri e
fu preso partito di farlo con la prima occasione.
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